“L’ALIBI della domenica” è dedicato a due spettacoli del festival “L’ultima luna d’estate”
L’edizione 2022 de “L’ultima luna d’estate”, festival teatrale nelle ville e nei parchi più belli della Brianza, quella del quarto di secolo, si è aperta come meglio non avrebbe potuto. Il sipario si è alzato, al Parco Verde di Lomagna (LC), sull’incontro con il teologo laico e filosofo Vito Mancuso, in dialogo su “Libertà o necessità” con Luca Radaelli, direttore artistico della manifestazione. Più di trecento persone ad assistere.

Poche ore dopo è stato il turno del primo spettacolo della rassegna, dopo una breve presentazione di Radaelli che ha confessato: “Sentiamo un po’ il peso di questi 25 anni, ma lo portiamo volentieri”.
Arianna Scommegna
No, neppure una mantide religiosa in vena di protagonismo può rubare la scena ad Arianna Scommegna (nessuno può mettere Baby in un angolo). Parliamo in senso proprio, non figurato: un insetto dall’inconfondibile silhouette venerdì sera ha condiviso il palco con l’attrice milanese negli ultimi minuti del suo monologo “La Molli”, un “divertimento alle spalle di Joyce” tratto dall’ultimo capitolo dell’Ulisse.
Arianna si è accorta dell’animaletto soltanto quando si è alzata dalla sedia che ha occupato per tutto lo spettacolo, unico elemento della scenografia. E ha subito inscenato un siparietto con la mantide che le volava intorno per finire proprio sulla spalliera della sedia. Ai calorosi applausi – tutti per lei: Arianna – si sono mescolate le risate del pubblico, stregato dalla perfomance (sempre di Arianna).

L’attrice è anche co-autrice dell’adattamento, insieme a Gabriele Vacis che ne firma la regia. La produzione è di ATIR, fondata giusto 26 anni fa, avrebbe ricordato Arianna alla fine della recita.
In vestito nero e sandali col tacco, Arianna è una Molly Bloom milanese che rievoca amori e passioni, uomini (e ragazzi) con cui è stata o avrebbe voluto (tanto più loro). In un monologo di quasi un’ora e mezza ha mostrato tutto il suo talento, con smorfie e gesti, cambiando di registro in un secondo netto. Un attimo prima rideva sguaiata e quello dopo aveva il volto rigato dalle lacrime.

L’ho ammirata in diversi spettacoli, scoprendola in “Cleopatràs” proprio a L’ultima luna d’estate. Era il 2009. L’ho vista recitare anche insieme a Maria Paiato in “Due donne che ballano” (nel 2015 al Teatro Carcano). Da allora cerco di non perdermi nessuno dei suoi spettacoli.
Conoscevo dunque già le sue doti, anche comiche, ma sono comunque rimasto sorpreso dalla ricchezza di sfumature che sa dare a questo registro. E poi canta (da Battisti a Vasco Rossi passando per Fiorella Mannoia e Sinéad O’Connor) e poi gesticola – il “Kalashnikov” del Balla… – e poi recita alcune delle terzine più celebri dell’Inferno (quelle di Paolo e Francesca) in un modo che verrebbe voglia di chiederle: ancora!
Tra risate e pianti e ricordi (ah, le vie di Gibilterra!) e scopate e puzzette e gelosie la Molli si racconta e ci mostra la vita com’è. Senza censure.
Maria Paiato
Sabato sera la vicepresidente del Consorzio Brianteo Villa Greppi, Marta Comi, ha spiegato al pubblico presente a Monticello Brianza che attualmente alla Villa sono in corso dei lavori. Da qui la scelta, per ragioni di sicurezza, di ospitare invece dei tradizionali spettacoli notturni due eventi pomeridiani: il secondo sarà “Stanze pirandelliane” di Teatro Scientifico, in programma venerdì 2 settembre.
Ha poi invitato gli spettatori a visitare l’esposizione dei lavori di Giulia Nelli, la giovane artista al momento ospite della residenza. Villa Greppi, ha concluso la Comi, è un luogo di convergenza di appuntamenti culturali.

Da parte sua Elena Scolari dell’organizzazione del Festival si è detta particolarmente orgogliosa per la presenza di Maria Paiato, per la prima volta in Brianza. Da anni desiderava averla all’Ultima luna d’estate e la ricorrenza del venticinquesimo ha portato fortuna.
“Che bellezza! C’è un vento birichino stasera” ha detto l’attrice raggiungendo il piccolo palco posizionato in un angolo della Villa, mentre il sole si nascondeva alle spalle dell’edificio.
Munita di mollette colorate per impedire che una folata si portasse via i fogli del testo, la Paiato ha dato il via al reading o “lettura scenica” che dir si voglia. Dopo un attimo eravamo tutti dentro al racconto “Una e una notte” di Ennio Flaiano, pubblicato nel 1959 insieme ad “Adriano” che lo stesso autore considerava l’altra faccia della stessa medaglia.

Protagonista è Graziano, un praticante che si sente fuori posto al giornale in cui lavora: inadeguate al suo talento le mansioni che gli vengono affidate, soffocante la gabbia degli orari che gli sono imposti. Per fortuna può spassarsela con l’attricetta Dory Nelson che non sa andare oltre un meccanico “me lo compri?”, ogni volta che passa davanti a una vetrina. Il direttore gli ha affidato la ricerca di materiale sugli Oggetti Volanti non Identificati a preparazione di articoli sul tema che però saranno stesi dal collega Papaleo.
Venuto a sapere che un colonnello a riposo sta studiando da anni la materia, Graziano decide di andarlo a trovare. Ma lì a colpirlo è soprattutto una sottoveste di pizzo nero e tanto più la ragazza a cui appartiene, ovvero Claudia, la figlia del militare. Con la quale s’impegna subito in un corteggiamento tanto molesto quanto infruttuoso.
Ostacoli e sconfitte non sembrano però infastidire troppo il nostro, né tantomeno convincerlo a desistere. Corre dietro a ogni gonnella con l’entusiasmo – e l’ingenuità – di un adolescente, ma Flaiano ne mette in luce anche le ombrosità saturnine. Graziano è un trentaduenne disincantato, impaludato in una quotidianità che lo soffoca. Come uscirne? Con un volo spaziale? Ma gli UFO non esistono, anche se sarebbero una “soluzione” fin troppo comoda.
“Eppure andarci… [sulla Luna] essere il primo uomo che viola lo Spazio, che assapora l’Infinito. Qui, diciamolo pure, ci si annoia. Cinquant’anni fa c’era almeno il Polo Nord. Adesso?”
La vita extra-terrestre doveva essere un pallino di Flaiano: la commedia “Un marziano a Roma” venne messa in scena per la prima volta nel 1960, ma il racconto satirico-fantascientifico che l’aveva generata era stato pubblicato qualche anno prima, nel 1954.
Particolarmente significative (l’ho scoperto leggendo la nota al testo dell’edizione a cura di Anna Longoni per la Piccola Biblioteca Adelphi) sono le epigrafi che Flaiano aveva premesso alla stesura dattiloscritta, eliminate nella versione definitiva a stampa, ai vari capitoli. Quella che precedeva il secondo era presa da “Considerazioni sul peccato” di Kafka: «Una gabbia partì alla ricerca / di un uccellino».
Brevi accenni di brani musicali sottolineano i momenti di suspense, ma è soprattutto il talento della Paiato a catturare l’attenzione degli spettatori. La “danese” Martha – che stupisce, tra le altre cose, citando l’astronomica chiusa della Divina Commedia – ha un modo di parlare tutto suo, così come la Nelson e i genitori di Graziano. Lui, poi, è reso vivo e presente da un’incredibile ventaglio di toni e sfumature. La sua dichiarazione d’amore stretto al seno della “danese”, resa dalla Paiato con la bocca attaccata al palmo della mano, è esilarante. Una spettatrice seduta due file davanti a me si asciugava le lacrime che le procuravano le risate.
Che accoppiata Flaiano – Paiato! Ironia e sarcasmo, tristezza e leggerezza, disincanto e stupore: mescolati sulla pagina così come sul palco, mentre là fuori un aereo lasciava la scia (kimika?) quasi a mostrarci che c’è davvero vita fuori dalla Terra. E chissà mai che potesse passare una navicella a forma di “spremilimoni di vetro”?
Sullo sfondo c’era la Roma della Dolce vita, ma anche la foce del Tevere e il litorale romano, già in parte degradato, dove troverà la morte Pasolini una quindicina di anni dopo, in un’Italia completamente trasformata, seppure eternamente identica.
Saul Stucchi
La Molli
- di Gabriele Vacis e Arianna Scommegna
- regia Gabriele Vacis
- con Arianna Scommegna
- produzione ATIR
Una e una notte
- testo di Ennio Flaiano
- interprete Maria Paiato
Ultima luna d’estate
XXV edizione
Dal 26 agosto al 4 settembre 2022
Informazioni e programma