Alessandro Serra è il protagonista del mese di dicembre del Teatro della Triennale di Milano. Prima con il suo acclamatissimo e altrettanto premiato “Macbettu” (in cartellone dall’11 al 14) e poi con l’atteso “Il giardino dei ciliegi” (dal 18 al 21).
Seduto in poltrona, l’altra sera, mi domandavo cosa aspettarmi dalla terza visione del “Macbettu” (quanto mi sarebbe piaciuto vederlo al Teatre Lliure di Barcellona o almeno leggerne una recensione del mio giornalista spagnolo preferito Jacinto Antón, che invece si è limitato qualche tempo fa a segnalarlo in un pezzo sulla stagione del teatro).

Non mi aspettavo certo la sorpresa che mi aveva folgorato due anni fa (Macbettu: al Teatro dell’Arte Shakespeare parla sardo), né l’attesa di una conferma, come l’anno scorso (“Macbettu” di Alessandro Serra: puro pathos).
E allora perché rivederlo per la terza volta? Innanzitutto per puro piacere (che dovrebbe essere la prima – se non unica – motivazione per andare a teatro…). Poi per sollecitare i sensi a una ricerca più paziente e approfondita. I risultati non sono mancati e mi hanno sorpreso.
Tanto per cominciare ho potuto bellamente ignorare i sovratitoli per la quasi totalità dei novanta minuti dello spettacolo. Ma questo è merito soprattutto della lettura dello splendido libro “Macbettu” edito da Sardegna Teatro e Ilisso Edizioni, primo volume della collana “PaginediScena”.
Poi ho fatto più attenzione alle volute di polvere e agli effetti, studiatissimi, delle luci. Alcune parole mi hanno particolarmente colpito, come la definizione di “omine de onore” con cui Duncan saluta Macbettu. “Onore” è termine centrale nel teatro di Shakespeare. Qui velato di ironia tragica, denudato dal sarcasmo di Antonio nella celebre orazione funebre nel “Giulio Cesare”.

Ho apprezzato con maggior consapevolezza i giochi di sguardi e le simmetrie di movimento di Macbettu e Banquo, quasi dei balletti. Mi sono sorpreso a pensare che, in fondo, Banquo è un Macbettu che ha saputo aspettare, resistendo alla tentazione.
Per la prima volta è arrivato alle mie narici l’intenso, inebriante profumo del vino rosso con cui Lady Macbeth stordisce le guardie, ridotte a maiali al trogolo. Per la prima volta il quadrato di ferro che costituisce la quasi totalità della scenografia mi ha fatto venire in mente l’opera di un altro Serra: Richard. Pur avendo visto installazioni dell’artista americano (ricordo ancora la splendida mostra del 2011 “Brancusi – Serra” alla Fondazione Beyeler di Basilea), non avevo mai fatto caso alla somiglianza.
La denuncia dell’assassinio è un requiem recitato in coro: “Macbettu at mortu su sonnu”. Nella scena del banchetto Macbettu manifesta l’esclusione dal consorzio umano rimanendo sull’altro lato della tavolata. Una lunga tavolata che fa pensare a un’Ultima Cena in cui il nuovo sovrano recita la parte di Giuda.
E poi altri spunti di riflessione, altre sollecitazioni. Re Duncan steso a terra inanime, vittima del tradimento, col mento alzato mi ha folgorato. Ecco il “Cristo morto” di Hans Holbein il Giovane. E da lì al Dostoevskij de “L’idiota” il passo è breve.
“Quel quadro!”, esclamò il principe, colpito da un’idea subitanea. “Osservando quel quadro c’è da perdere ogni fede”.
“E infatti si perde”, confermò Rogožin.
E, lasciando per ultimo il momento più intenso di uno spettacolo che fa della tensione la propria cifra, nel monologo finale di Macbettu Leonardo Capuano regge il confronto con il sublime e infernale Marlon Brando di Apocalypse Now. Un cuore di tenebra sardo.
Sincras, e sincras, e sincras, tottu lassinat abbèla-bellu, finas a s’urtimu aléntu de su tempus.
Tomorrow, and tomorrow, and tomorrow, Creeps in this petty pace from day to day, To the last syllable of recorded time
Una sola controindicazione: per giorni, dopo lo spettacolo, potrà capitarvi di gridare “Macbettu – Mac-che-bet-tuuu!”. Non preoccupatevi: nulla di grave. A meno che, naturalmente, non abbiate tra le mani una leppa…
Segnaliamo che il 19 dicembre alle ore 18.00, prima dello spettacolo “Il giardino dei ciliegi”, si terrà un incontro con Alessandro Serra e Francesco Cataluccio.
Saul Stucchi
Foto di Alessandro Serra
Macbettu
Di Alessandro Serra
Tratto da “Macbeth” di William Shakespeare
Regia, scene, luci, costumi: Alessandro Serra
Con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino
Traduzione in sardo, consulenza linguistica: Giovanni Carroni
Collaborazione ai movimenti di scena: Chiara Michelini
Musiche pietre sonore: Pinuccio Sciola
Composizioni pietre sonore: Marcellino Garau
11-14 dicembre 2019 ore 20.00
Triennale Teatro dell’Arte
viale Alemagna 6
Milano
Informazioni:
Tel. 02.72434258