
Fino a domenica 16 dicembre il Teatro dell’Arte della Triennale di Milano propone in cartellone lo spettacolo “Macbettu” di Alessandro Serra, tratto dal Macbeth di Shakespeare. Ne abbiamo scritto in occasione della rappresentazione dell’anno scorso, sempre alla Triennale.
L’abbiamo rivisto giovedì e confermiamo quanto detto nella precedente recensione: il “Macbettu” di Serra è emozionante in tutte le declinazioni che si possono dare all’aggettivo.
Se lo spettatore che torna a vederlo non gode più dell’effetto sorpresa per le numerose trovate sceniche, apprezza invece meglio la struttura generale, la concatenazione dei quadri, la recitazione degli attori: un gruppo perfettamente affiatato i cui componenti si muovono per il palcoscenico come ingranaggi nella cassa di un orologio svizzero.
MACBETTU from teatropersona on Vimeo.
Personalmente sono rimasto affascinato, ancora più della prima volta, dalle luci e dalla “fotografia”. Su tutte sta la scena del celeberrimo monologo finale del protagonista. Leonardo Capuano Macbettu dondola su una piccola sedia di legno – il trono – illuminato frontalmente da una lama di luce, come in un interrogatorio. E infatti sta rendendo piena confessione. Ha osato l’inosabile e ha compreso di aver perso la partita.
Sa bida est pezzi un’umbra chi caminat, unu poveru attore chi s’ispàzata e s’assùcat pro cuss’ora in issèna e non pùdit ne fràcata, un’istoria contada da unu ballalòi, prenu de fùria e abbolottu, chi non sinnìficat…nudda.
La traduzione in sardo (logudorese) e la consulenza linguistica sono di Giovanni Carroni, anch’egli in scena nel ruolo di Banquo.

Ma anche i suoni e i rumori di questa Scozia diventata Sardegna raggiungono l’anima, anche grazie alle musiche delle pietre sonore del compianto Pinuccio Sciola.
“Macbettu” è forse uno spettacolo “senza pathos”, come pure è stato scritto? Al contrario: è puro pathos! È l’idea platonica del Macbeth, il suo cuore di tenebra.
Lady Macbettu, impersonata da Fulvio Accogli, sovrasta letteralmente (di una testa) il consorte. Ha verso di lui un atteggiamento materno. Banquo invece è il polo positivo di Macbettu e il suo assassinio si tradurrà fatalmente nella fine dello stesso usurpatore. E quando ritorna come fantasma, Banquo calpesta il pane carasau distribuito sulla tavola, segno del suo rifiuto della commensalità con Macbettu.
Fatte ubriacare come porci al trogolo, le guardie di re Duncan recitano a mo’ di rosario la maledizione contro l’assassino che ha scannato il regale ospite:
“Assassinu! Amen! Deus nos beneicat! No asa a dormire prus! Macbettu at mortu su sonnu!”

Da segnalare l’applauso a scena aperta che ha salutato la “partita di sputi” tra le streghe, esilarante intermezzo di alleggerimento della tensione drammatica, sempre peraltro ad altissimi livelli.
E mai come nel caso del “Macbettu” di Serra appare superfluo la captatio benevolentiae del fool che invita a ricordarsi del portiere. Impossibile dimenticarsene!
PS: nei giorni del 18 e del 19 dicembre il Teatro dell’Arte proporrà “L’ombra della sera”, sempre di Alessandro Serra e della sua compagnia TeatroPersona.
Saul Stucchi
Dal 13 al 16 dicembre 2018
Macbettu
- di Alessandro Serra
- tratto da “Macbeth” di William Shakespeare
- con: Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Stefano Mereu, Felice Montervino
- traduzione in sardo e consulenza linguistica: Giovanni Carroni
- collaborazione ai movimenti di scena: Chiara Michelini
- musiche pietre sonore: Pinuccio Siola
- composizioni pietre sonore: Marcellino Garau
- regia, scene, luci, costumi: Alessandro Serra
- produzione: Sardegna Teatro in collaborazione con compagnia Teatropersona
- con il sostegno di: Fondazione Pinuccio Sciola | Cedac Circuito Regionale Sardegna
- durata: 90 minuti
Orari: da giovedì a sabato 20.00; domenica 16.00
Biglietti: intero 22 €; ridotti 16/11 €
Triennale Teatro dell’Arte
Viale Alemagna 6
Milano
Informazioni:
Tel. 02.72434258
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