
È stata una sorpresa scoprire che il 12 ottobre l’ingresso al Museo Civico di Sansepolcro è gratuito: ricorre infatti l’anniversario della morte del cittadino più celebre, Piero della Francesca, morto nell’anno della scoperta dell’America (1492).
Viene spontaneo pensare che sarebbe stato preferibile scegliere la data della nascita, ma una veloce scorsa a un qualsiasi manuale d’arte conferma che non si conosce neppure l’anno, figurarsi il giorno.
Per Sansepolcro il 12 ottobre è un giorno particolare, da celebrare organizzando iniziative dedicate a Piero. Quest’anno è stato invitato il professor Bernd Roeck che insegna Storia moderna e contemporanea all’Università di Zurigo. E’ arrivato però in qualità di esperto di Piero della Francesca e di Federico da Montefeltro, ai quali ha dedicato anni di studi che si sono concretizzati nei libri Piero della Francesca e l’assassino (edito da Bollati Boringhieri) e Il naso d’Italia. Federico da Montefeltro (in corso di traduzione presso Einaudi).
Il professore arriva al Museo con puntualità svizzera, anche se lui è originario di Augusta in Germania, per guidare una piccola ma attenta comitiva composta da due giornalisti (chi scrive e un collega della Nazione) e una delegazione di Sansepolcro in una piacevole e assai interessante passeggiata sulle tracce di Piero. Si tratta di un’iniziativa originale che non ha precedenti in Italia e neppure in Germania, ci tiene a sottolineare il professore che ricorda il primo esperimento con la sua casa editrice tedesca.Fatte le vicendevoli presentazioni è tempo di visitare il Museo Civico, dove la prima saletta è dedicata all’artista che tutt’oggi rende celebre in tutto il mondo il nome di Sansepolcro.
Definirlo pittore sarebbe troppo riduttivo. Anzi, sostiene il professor Roeck, Piero sarebbe stato certamente più felice della definizione di scienziato e teorico che non di quella di artista. La prima parte della giornata sarà dedicata alla distruzione dei falsi miti che ancora aleggiano attorno alla figura del biturgense: avvia la pars destruens il rifiuto della tradizione che vorrebbe Piero colto da cecità negli ultimi anni della sua vita. Così viene raffigurato mentre insegna a Luca Pacioli in una tela fino a poco tempo fa non fruibile dal pubblico perché appesa nell’ufficio del sindaco.
Le fonti, afferma Roeck, testimoniano di un Piero attivamente all’opera fino alla fine e quindi per nulla menomato nella vista. La tradizione sarebbe sorta seguendo il classico esempio di Omero: il sommo artista vedrebbe al di là della percezione fisica e quindi non avrebbe bisogno degli occhi. Paradossalmente avrebbe potuto fare a meno anche delle mani perché la sua pittura nasceva e si realizzava nella testa: le mani erano soltanto strumenti per renderla visibile agli altri.
Nella stessa sala è esposto il ritratto a figura intera, realizzato da Santi di Tito nella seconda metà del Cinquecento. L’aspetto dell’artista deriverebbe, secondo Roeck, da una xilografia pubblicata nella seconda edizione delle Vite vasariane e l’immagine – che non riporterebbe tratti realistici – avrebbe poi dato vita a tutta la tradizione del giovane pittore di genio. E invece, per Roeck, l’aspetto di Piero sarebbe stato ben diverso. Come fa a saperlo?
Semplice: il professore lo individua nell’uomo maturo inginocchiato ai piedi della stupenda Madonna della Misericordia che per la Lavin, invece, sarebbe da identificare con Ludovico Gonzaga (nella versione invecchiata raffigurata nella Flagellazione urbinate). Ma, si domanda Roeck, come spiegare la presenza di quest’ultimo nel ciclo della Vera Croce ad Arezzo e in questa Madonna?
Il ritocco della nuca (che abbiamo potuto apprezzare da vicino grazie a una momentanea interruzione del servizio d’allarme) sarebbe un forte indizio dell’autoritratto. Anche nella Flagellazione è visibile lo stesso ripensamento. Durante la stesura del libro, Roeck ha raccolto il parere di un medico legale, secondo il quale i tratti dei tre personaggi spingono a credere che si tratti dello stesso uomo, più vecchio nella Flagellazione, dove il colore dei capelli si è fatto grigio.
Per la tradizione, invece, Piero si sarebbe raffigurato nel soldato addormentato ai piedi del sepolcro di Cristo. Ma la retrodatazione della nascita del pittore renderebbe troppo giovane questo soldato per il Piero di allora che era ormai attorno ai cinquant’anni. Più che un giovanotto, l’artista era a quel tempo un grande zio intento a lavorare nel suo palazzo, mentre lasciava che i fratelli lo rappresentassero nella gestione delle committenze.
Usciti dal Museo entriamo nella Cattedrale per ammirare una Flagellazione che sicuramente Piero ebbe modo di osservare da vicino: è raffigurata in una predella della grande pala d’altare realizzata da Niccolò da Segna. Le due Flagellazioni, questa Niccolò e quella urbinate di Piero, non potrebbero essere più diverse e distanti. Il prof. Roeck fa notare l’architettura dell’edificio in cui avviene il martirio di Cristo per ribadire la sua convinzione secondo cui Piero sarebbe andato a Roma prima del 1459, quando cioè è attestata la sua presenza in Vaticano.
Il palazzo di Salomone negli affreschi aretini e il pretorio di Pilato nella Flagellazione devono necessariamente presupporre una conoscenza diretta dell’architettura romana che Piero avrebbe potuto avere soltanto visitando le vestigia dell’Urbe, come il Septizonium di Settimio Severo, allora ancora – almeno in parte – in piedi.
La passeggiata a Sansepolcro termina davanti al Palazzo Ducci del Rosso. Non si tratta di una scelta casuale: secondo le ricerche d’archivio compiute da Roeck questo palazzo ospitò la Flagellazione fino al tardo Seicento. Resta però da svelare il mistero riguardante l’approdo a Urbino: chi e quando portò la piccola tavola nella città che era stata governata da Federico?
Chi scrive ha avuto l’onore (e il piacere) di pranzare con il prof. Roeck. Tra un antipasto di crostini toscani e un piatto di pappardelle ai funghi il professore ha rivelato un dettaglio inedito: fu un fastidioso mal di denti che gli impediva di lavorare a spingerlo a cercare nella Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine un eventuale legame con la Flagellazione. Pur non trovando nulla di diretto – la Leggenda infatti non parla della Flagellazione di Cristo – si imbatté nelle due storie di Giuda e Pilato che gli ricordarono la vicenda di Federico da Montefeltro: tutti e tre infatti erano figli illegittimi che avevano raggiunto il potere attraverso il fratricidio.
La giornata pierfrancescana si è conclusa dopo cena al Teatro del Convitto Inpdap Regina Elena, dove il professore ha aperto il ciclo di incontri “Ipotesi su Piero” organizzato dal Comune di San Sepolcro, con una conferenza dal titolo “Nuove indagini su Piero. La Flagellazione a San Sepolcro”. Ha presentato al folto e preparato pubblico di Sansepolcro la sua tesi rivoluzionaria. Nel filmato qui sotto il dottor Daniele Piccini introduce il prof. Roeck.
Qui sotto, invece, il prof. Roeck affronta la tesi bizantina, proposta per la prima volta da Kenneth Clark nel 1951, e parla delle origini di Federico da Montefeltro, giunto al potere in seguito all’assassinio del fratellastro Oddantonio.
– Qui potete leggere il resoconto della disputa veneziana tra il prof. Roeck e la professoressa Ronchey.
– La recensione del saggio di Roeck è invece qui.
Bernd Roeck
Piero della Francesca e l’assassino
Bollati Boringhieri
2007, 288 pp., 22,00 €
Didascalie:
Santi di Tito
Ritratto ideale di Piero della Francesca
seconda metà del ‘500
olio su tela, cm 178×118
San Sepolcro, Museo Civico
Piero della Francesca
Polittico della Misericordia (Part. Centrale)
La Madonna della Misericordia
1448
olio e tempera su tavola,cm 273×323
Sansepolcro, Museo Civico
Niccolò di Segna
Polittico della Resurrezione – predella con la Flagellazione
1348 circa
Cattedrale di Sansepolcro
Informazioni:
APT di Sansepolcro
Via Matteotti 8
Sansepolcro (AR)
Tel. 0575.740536
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