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Voi siete qui: Biblioteca » Avete idea di come ordinare una biblioteca? Calasso sì, io no

7 Giugno 2020 Scritto da Saul Stucchi

Avete idea di come ordinare una biblioteca? Calasso sì, io no

L’editoriale “L’ALIBI della domenica” è dedicato questa settimana a un tema spinoso: “Come ordinare una biblioteca”.

Tra le tante cose che NON ho fatto durante il lockdown c’è mettere in ordine la mia biblioteca. Ho però approfittato della quarantena per leggere. Per esempio “I ragazzi della Nickel” di Colson Whitehead e “Viaggio intorno alla mia camera” di Xavier de Maistre. E, proprio in questi giorni, “Come ordinare una biblioteca” di Roberto Calasso, edito da Adelphi nella collana Piccola Biblioteca. Raccoglie quattro testi, di cui solo il secondo del tutto inedito:

  • Come ordinare una biblioteca, testo apparso in edizione fuori commercio, presso Adelphi, nel dicembre 2018.
  • Gli anni delle riviste, inedito.
  • Nascita della recensione, «Corriere della Sera», 19 luglio 2016.
  • Come ordinare una libreria, discorso pronunciato presso la Fondazione Cini (Venezia) il 25 gennaio 2019, alla Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri; parzialmente pubblicato sul «Corriere della Sera», 21 gennaio 2019.
Roberto Calasso, Come ordinare una biblioteca, Adelphi

Parlerò qui del primo testo, quello che dà il titolo al libro. È ricco di spunti, ma non svela “come ordinare una biblioteca”. Obiettivo irraggiungibile, del resto, come sanno tutti i possessori di una quantità di libri sufficiente a riempire almeno un paio di scaffali. Da lì in poi la vertigine, il dubbio, i ripensamenti, gli azzardi. Quanto metodo nella follia di ciascuno e viceversa!

Scrive Calasso:

Il miglior ordine, per i libri, non può che essere plurale, almeno altrettanto quanto la persona che usa quei libri. Non solo, ma deve essere al tempo stesso sincronico e diacronico: geologico (per strati successivi), storico (per fasi, incapricciamenti), funzionale (connesso all’uso quotidiano in un certo momento), macchinale (alfabetico, linguistico, tematico). È chiaro che la giustapposizione di questi criteri tende a creare un ordine a chiazze, molto vicino al caos. E questo può suscitare, a seconda dei momenti, sollievo o sconforto”.

Poi passa a illustrare la regola del buon vicino, “formulata e applicata da Aby Warburg, secondo cui nella biblioteca perfetta, quando si cerca un certo libro, si finisce per prendere quello che gli sta accanto e che si rivelerà essere ancora più utile di quello che cercavamo”. Vi è mai capitato? A me spesso, anche – anzi soprattutto – in libreria.

Voi che criterio seguite nell’ordinamento dei vostri libri? Li disponete per autore, casa editrice, soggetto, colore del dorso (non ridete: ci sono persone che lo fanno), per data d’acquisto? Io non ho un criterio univoco e pago le conseguenze di questa mancanza. Ogni volta che cerco un libro che non appartenga alle più celebri collane il tentativo degenera in una caccia al tesoro.

Quando va bene, trovo titoli che non ricordavo di avere. Guardando la libreria del soggiorno per scrivere questo editoriale mi sono imbattuto nel volume “L’America vittoriosa” di Ugo Ojetti, edito dai Fratelli Treves nel 1899. Lo scontrino fiscale reca la data del 23 marzo 2003 e il nome di uno studio bibliografico di Siena. Devo averlo acquistato per un articolo che volevo proporre al settimanale “Diario” diretto allora da Enrico Deaglio. Ma la mia collaborazione iniziò l’anno successivo, con un lungo pezzo su Henry Pottinger, uno dei protagonisti del Great Game che contrapponeva Gran Bretagna e Russia. Adesso è venuto il momento di prestargli l’attenzione che merita.

Più spesso, però, devo abbandonare la ricerca e riconoscermi incapace di trovare quello che cerco. Sia detto en passant: questo problema non si pone con gli ebook.

Osserva più avanti Calasso: “È confortante vedere in una stessa stanza un certo numero di scaffali occupati dalla Loeb Classical Library e dalle Belles Lettres o dalla Lorenzo Valla. Quei libri devono stare insieme perché chi è interessato a un classico greco o latino è un potenziale lettore di tutti gli altri”. Concordo. Infatti tutti i miei volumi della Fondazione Valla sono ordinati spalla a spalla come soldati che sfilano in parata.

E lo stesso vale per i più economici classici greci e latini della BUR. La collana prevale sull’autore. Così, se cerco una tragedia di Sofocle, devo guardare sullo scaffale della Valla, su quello della BUR o passare nello studio e cercare dove sono finiti i volumi dell’edizione Grandi Libri Garzanti. Se invece mi occorre Eschilo (come a Dioniso nelle “Rane” di Aristofane), devo guardare anche tra i titoli Marsilio e gli Oscar Mondadori.

Calasso confessa di ricoprire i suoi libri con il “pergamino”. Un po’ per proteggere la copertina dei libri (avrei dovuto pensarci prima di togliere le tende dalle finestre del soggiorno: il sole ha ingiallito la sovra-coperta dei miei Valla!), ma anche per rendere meno leggibili le informazioni sul dorso. Questa riservatezza da parte di Mr Adelphi mi ha sorpreso. Sentite un po’:

E c’è un motivo ulteriore, ancora meno confessabile. Il pergamino rende molto più difficile, per un occasionale visitatore, individuare i titoli dei libri. E questo frena ogni eccesso di intimità. Impedisce quella imbarazzante situazione in cui, entrando in una stanza, si riconosce rapidamente, anche solo dal colore e dalla grafica dei dorsi, di che cosa è fatto il paesaggio mentale del padrone di casa”.

Ma gli Adelphi, a casa mia come nelle librerie e nelle biblioteche di tutto il mondo, si riconoscono a colpo d’occhio. Anche a casa di Patrick Leigh Fermor e di sua moglie Joan a Kardamyli, porta d’accesso per la penisola del Mani. Durante la mia visita la scorsa estate, nei primi giorni di apertura al pubblico della splendida dimora, ho notato due copie del suo “La strada interrotta”, tradotto da Jacopo M. Colucci per la Biblioteca Adelphi. Due copie peraltro posizionate in due diverse librerie, anzi, in due stanze distinte. Ma ho intenzione di tornare sulla biblioteca di “Paddy” in una prossima occasione.

Biblioteca di Saul Stucchi: i Meridiani

Qui voglio accennare a un’altra biblioteca, quella di Tondelli. Lo faccio citando un bell’articolo di Gabriele Romagnoli pubblicato sul “Robinson” de La Repubblica del 22 novembre 2019, con il titolo “Nella stanza di Pier Vittorio Tondelli”. Scrive il giornalista:

Conterà qualcosa l’accostamento? Chiunque possieda volumi e scaffali se ne fa un cruccio: ordine alfabetico, per argomento, per assonanza cromatica, mi raccomando i tomi di quell’editore, tutti insieme appassionatamente (anche voi pensate che alluda ad Adelphi?, ndr). Tondelli andava per temi: le religioni, l’arte, la filosofia, la questione omosessuale. Poi, a sorpresa, la cucina: Millericette, Suor Germana, Sessanta piatti cinesi e, perfino, Il libro del pompelmo. La narrativa, divisa per provenienza geografica: italiana (Sciascia, Flaiano, Testori, ma anche Piero Chiara e Fruttero & Lucentini e i cantascrittori Claudio Lolli e Gianfranco Manfredi), americana (Bukowski e Truman Capote, tra cui s’infiltra, come una spia inglese, Le Carré), mitteleuropea (tutto Peter Handke, amato e più volte recensito, tutto Milan Kundera). Unica eccezione: i Meridiani Mondadori, inseparabili a prescindere. Chiunque abbia provato a dividerli poi è tornato indietro, come avesse sentito un richiamo”.

Vero. Anche i miei Meridiani sono gli uni accanto agli altri. Fanno eccezione alla regola quelli di Thomas Mann, scrittore del cuore che si merita uno scaffale quasi tutto suo. Per un periodo, qualche tempo fa, ha addirittura avuto un ripiano che sembrava un altarino… Ma poi mia moglie mi ha fatto capire che non era il caso.

Canforeide: il ripiano con i libri di Luciano Canfora nella biblioteca di Saul Stucchi

Questa è una delle poche eccezioni. Altre riguardano Leonardo Sciascia e Luciano Canfora, divisi da un’aspra polemica, ma separati da pochi centimetri a casa mia. Per il resto nella mia biblioteca la collana vince sull’autore, sull’editore e sull’argomento.

Accanto al volumetto “Con Borges” di Alberto Manguel della Piccola Biblioteca Adelphi ho messo il suo “Diario de lecturas” acquistato alla Biblioteca Nacional de Madrid. Ci sono particolarmente affezionato per i due autografi che l’autore mi ha firmato al Festival della Letteratura di Mantova rispettivamente nel 2012 e nel 2019. Ma gli altri libri di Manguel, tra cui il “Sermone di Natale” di Stevenson con la sua prefazione, regalatomi in occasione della nostra cena a Parigi dello scorso dicembre, sono nello studio e non in soggiorno.

A fare compagnia al delizioso “Con Borges” ci sono i volumi blu di Plutarco e Luciano, quelli scarlatti di Buzzi e Rossi e quelli gialli di Nietzsche e Giorgio Colli. Di quest’ultimo ho due copie de “La nascita della filosofia”. Ma questa è una storia che vi racconterò la prossima volta.

Saul Stucchi

Roberto Calasso
Come ordinare una biblioteca
Piccola Biblioteca Adelphi
2020, 127 pagine
14 €

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