L’editoriale “L’ALIBI della domenica” è dedicato questa settimana a un classico della letteratura di viaggio “da fermi”.
Nei giorni scorsi ho letto “Viaggio intorno alla mia camera” di Xavier de Maistre, tradotto da Gianluigi Saraceni per la collana Viedellaseta di Tarka Edizioni. Qui in Brianza l’inizio della settimana sembrava aver scombussolato il calendario, facendoci scivolare dalla primaverile metà di maggio all’autunno. Fuori pioveva un mondo freddo, avrebbe detto il poeta.
Così, proprio quando cominciava ad allentarsi la ferrea clausura (“ferrea” solo per chi s’imponeva di rispettarla, è chiaro), il maltempo costringeva ad annullare anche la breve passeggiata nei campi dietro casa. La pioggia invitata alla lettura e di certo non disturbava gli uccelli il cui canto sembrava l’eco di quello degli uccelli ascoltati da de Maistre.
“Sento il cinguettio confuso delle rondini che si sono impadronite del tetto di casa e degli altri uccelli che abitano gli olmi e allora mille ridenti idee occupano il mio spirito”. Ridenti le sue idee, un po’ meno le mie, rese tristi e preoccupate dalle sirene delle frequenti ambulanze là fuori.

M’incuriosiva questa piccola opera che Anatole France, nell’introduzione pubblicata in questa edizione, giudica forse con eccessiva severità, pur riconoscendole dei meriti. Naturalmente io non mi trovavo né mi trovo tuttora agli arresti domiciliari come invece l’autore francese che compose il “Viaggio intorno alla mia camera” nel 1794, all’età di 30 anni. Tuttavia il regime di “quarantena” che ha bloccato il Paese negli ultimi due mesi ha qualcosa che ricorda la prigionia di de Maistre. Così è stato più facile immedesimarsi con l’impresa e lo spirito dell’autore.
L’universo in una stanza
Noi non sappiamo quanto durerà il viaggio intorno alla nostra camera. I 42 giorni del viaggio “torinese” di de Maistre sono stati già abbondantemente superati, anche se ormai da qualche giorno ci è stato concesso di uscire, ma senza allontanarci troppo dal domicilio! “Mi hanno vietato di attraversare una città, un punto, ma mi hanno lasciato l’universo intero: l’immensità e l’eternità sono ai miei ordini”: una frase che ci conforta.
È generoso di insegnamenti questo libro di viaggi sui generis. Sono lezioni di vita apprese dall’autore stesso, giorno dopo giorno. Spazzolarsi le scarpe da sé, per esempio, vale quanto una lezione zen. Davvero trova maestri ovunque chi sappia ascoltare e imparare: “Così, nel mio viaggio, prendo lezioni di filosofia e d’umanità dal mio servo e dal mio cane”. Passa di scoperta in scoperta, ha modo di saggiare la fedeltà di chi gli rimane accanto – che sia la cagnolina Rosina o il domestico Joannetti – e l’infedeltà di chi si è presto dimenticato di lui, pur dicendosi amico.
Ci sono echi oraziani e reminiscenze platoniche (l’anima e la bestia che fanno doppio ciascun essere). Ci sono annotazioni e osservazioni, descrizioni di stampe (come quella che raffigura la tragica scena del Conte Ugolino rinchiuso nella torre coi figliuoli) e considerazioni sull’arte, sull’influenza dei colori e sul più perfetto dei quadri: lo specchio. Me ne sono ricordato scrivendo della ricca Collezione Carlon che ha trovato sede nel Palazzo Maffei di Verona. De Maistre ammette che sarebbe inutile, invece, inventare lo specchio morale perché nessuno vi si riconoscerebbe…
La sua penna è intinta nel calamaio dell’ironia e l’autore la fa scorrere sul foglio senza calcare la mano, che intenda pungere gli “amabili anacoreti per una serata”, i lettori distratti o i viaggiatori prolissi nei dettagli.
Elogio della divagazione
Il viaggio che ha compiuto intorno alla sua camera è un’esperienza che si sente di raccomandare a tutti: non costa nulla e dunque è adatta ai poveri, ai pigri, ai malati. In realtà, scoprirà il lettore, anche un percorso così breve nasconde delle insidie e può provocare palpitazioni! Il suo viaggio ha riservato imprevisti e qualche piccolo incidente (domestico, ça va sans dire). Ci sono stati interruzioni e riprese, ripensamenti e ritorni sui propri passi, indecisioni e movimenti a zigzag. Non per nulla nella quarta tappa o giornata de Maistre fa uno degli elogi più belli della divagazione:
La mia anima è talmente aperta ad ogni sorta di idee, di gusti e di sentimenti, essa accoglie così avidamente tutto quello che si presenta! E perché rifiutare le gioie che sono sparse lungo il difficile cammino della vita? Sono così rare, così disperse, che bisognerebbe essere pazzi per non fermarsi, anche allontanandosi dal proprio cammino, a cogliere quelle a nostra portata. Nulla è più attraente, secondo me, che seguire la pista delle proprie idee, come il cacciatore segue la selvaggina, senza curarsi di mantenere la propria strada. Così, quando viaggio nella mia stanza, io percorro raramente una linea retta: vado dalla mia tavola verso un quadro piazzato in un angolo e da lì parto in diagonale per andare verso la porta, ma, benché in partenza fosse quella la mia intenzione, se incontro la poltrona sul mio cammino non faccio complimenti e mi ci siedo subito”.
Se de Maistre avesse avuto a disposizione uno smartphone con installati tutti i social d’ordinanza, probabilmente non avrebbe esclamato “Un buon fuoco, dei libri, delle penne, che risorse contro la noia!”. Né tantomeno avrebbe scritto il “Viaggio intorno alla mia camera”.
L’orribile dissonanza
La sua camera è tutt’altro che un mondo a parte, isolato nel tempo e nello spazio. Non mancano infatti i riferimenti alla contemporaneità, a quello che succedeva per le vie di Torino e a Parigi: e non erano cose belle, come non lo sono quelle che capitano fuori dalle nostre finestre. De Maistre registra l'”orribile dissonanza” tra le grida dei poveri e i suoni della musica. Voi non la sentite?
Centrale è la tappa con arrivo alla scrivania, ai suoi cassetti e al nascondiglio segreto con le lettere.
Quando io infilo la mano in questo nascondiglio, è raro che non ci passi tutta la giornata. È così che il viaggiatore attraversa rapidamente alcune province d’Italia, facendo in fretta qualche osservazione superficiale, per poi fermarsi a Roma per mesi interi. È la vena più ricca della miniera che esploro. Che cambiamento nelle mie idee e nei sentimenti! Che di differenze nei miei amici! Quando io li esamino allora e oggi, li vedo mortalmente agitati da progetti che adesso non li sfiorano neppure”.
A me succede quando apro l’album delle foto sul computer. Ho cercato di sfruttare questi giorni di quarantena per mettervi un po’ d’ordine, ma è difficile destreggiarsi in un labirinto di centomila foto solo per gli ultimi vent’anni…
De Maistre sarebbe d’accordo con Pascal: “Tout le malheur des hommes vient d’une seule chose, qui est de ne savoir pas demeurer en repos, dans une chambre”. E noi siamo d’accordo con lui quando scrive: “quando ho fatto all’amore e pianto abbastanza, cerco un poeta, e parto di nuovo per un altro mondo”.
Saul Stucchi
Xavier de Maistre
Viaggio intorno alla mia camera
Prefazione di Anatole France
Traduzione di Gianluigi Saraceni
Tarka
2020, 128 pagine
12,50 €
Disponibile anche in eBook