Che bello il Festivaletteratura di Mantova! È l’occasione per ammirare una città splendida invasa da una moltitudine di appassionati lettori o di semplici curiosi (ma i curiosi, si sa, non sono mai “semplici”…), mescolarsi ai turisti tradizionali. Ogni libreria, negozio, attività commerciale, bar e ristorante per qualche giorno si trasforma in un centro culturale.
Io, per esempio, sabato 7 settembre ho chiacchierato di libri in un’enoteca del centro, degustando un ottimo vino bianco, come aperitivo prima dell’incontro che mi ha portato nella città dei Gonzaga. Era l’evento 181 del ricchissimo programma dell’edizione 2019 del Festivaletteratura, intitolato “Come diventiamo lettori”. Ospiti Maryanne Wolf e Alberto Manguel, presentati da Alessandro Zaccuri.

Lo scrittore e giornalista italiano ha preso le mosse citando il racconto “Il grande mondo laggiù” di Ray Bradbury, un testo incentrato su una scrittura e una lettura “povere” che però sono considerate un “privilegio”.
Non si entra a Mantova se non si è letto “Una storia della lettura” di Alberto Manguel (Feltrinelli), ha detto. E poi ha ricordato “Lettore, vieni a casa” di Maryanne Wolf (edito da Vita e Pensiero). Siamo tutti d’accordo nel riconoscere che il mondo della lettura è cambiato. Ma come?

Nati o no per leggere?
La Wolf, neuroscienziata cognitivista, ha esordito affermando che nessuno è nato per leggere. Il nostro cervello è nato per fare tante cose, ma non per leggere. La lettura è un’invenzione culturale. Da un processo elementare si è evoluto attraverso una grandiosa elaborazione. Noi siamo la somma dei libri che leggiamo, ma siamo anche la somma di come li abbiamo letti. La lingua è importante: determina infatti differenze nei circuiti neuronali dei lettori.

Nel dare la parola a Manguel, Zaccuri ne ha ricordato l’opera “Vivere con i libri” (Einaudi). Anche racchiusa negli scatoloni di un trasloco una biblioteca è viva! “Parlerò in inglese perché il mio italiano è quasi inesistente”, ha celiato Manguel (“Ad Alberto si perdona tutto”, ha risposto Zaccuri). “I disagree with Maryanne”. Manguel si è detto in disaccordo con la collega: egli pensa infatti che il cervello umano sia essenzialmente il cervello di un lettore. Siamo l’unica specie animale che può provare un’esperienza prima ancora di sperimentarla, grazie all’immaginazione.
Lo scrittore argentino naturalizzato canadese ha poi raccontato la propria esperienza personale, quando, in seguito a un ictus, si è trovato incapace di parlare, pur conservando la facoltà di pensare. Ha vissuto la disperazione di constatare come il suo cervello cercasse di ricostruire dei ponti per ripristinare la comunicazione attraverso le parole.
Noi usiamo il linguaggio molto meno di quanto esso non usi noi, ha detto. Non è un caso, ha aggiunto, che il Vangelo di Giovanni si apra con l’incipit “In principio era il Verbo (Logos)”. Il linguaggio forma e informa il cervello.
Lettura profonda ed emotiva
Nel successivo intervento Maryanne Wolf si è soffermata a lungo sul concetto di “lettura profonda”, un sistema di processi cognitivi molto complesso. Noi esseri umani siamo in grado di fare analogie, collegamenti tra quello che sappiamo e quello che non sappiamo; induzioni, deduzioni e ipotesi… Ma la lettura non è soltanto cognizione. È molto importante anche l’aspetto emotivo.

A questo proposito Manguel ha affermato che l’ex presidente USA Barack Obama (citato dalla Wolf in un aneddoto riguardante la scrittrice Marylinne Robinson) dovrebbe leggere “Come non letto” di Zaccuri, un libro che spiega come la lettura sia in grado di costruire le emozioni. Ha aggiunto che gli strumenti digitali non sono colpevoli dei nostri errori, noi soli lo siamo.
I due autori hanno poi parlato della velocità di lettura e di comprensione. Manguel ha anche sottolineato il fatto che i lettori siano sempre stati un’esigua élite in ogni società, compresa la nostra. Piccola, ma fondamentale. La lettura esercita l’immaginazione e l’empatia può essere contagiosa. Vedendo la folla di lettori che gremiva la basilica palatina di Santa Barbara e quella per le strade di Mantova non si può che dargli ragione.
Saul Stucchi
Le ultime due foto sono del Festivaletteratura
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