Ricordo un articolo di Beniamino Placido di tanti anni fa (negli ultimi tempi penso spesso al giornalista lucano, a cui devo tanto) dedicato al tema del nascondersi. Come fare per scomparire alla vista degli altri? Semplice: basta mettersi esattamente al centro della scena. Così facendo, stiamone certi, nessuno si accorgerà di noi.
Prendete per esempio la cartolina promozionale dello spettacolo “Il sondaggista”, in cartellone alle Manifatture Teatrali Milanesi (in prima nazionale) fino al prossimo 12 novembre. Ebbene, il celebre sondaggista Renato Mannheimer, protagonista dello spettacolo, tiene in mano una locandina verso la quale vi chiedo di concentrare la vostra attenzione. È talmente in vista che praticamente non la si vede. Si tratta della locandina di uno spettacolo che non esiste. Se andate a teatro, infatti, non vedrete “I danni del tabacco” di Anton Cechov per la regia di Antonio Syxty, direttore artistico di MTM.
Beh, la realtà – come sempre – è un po’ più complicata. In effetti qualcosa di Cechov c’è. E anche per quel “qualcosa” vi invito ad assistere a “Il sondaggista”. Senza svelarvi troppo, posso dirvi che è un allegro e intelligente divertissement (di quelli che tanto piacevano a Beniamino Placido) sul tema del teatro. E di cos’altro si può parlare a teatro, se non del teatro stesso e della vita (passatemi questa endiadi)?
Renato Mannheimer ama il teatro, un poco l’ha praticato e gli piace giocarci. Lo stesso vale per Syxty, Alberto Oliva e Valeria Cavalli, gli ultimi due rispettivamente regista e autrice de “Il sondaggista”, tanto da diventare essi stessi personaggi teatrali, evocati dal personaggio Mannheimer. Lo vediamo sul palco della sala La Cavallerizza perché si è lasciato persuadere da Syxty a recitare, lui che attore non è. Il teatro è in crisi, gli ha detto il direttore artistico, perché in troppi lo usano per esprimere il proprio talento onanistico… (ah, quanta verità!).
E così, battuta dopo battuta, il buon Renato, messo da parte il copione dell’atto unico cechoviano “I danni del tabacco” (nel quale, ricordiamolo, il protagonista parla di tutto tranne, appunto, che del tema a cui è dedicata la conferenza), ci racconta di sé, della moglie, del lavoro di sondaggista, dell’esperienza di attore amatoriale.
S’impegna in un rap dalla rima che tiene insieme “maoista”, “animalista” e “grigliata mista”, cita l’Ariosto (“Oh quante sono incantatrici, oh quanti incantator tra noi, che non si sanno!”), recita la celeberrima orazione funebre tenuta da Marco Antonio davanti al cadavere di Cesare, dal “Giulio Cesare” di Shakespeare (“Sentito che piglio?!”, chiede agli spettatori, mentre mi assale un folle sospetto…) e loda la moglie parlandone male.
Anche lei diventa personaggio in absentia, come la consorte del Tenente Colombo e la yddishe mame delle storielle ebraiche. Mannheimer ha i tempi comici giusti, una parlantina più che sciolta e la mimica del caso (quando dice “mia moglie mi strozza” allarga le braccia per mimare il gesto che abbiniamo invece all’espressione “fare un sedere grande così”…). Sì, c’è posto anche per qualche sondaggio, dal punto di pressione sul tubetto del dentifricio al cassetto dei calzini. E c’è anche Cechov.
Chissà se Mannheimer si ricorda della “madre di tutti i sondaggi”, quello scherzoso giocare con l’amletico “To be or not to be” proposto da Emilio Tadini una sera di Capodanno ai suoi ospiti, tra i quali c’era Beniamino Placido…
Saul Stucchi
Dal 9 al 12 novembre 2017
Il sondaggista
Un’idea di Renato Mannheimer a sostegno dell’attività della Fondazione Palazzo Litta Per le Arti Onlus
Prima nazionale
- con Renato Mannheimer
- di Valeria Cavalli
- regia Alberto Oliva
- disegno luci Fulvio Melli
- costumi Erika Bianchessi
- foto di scena Alessandro Saletta
- direttore di produzione Elisa Mondadori
Orari: da giovedì a sabato 21:00; domenica 17:00
Durata: 55 minuti
Manifatture Teatrali Milanesi
Sala La Cavallerizza
Corso Magenta 24
Milano