• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Passa al piè di pagina
  • Luoghi
    • Italia
    • Europa
    • Mondo
    • A letto con ALIBI
  • Mostre
    • Arte
    • Fotografia
    • Storia
  • Spettacoli
    • Teatro & Cinema
    • Musica & Danza
  • Biblioteca
  • Interviste
  • Egitti

Alibi Online

Voi siete qui: Teatro & Cinema » “Le memorie di Ivan Karamazov”: tutti in piedi per Orsini

5 Ottobre 2022

“Le memorie di Ivan Karamazov”: tutti in piedi per Orsini

Tutti in piedi: ieri sera il pubblico del Piccolo Teatro Grassi di Milano ha tributato una standing ovation, con lunghi e calorosi applausi, a Umberto Orsini al termine della prima nazionale de “Le memorie di Ivan Karamazov”, tratto naturalmente dal capolavoro di Fëdor Dostoevskij I fratelli Karamazov. Lo spettacolo andrà in scena fino a domenica 16 ottobre. Orsini non ne è soltanto l’interprete, ma anche l’autore della drammaturgia insieme a Luca Micheletti che ne firma la regia, mentre le scene sono di Giacomo Andrico.

Umberto Orsini, Luca Micheletti e Giacomo Andrico al termine della prima de "Le memorie di Ivan Karamazov" al Piccolo Teatro di Milano

Bilancio disincantato di una vita, come i Mémoires adrianei della Yourcenar? In parte. Allucinazione e incubo di un uomo che si sa cattivo e creatura incompiuta, queste memorie sono la sua richiesta di attenzione alla corte. “Reclamo il mio finale, voglio la mia sentenza”, dice in un tribunale vuoto e impolverato che mi ricordava le Carceri di Piranesi: un ambiente senza vita né luce, anticamera della tomba. Carlo Pediani ha disegnato le luci in modo da sottolineare questo aspetto. Non stupisce che Ivan le definisca memorie del suo personale sottosuolo. Quest’ultima è parola carissima a Dostoevskij e a tutti noi suoi lettori.

Da chicco a chicco

Il monologo confessione (che a tratti si fa arringa, ma anche difesa) prende avvio con il passo giovanneo del chicco di grano che rimane solo, se non muore, una volta caduto a terra (Giovanni 12, 24). È una scelta che già dice tanto – se non tutto – pensavo seduto in poltroncina, con la pelle d’oca sulle braccia.

Dostoevskij l’ha posto infatti come citazione in esergo all’intera opera. È il succo (e vuole essere il frutto) di tutto il romanzo. Micheletti e Orsini la riprendono alla fine della pièce, chiudendo il cerchio. Nella seconda occorrenza Ivan raccoglie da terra un libro: è il gesto che lo starets Zosima, il maestro e padre spirituale di suo fratello Alëša, aveva a suo tempo compiuto con il “misterioso ospite” al termine della seconda parte del romanzo.

Umberto Orsini in "Le memorie di Ivan Karamazov". Foto di Fabrizio Sansoni
Foto di Fabrizio Sansoni

Da quel Vangelo lo starets aveva tratto il passo giovanneo come messaggio di speranza, qui serve a Ivan per completare l’analisi del proprio percorso terreno e riconoscersi sconfitto. (Non sapevo e ho scoperto solo oggi, scrivendo queste righe, che il versetto è inciso sulla tomba di Dostoevskij nel cimitero di Tichvin, a San Pietroburgo).

Ieri e oggi

Faustiano nel romanzo, Ivan lo rimane anche in queste Memorie. Sente sulle spalle il peso non soltanto degli anni, ma soprattutto della responsabilità morale del parricidio. Eppure non si è spenta in lui la fiamma (luciferina) della ribellione. Conferma con forza quanto aveva sostenuto in gioventù: è inaccettabile la sofferenza degli innocenti (i bambini!), anche nel caso fosse il prezzo per pagare l’armonia del mondo. Dal banco degli imputati, la sedia su cui non riesce a rimanere seduto, sale in cattedra, se non sul pulpito, in questo passaggio che è uno dei più intensi del romanzo e dello spettacolo.

È vero, è agli atti: aveva sentenziato un tempo che tutto è permesso, se Dio non esiste. Glielo si può rinfacciare? È un’anima in pena, ma non dannata, Ivan Karamazov. Tra folate di vento e un turbinio di neve dialoga con il se stesso giovane grazie a una sorta di macchina del tempo, un fonografo avant l’heure, che gli ripete le parole dette tanto tempo fa, nella realtà quelle pronunciate dall’Orsini Ivan Karamazov dello sceneggiato TV diretto da Sandro Bolchi, trasmesso dalla RAI nel 1969.

Umberto Orsini e Luca Micheletti. Foto di Fabrizio Sansoni
Foto di Fabrizio Sansoni

Questa è soltanto una delle belle “trovate” dello spettacolo. Non vi rovinerò le sorprese, ma non posso tacere il discorso allo specchio. Ivan, infatti, diventa il Grande Inquisitore. Se in gioventù si era meritato la definizione di “nuovo disgraziatissimo Amleto, ragionatore come lui e, come lui, inabile all’azione”, ora porta il peso della decisione più grave, quella con cui condanna il Cristo.

I temi che hanno macerato il cuore e la mente di Dostoevskij sono qui espressi con sobria intensità: libertà e felicità, pane e miracoli, Dio e uomo, condanna e perdono. “Rendeteci pure schiavi, ma sfamateci!” arriva come una scossa elettrica.

E forse allo scrittore, attraverso il suo alter ego autore del “poema” sul Grande Inquisitore alle prese con il tema delle tentazioni nel deserto, è venuto il dubbio che la più terribile sia la tentazione del deserto: non è per allontanarlo da questa che padre Zosima ordina di “andare nel mondo” al giovane e ancora ingenuo Alëša?

Il libro e il tavolino

Consiglio al lettore che voglia conoscere meglio lo spettacolo e approfondirne i temi di non perdersi la presentazione del libro Le memorie di Ivan Karamazov, appena pubblicato da Cue Press. Ne sono autori gli stessi Orsini e Micheletti che ne parleranno venerdì pomeriggio, 7 ottobre, alle 17.30 nel Chiostro Nina Vinchi del Piccolo Teatro. Con loro dialogherà Anna Piletti.

Chiuderò con un riferimento a un altro celeberrimo caso di parricidio. Lunedì scorso si è tenuta al Teatro Franco Parenti la conferenza stampa “Il Parenti e Milano, Milano e il Parenti. Una storia d’amore lunga cinquant’anni”. L’ha condotta la padrona di casa, Andrée Ruth Shammah. Stava al centro del palcoscenico, in piedi dietro un tavolinetto di legno. Verso la fine della presentazione ha rivelato che era il tavolino dell’Edipus di Giovanni Testori, interpretato da Franco Parenti e da lei diretto nel 1977.

Luca Micheletti e Andrée Ruth Shammah al Teatro Franco Parenti: 3 ottobre 2022

A quel tavolino ha chiamato una serie di ospiti presenti in sala, compreso Luca Micheletti (“che è stato tanto da noi. Adesso arriva dal Covent Garden, lo aspettano al Metropolitan, stiamo aspettando se Tokyo e Muti riescono a rinunciare a lui…”). Micheletti ha parlato brevemente del Misantropo di Molière che andrà in scena al Parenti il prossimo aprile.

Ma non è su quello che intendo chiudere il pezzo. Lo farò lasciando le parole alla Signora del teatro milanese. Le prendo dal programma di sala del “suo” Edipus: “Un monologo in palcoscenico esiste se riesce a far apparire straordinario l’attore che lo recita. Aiutarlo allora ad essere più bravo di quanto sia mai stato”.

Sono perfette per Ivan Orsini e il pubblico gli ha reso grazie.

Saul Stucchi

Le memorie di Ivan Karamazov

dal romanzo “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij
drammaturgia Umberto Orsini e Luca Micheletti
regia Luca Micheletti
con Umberto Orsini
scene Giacomo Andrico
costumi Daniele Gelsi
suono Alessandro Saviozzi
luci Carlo Pediani
assistente alla regia Francesco Martucci
produzione Compagnia Umberto Orsini

Informazioni sullo spettacolo

Dove

Piccolo Teatro Grassi
Via Rovello 2, Milano

Quando

Dal 4 al 16 ottobre 2022

Orari e prezzi

Orari: martedì, giovedì e sabato 19.30
mercoledì e venerdì 20.30
domenica 16.00
lunedì riposo
Durata: 70 minuti senza intervallo

Biglietti: platea 33 €, balconata 26 €

Maggiori informazioni

Sito web ufficiale:

www.piccoloteatro.org

Tweet
Share
0 Condivisioni

Archiviato in:Teatro & Cinema

Barra laterale primaria

Afghanistan al Guimet


Articoli recenti

  • Mostra di Carpaccio al Palazzo Ducale di Venezia
  • “Landness. Una storia geoanarchica” di Meschiari
  • Presentato a Venezia il filmato “Concrete Bach”
  • Da Sellerio “Mia anima carnale” di Giorgio Manganelli
  • A Venezia una mostra di “mostri”: da Leonardo a Bacon

Footer

INFORMAZIONI

  • Chi siamo
  • Contatti
  • Informativa privacy & Cookie

La rivista online

ALIBI Online è una rivista digitale di turismo culturale, diretta dal giornalista Saul Stucchi. Si occupa di mostre d'arte, storia e archeologia, di cinema e teatro, di libri di narrativa e di saggistica, di viaggi in Italia e in Europa (con particolare attenzione alle capitali come Parigi, Madrid e Londra). Propone approfondimenti sulla cultura e la società attraverso interviste a scrittori, giornalisti, artisti e curatori di esposizioni.

Copyright © 2023 · ALIBI Online - Testata giornalistica registrata al Tribunale di Milano; reg. n° 213 8 maggio 2009
Direttore Responsabile Saul Stucchi