Tenete libera una sera dei giorni 15, 16 e 17 aprile. Avete un appuntamento con l’arte che non potete assolutamente perdere: solo in quelle date, infatti, sarà proiettato nelle sale italiane il docu-film “Il Museo del Prado. La corte delle meraviglie”. È un lungometraggio da brividi che racconta un Museo che dà i brividi, anche alla veneranda età di 200 anni. Li compie proprio in questo 2019. Buon compleanno, Museo del Prado!
Il soggetto del documentario è di Didi Gnocchi, la sceneggiatura di Sabina Fedeli e Valeria Parisi che ne firma anche la regia. La produzione è di 3D Produzioni e Nexo Digital in collaborazione con il Museo del Prado, a cui si aggiunge il sostegno di Intesa Sanpaolo con Sky Arte e A Contracorriente, casa di produzione e distribuzione spagnola.

A far da cicerone per questo viaggio straordinario nelle collezioni del Museo madrileno c’è un attore che non ha bisogno di presentazioni né di aggettivi: Jeremy Irons (confessiamo che in qualche momento il suo sguardo enigmatico riporta alla mente il machiavellico personaggio di Claus von Bülow e viene da chiedersi se quello che sta dicendo sia vero oppure no… Ma fidatevi: è tutto vero!).
Ci accompagna dall’Estremadura, cuore aspro e tenace dell’Impero spagnolo, a quello che sarà il Prado del futuro quando sarà pronto il nuovo Salón de Reinos disegnato da Lord Norman Foster che ce lo racconta in un cammeo. I tre piani temporali si mescolano sulla tavolozza del Museo, i fili si intrecciano in un arazzo degno di quelli con cui Goya si fece conoscere a corte.
Naturalmente soltanto una minima parte delle 1700 opere esposte (a cui se ne aggiungono 7 mila conservate nei depositi) scorre davanti agli occhi dello spettatore, però sono immagini che segnano. Ci mostrano il fior fiore delle collezioni accumulate nei secoli dai monarchi spagnoli. E si parte alla grande, col sommo Tiziano per raccogliere il pennello del quale piegò la schiena l’imperatore Carlo V. E proprio dalla sua abdicazione prende le mosse il racconto del film. Eccolo immortalato da Tiziano in sella al suo cavallo alla battaglia di Mülhberg. Nel Real Monasterio de Yuste Carlo aveva davanti agli occhi la Gloria del pittore cadorino.
Davanti alla telecamera vengono squadernate opere che compaiono in tutti i manuali di storia dell’arte occidentale. Il direttore Miguel Falomir parla di Tintoretto, i colleghi dei vari dipartimenti rivelano storie e dettagli (sarete invitati, per esempio, a individuare gli autoritratti di Clara Peteers nelle sue nature morte), mentre Jeremy Irons si aggira tutto solo per le sale, provocandoci un’invidia implacabile!

La regista Helena Pimenta, recentemente ospite del Piccolo Teatro di Milano con lo spettacolo “La dama duende” di Calderón de la Barca parla dell’opera maestra di questo drammaturgo e della ricerca di libertà che vi è connessa. Marina Saura, attrice figlia d’arte – è proprio il caso di dire – essendo figlia del pittore Antonio Saura, dice che quando visita il Prado va a incontrare vecchi amici.
La pensiamo esattamente come lei. Che emozione rivedere sul grande schermo la Deposizione di Rogier van der Weyden, la Crocifissione di Juan de Flandes con l’armigero sulla destra che sempre mi fa pensare alle creature di Moebius, Il passaggio agli Inferi di Patinir, Il cavaliere con la mano sul petto di El Greco (che i contemporanei credevano pazzo…), il Cardinale di Raffaello, Il giardino delle delizie di Bosch, L’Annunciazione di Beato Angelico, il trittico con La storia di Nastagio degli Onesti di Botticelli, Il Cristo morto sostenuto da un angelo di Antonello da Messina… E poi Rubens e i capolavori assoluti dell’arte spagnola, su tutti Velázquez e Goya.
Il filo del discorso tiene insieme il flamenco e la riflessione sulla morte che tanto imprime di sé l’anima spagnola, il Siglo de Oro, i falsi veri e i veri falsi di Luca Giordano che doveva lavorare in fretta per mantenere la numerosa famiglia, don Chisciotte e Federico García-Lorca, la Generazione del ‘27 e la Residencia de Estudiantes, la funzione pedagogica del Museo durante la Second Repubblica spagnola e l’evacuazione del Prado causata dallo scoppio della Guerra Civile.
E poi le due Maja di Goya, le Pinturas negras, il Due Maggio e il Tre Maggio 1808, i ritratti della famiglia reale accostati a quelli di Velázquez, “il pittore dei pittori”. Davanti a Las Meninas si potrebbero passare i giorni, in estasi.
Non poteva mancare Picasso, che è stato direttore del Prado nel 1936, sotto la Repubblica. Sue sono le parole finali: L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni. Potete scuoterla via andando al cinema o al Museo del Prado a Madrid. O meglio ancora: a entrambi.
Saul Stucchi
15 – 16 – 17 aprile 2019
Il Museo del Prado. La corte delle meraviglie
Informazioni:
Prossimi appuntamenti al cinema:
IL GIOVANE PICASSO
6, 7, 8 maggio
DENTRO CARAVAGGIO
27, 28, 29 maggio