La mostra L’ultimo Raffaello ospitata al Museo del Prado di Madrid fino al prossimo 16 settembre si concentra sugli ultimi sette anni di vita dell’artista urbinate, precisamente dal 1514 al 1520, e sull’attività dei suoi allievi più dotati, ovvero Gianfrancesco Penni e Giulio Romano, nel periodo immediatamente successivo alla sua morte, dal 1520 al 1525.
Il percorso espositivo è organizzato in sei sezioni in cui sono esposte una settantina di opere, tra cui 44 dipinti e 28 disegni. Si apre con la sezione dedicata alle pale d’altare, per poi svilupparsi in due sezioni simmetriche dedicate alle Madonne e Sacre Famiglie di grandi dimensioni e a quelle di piccole dimensioni, opere realizzate per destinazioni differenti. Ponendosi al centro della sala è possibile fare un confronto diretto tra le opere di queste due tipologie.
Il valore come artista indipendente dalla “guida” di Raffaello vale a Giulio Romano un’intera sezione della mostra, in cui trovano posto alcune sue opere come il Cristo in gloria con santi; la Flagellazione e il cartone della Lapidazione di Santo Stefano per la pala d’altare della chiesa omonima di Genova, dipinta nel 1521.
La sezione più spettacolare è quella riservata ai ritratti, dove sono esposti capolavori come il ritratto di Giuliano de’ Medici, quello di Lorenzo de’ Medici duca d’Urbino, quello di Baldassare Castiglione e l’autoritratto di Raffaello con Giulio Romano, probabilmente il suo ultimo ritratto e una sorta di testamento artistico, con il passaggio del testimone all’allievo (1518). Raffaello era ancora abbastanza giovane (aveva 35 anni), ma vi appare precocemente invecchiato. Vasari racconta che l’artista morì per gli stravizi amorosi a cui si abbandonava, ma forse anche lo stress fu una concausa. Gli ultimi sette anni infatti furono un periodo di intensa produzione per Raffaello che per soddisfare tutte le richieste ricorreva all’aiuto di collaboratori, mantenendo però un assoluto controllo su tutta la produzione.
L’ultima sezione è dedicata alla Trasfigurazione, l’ultima opera di Raffaello. È distaccata dal percorso espositivo, per ragioni di spazio, e ospita la copia realizzata da Giulio Romano e Gianfrancesco Penni, mentre l’originale è rimasto alla Pinacoteca Vaticana. I numerosi disegni preparatorii e le analisi radiologiche e riflettologiche raccontano il lungo processo di elaborazione, fatto di dubbi e di ripensamenti. È interessante notare, per esempio, che Cristo e i profeti nei primi disegni erano nudi, mentre nell’opera finale si ritrovano vestiti.
L’allestimento della mostra è sobrio per lasciare tutto lo spazio alle opere, mentre le sale sono ampie e permettono di godersi il percorso con tutto l’agio, diversamente dalla mostra su Raffaello alla National Gallery del 2004. Peccato solo per l’assenza quasi totale di panche su cui riposare un attimo durante la visita…
Particolarmente interessanti sono alcuni accostamenti proposti in mostra, come per esempio quello tra la Madonna del Pesce e due due disegni preparatorii che ne rivelano l’iter compositivo. Nel primo dei quali Raffaello utilizza i suoi aiutanti come modelli.
Poi c’è un tema non espressamente posto all’attenzione del visitatore, ma che si può comunque cogliere, quello delle citazioni archeologiche. Per esempio nel grande San Michele che ha molti debiti nei confronti dell’Apollo del Belvedere; nel San Giovanni Battista nel deserto, che da una parte è influenzato da Leonardo per la figura intera e dall’altra da Michelangelo per l’anatomia e il pathos, ma ha la posa del Laooconte (scoperto nel 1506, circa 10 anni prima). La Madonna della Quercia di Giulio Romano ha accanto un candelabro di marmo di epoca romana, simile a quello ritratto nel quadro.
Infine consentimi una nota personale: è stato lasciato fuori dal percorso il Ritratto di cardinale della collezione permanente perché datato al 1510-11. È un lusso che forse si poteva evitare: in questo modo, infatti, il capolavoro rischia di passare inosservato e inoltre si perde l’occasione di ammirarlo accanto all’altro ritratto di cardinale (Bernardo Dovizi da Bibbiena), prestato da Palazzo Pitti.
Saul Stucchi
Qui sotto potete riascoltare il podcast della trasmissione di Radio Popolare I Girasoli con l’intervento di Saul Stucchi sulla mostra di Raffaello.
Didascalie:
Raffaello e bottega
La Vergine dei candelabri
Olio su tavola, 65,7 x 64 x 1,9 cm (senza graffatura). Diam. 65,8 cm
1513 – 1514
Baltimora, The Walters Art Museum. Acquired by Henry Walters
Raffaello
Ritratto di Baldassare Castiglione
Olio su tavola, 82 x 67 cm
Parigi, Museo del Louvre, Département des Peintures © 2007 Musée du Louvre / Angèle Dequier
Raffaello e bottega (?)
San Michele, noto come San Michele grande
Olio su tavola trasferito su tela, 268 x 160 cm
1518
Parigi, Museo del Louvre. Département des peintures. Collection de François Ier
L’ULTIMO RAFFAELLO
Dal 12 giugno al 16 settembre 2012
Museo del Prado
Madrid
www.museodelprado.es
Orari: da lunedì a sabato 10.00-20.00; domenica e festivi 10.00-19.00
Biglietto: inero 12 €; ridotto 6 €