Cosa avevano in comune tra loro Leo Frobenius, Howard Carter, Hugo Obermaier, Charles Granville Bruce, Thomas Athol Joyce, Joseph Hackin, Paul Pelliot, Charles Leonard Woolley e Francisco Iglesias? Senza dubbio l’amore per la conoscenza e la passione per l’avventura. Ma anche un’esperienza tutt’altro che trascurabile: tutti furono infatti ospiti della Residencia de Estudiantes di Madrid, negli anni Venti del secolo scorso. È per questo che l’istituzione madrilena li ricorda tutti insieme in una mostra che si può visitare fino al prossimo 24 aprile.
Grazie a documenti, lettere, immagini e disegni originali (e a qualche reperto) l’esposizione racconta le imprese più celebri di questi nove protagonisti della cultura mondiale: scopritori, archeologi, antropologi, tutti viaggiatori “per la conoscenza”. Ad aprire il percorso espositivo è il generale Bruce che guidò la seconda e la terza spedizione britannica organizzate per conquistare l’Everest (rispettivamente nel 1922 e nel 1924), impresa che però sarebbe stata coronata dal successo soltanto trent’anni più tardi (1953) quando Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay raggiunsero la cima del monte più alto del mondo. In una teca possiamo osservare le impronte digitali degli sherpa che accompagnarono le spedizione di Bruce, lasciate come “firma” a controprova dell’avvenuto pagamento del loro lavoro. Il 12 gennaio del 1926 Bruce fu ospite della Residencia dove tenne una conferenza sui suoi “assalti” all’Everest: il programma di quella conferenza è esposto in mostra.
Nella sezione dedicata al francese Hackin (che diresse il museo Guimet di Parigi dedicato all’arte orientale dal 1923 fino all’anno della sua morte, nel 1943, avvenuta per il siluramento della nave su cui viaggiava) si possono ammirare molte foto dei tesori afghani di epoca buddista, tra cui i colossi di Bamyan fatti saltare in aria dai Talebani dieci anni fa. Anche dell’attività di Paul Pelliot rendono conto piccole fotografie spesso scure e non sempre a fuoco, ma sufficienti a trasmettere la sua passione per la conoscenza, quasi febbrile, verrebbe da dire osservando l’immagine qui sotto che lo ritrae al lavoro nella camera dei manoscritti.
La “star” della mostra è senza dubbio Howard Carter, lo scopritore della tomba del faraone Tutankhamon. Anche in questa sezione sono esposti documenti d’epoca, relativi sia alla celebre scoperta, sia alle conferenze che l’egittologo tenne a Madrid, a cui parteciparono centinaia di persone, afflitte da egittomania. A quei tempi – e per molti anni ancora – le schede tecniche delle campagne di scavo venivano rigorosamente compilate a mano: è il caso di soffermarsi, per esempio, davanti al disegno (su fogli a quadretti) dello splendido pettorale rinvenuto sulla mummia del giovane faraone. Nel testo di presentazione della conferenza alla Residencia, il Duca d’Alba sottolineava “el individualismo profundo” che accomunerebbe Inglesi e Spagnoli. Su due grandi pannelli sono disposte alcune foto della scoperta archeologica del secolo (scorso), appunto la tomba intatta di Tutankhamon. Due foto ritraggono l’egittologo al suo arrivo in treno a Madrid, mentre un altro scatto lo mostra all’interno della camera mortuaria del faraone: il suo sguardo è indecifrabilmente situato tra la curiosità e lo stupore; pare comunque comunicare un’insaziabile sete di conoscenza e trasmettere una ferrea volontà di guardare oltre, nello specifico al passato remoto della XVIII dinastia. Grazie al video che viene riprodotto a rotazione è possibile apprezzare meglio i dettagli di molte immagini. Non sfugga il suo autografo sull’album di Natalia, la figlia del direttore della Residencia, con invocazione di protezione: “Che la dea del cielo stenda la sua ala / sopra di te e ti protegga per milioni di anni”.
Una foto area di formato piccolissimo ha immortalato lo stato degli scavi al cimitero reale di Ur, condotti sotto la guida di sir Leonard Wooley. Una bella immagine lo ritrae assieme alla moglie e a due aiutanti, tutti per terra intenti a riportare alla luce due strumenti musicali appartenuti alla regina Pu-abum.
Di Francisco Iglesias si racconta il progetto di spedizione scientifica in Amazzonia e di Joyce le campagne archeologiche alla scoperta della civiltà Maya. Si prosegue poi con l’appassionante storia delle grotte di Altamira e di quel grande viaggiatore “per la preistoria” che fu Hugo Obermaier, mentre l’ultima sezione è dedicata alle culture africane studiate dal tedesco Leo Frobenius.
Soffermandosi lungo il percorso espositivo, davanti a una teca o a un’immagine, ci si rende conto di quanto fosse davvero avventuroso e allo stesso tempo affascinante il lavoro di quei “viaggiatori per la conoscenza”. Se si vuole catturare quell’atmosfera, non si deve far altro che acquistare l’ottimo catalogo a corredo della mostra. È una vera e propria miniera di informazioni e di immagini. Sfogliarlo è come fare un viaggio nel tempo. Anzi nove.
Saul Stucchi
Sul blog di Radio Popolare potete riascoltare la puntata di Jalla! Jalla! durante la quale ho parlato di questa mostra
Viajeros por el conocimiento
Fino al 24 aprile 2011
Residencia de Estudiantes
Calle Pinar 23
Madrid
Orari: da lunedì a sabato 11.00-20.00; domenica 11.00-15.00
Informazioni:
www.residencia.csic.es
Didascalie:
Joseph Hackin insieme a un gruppo di afghani (1924 circa)
Musée Guimet, Parigi
Paul Pelliot nella camera dei manoscritti (nella grotta P delle Grotte dei Mille Budda, Dunhuang, Cina, marzo 1908)
Musée Guimet, Parigi
Autografo di Howard Carter sull’album di Natalia Jiménez de Cossío con la dedica: “Che la dea del cielo stenda la sua ala / sopra di te e ti protegga per milioni di anni” (maggio 1928)
Fundación Jiménez Cossío