L’editoriale “L’ALIBI della domenica” di questa settimana è dedicato al docu-film “Maledetto Modigliani”. Da vedere!
Lo scorso settembre ho approfittato della visita della mostra di Franco Guerzoni al Museo del Novecento di Milano per fare un giro nella collezione permanente. Prendendo appunti mi sono ripromesso di approfondire alcuni temi e nomi che avevano colpito la mia attenzione. Cominciando da quello di Béatrice Hastings. Manzonianamente mi sono domandato: “Chi era costei?”.
Il mistero me l’ha risolto il docu-film “Maledetto Modigliani” che ho visto in anteprima stampa mercoledì scorso. Sarà proiettato nelle sale cinematografiche soltanto nei giorni di lunedì 12, martedì 13 e mercoledì 14 ottobre.

Subito dopo averlo gustato sono tornato al Museo del Novecento, dove sono rimasto in adorazione delle opere di Modigliani che aprono il percorso espositivo. Accanto al ritratto della Hastings c’è quello del primo mercante di Modi, Paul Guillame. A giustificare il biglietto d’ingresso basterebbe la prima saletta della Collezione Jucker (ai tre Modigliani fanno compagnia altrettanti Picasso, un Matisse, un Paul Klee e un Kandinskij), insieme a “Il quarto stato” di Pellizza da Volpedo che si ammira sulla rampa verso il secondo piano.
Modigliani senza polemiche
“Maledetto Modigliani” è l’ottavo titolo della collaborazione tra 3D Produzioni e Nexo Digital. A dirigerlo è Valeria Parisi che l’ha scritto con Arianna Marelli su soggetto di Didi Gnocchi. Alla presentazione milanese le protagoniste non hanno nascosto la soddisfazione. Non soltanto perché “Ermitage. Il Potere dell’Arte” si è aggiudicato il Nastro d’Argento come Miglior Documentario d’Arte per il 2020, ma anche perché sono riuscite a portare nelle sale un film davvero “maledetto”.
L’uscita del lungometraggio su Modigliani era prevista per lo scorso marzo. Sarebbe stata rispettata grazie a una corsa durante la post-produzione, ma poi ha bloccato tutto il lockdown imposto per contenere la diffusione del Covid-19.
Nei prossimi giorni il documentario sarà in cartellone in oltre 340 sale d’Italia e poi andrà in giro per il mondo. Il motore che lo muove è la scommessa di trasformare la fragilità dell’artista in poesia e bellezza. Come? Alzando lo sguardo per uscire dalla logica delle polemiche che da sempre accompagnano il nome e l’opera di Modigliani, non soltanto per la questione dei falsi.
Parigi o cara
“Modì” è un argomento delicato e con delicatezza è stato trattato. Sottoposto a un’attenta e amorevole rilettura, il pittore e scultore ne riemerge in tutta la sua complessità umana e artistica. Uomo dalla salute precaria per via del tifo e della tubercolosi (che ne provocherà la morte il 24 gennaio 1920 all’età di soli trentacinque anni), artista bohémien con la passione per il vino e le donne, ma anche intellettuale poliglotta e raffinato.
Nel 1906 Amedeo lascia Livorno, anche se per certi versi non l’abbandonerà mai. Approda a Parigi, all’inizio del Novecento capitale mondiale dell’arte, impegnata a godersi gli ultimi respiri della Belle Époque, ignara dell’imminente e immane carneficina che sarà la Grande Guerra.

La carriera di Modigliani è ripercorsa attraverso gli incontri che l’hanno segnata: in primis con le donne che ha amato e poi con gli artisti che ha conosciuto e con cui si è confrontato. Il macchiaiolo Guglielmo Micheli, Matisse e Picasso, Derain e Brancusi (nel “Ritratto del dottor Paul Alexandre” il soggetto posa accanto a una scultura dell’artista romeno), e poi l’amico Chaïm Soutine, raffigurato nella posa ieratica di sacerdote ebraico o “cohen”.
Noi e Modigliani
Le persone incontrate da Modigliani s’incrociano con quelle che ne rievocano le vicende. A tenerle unite c’è il filo conduttore del racconto dipanato da Jeanne Hébuterne, l’ultima amante di Modigliani, suicidatasi due giorni dopo la morte del pittore. Splendida lei – nelle foto d’epoca e nei ritratti che le fece “Modì” – e non meno bella l’attrice che la interpreta sul grande schermo.
Colonna sonora del film sono le musiche originali di Maximilien Zaganelli e di Dmitry Myachin, con il brano di Piero Ciampi “Fino all’ultimo minuto” a fare da chiusura. Ho riconosciuto Paolo Virzì dalla voce ancora prima che comparisse di persona. Nel 2006 sono stato nella sua casa romana per intervistarlo a proposito del film “N – Io e Napoleone”, a cui era dedicato un servizio sul primo numero di “ALIBI – Per essere altrove”. Per la copertina scelsi una foto di Monica Bellucci, a riprova che non soltanto pittori e registi sono sensibili al fascino delle belle donne.

E poi ci sono, tra gli altri, lo storico dell’arte e specialista di Modigliani Marc Restellini; Laura Dinelli, responsabile Musei Civici di Livorno; la curatrice del Musée d’Art Moderne de Paris Jacqueline Munck e il giornalista di Le Monde Harry Bellet, dai baffoni alla Obelix e dall’invidiabile casa con vista su metà Parigi… L’artista e falsario John Myatt dice di considerarsi una “tribute band di Modigliani”. Ha pagato il suo conto con la giustizia e mostra agli spettatori alcuni suoi “Modigliani”. Vedendoli mi viene da pensare che scambiarli per veri “Modì” è un po’ come prendere un “Teomondo Scrofalo” per un Van Gogh…
Modì e Picasso
Bello, molto bello era Modigliani, racconta Restellini. In una foto Amedeo sembra Paddy Fermor da giovane. Con la “poeta” (non voleva essere chiamata “poetessa”!) Anna Achmatova, nata nel 1889 come la Tour Eiffel, Modigliani andava al Museo del Louvre per ammirare l’arte dell’antico Egitto, mentre Picasso scopriva l’arte africana al Trocadero. Lo spagnolo era un uomo di pancia, mentre l’italiano era un intellettuale, chiosa Restellini.
Si dice che Picasso, a corto di tele nella Parigi sotto occupazione, abbia dipinto un’opera sopra un lavoro di Modigliani. Per espiare in qualche modo lo sgarbo al collega, teneva un altro “Modì” nella sua collezione. Amedeo non produsse quanto Picasso, ma solo perché la sua vita fu molto più breve. In quattordici anni di carriera realizzò oltre trecento dipinti, una trentina di sculture e migliaia di disegni.
Naturalmente non poteva mancare il racconto del celebre episodio della beffa delle “teste di Modigliani”, rinvenute nei “Fossi” di Livorno. Ma, come detto sopra, senza nessun intento di rinfocolare vecchie e nuove polemiche.
L’arte di Modigliani richiede rispetto e contemplazione. Così, mentre voi sarete al cinema a godervi “Maledetto Modigliani”, io farò un salto alla Pinacoteca di Brera per ammirare le sue opere.
Saul Stucchi
Didascalie:
- Amedeo Modigliani
Ritratto di Jeanne Hébuterne - Amedeo Modigliani
Ritratto di Chaïm Soutine, 1916 - Il regista Paolo Virzì
Maledetto Modigliani
12, 13 e 14 ottobre 2020
L’elenco delle sale è sul sito di Nexo Digital www.nexodigital.it