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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Recensione di “Ermitage. Il potere dell’arte”

22 Ottobre 2019 Scritto da Saul Stucchi

Recensione di “Ermitage. Il potere dell’arte”

Lo dico subito, così mi tolgo il pensiero. Alle orecchie di un giornalista culturale con formazione classica risuona come il graffio di un’unghia sulla lavagna quella “i” di troppo che trasforma gli Sciti in Sciiti. Ecco: l’ho detto. A parte questo grossolano errore di traduzione, il docu-film “Ermitage. Il potere dell’arte” ha tutto quello che serve per incantare. Sfavilla come un ricco forziere aperto sui tesori che custodisce. Quello che appunto è.

Il film viene proiettato nelle sale italiane solo nelle date del 21, 22 e 23 ottobre. Prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital, è diretto da Michele Mally, mentre il soggetto porta la firma di Didi Gnocchi che ha curato anche la sceneggiatura con Giovanni Piscaglia.

Toni Servillo in una scena del film "Ermitage"

Le collezioni dell’Ermitage

Sono oltre 3 milioni i pezzi delle sue collezioni, di cui soltanto il 3 per cento è attualmente esposto. Sono gioielli approdati all’Ermitage “tutti con legittime compravendite”: è una frecciatina ad altre prestigiose istituzioni, in primis il Museo del Louvre.

A raccontare la vibrante storia di un palazzo che è una città e di una città che è una magia è niente meno che Toni Servillo. Di sala in sala, attorniato da capolavori dell’arte europea, l’attore napoletano rievoca le tappe più significative di questa arca di bellezza e armonia, la vera anima di San Pietroburgo. “Questo è il luogo dove la politica si è fatta arte”.


Dal primo quadro di Rembrandt acquistato dallo zar Pietro I alle collezioni di arte moderna di Ivan Morozov e Sergei Shchukin (i capolavori della collezione Shchukin io li ho ammirati in mostra alla Fondation Louis Vuitton di Parigi). Dalle opere messe insieme dalla volitiva Caterina II che estromise dal trono il marito, il debole Pietro III, alla dispersione di numerosi gioielli per fare cassa nei momenti di crisi. È per questo motivo, per esempio, che l’“Annunciazione” di Jan van Eyck si può ammirare alla National Gallery of Art di Washington D.C. e non all’Ermitage.

E ancora: i divini marmi del Canova (qui c’è lo zampino di Giuseppina di Beauharnais, già moglie di Napoleone) e i quadri appartenuti alla splendida collezione veneziana dei Barbarigo, tra cui la “Maddalena penitente” di Tiziano (all’Ermitage è transitato anche il “Ritratto di dama con la figlia” dello stesso Tiziano, adesso esposto alla mostra “Da Tiziano a Rubens” al Palazzo Ducale di Venezia). E poi il “Suonatore di liuto” del Caravaggio (un recente restauro ha permesso di goderne al meglio tutti i dettagli, compreso lo spartito del madrigale “Voi sapete ch’io v’amo anzi v’adoro” di Jacques Arcadelt.

Galleria dei Canova, Palazzo d'Inverno © San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage

Senza tralasciare l’emozionante Galleria degli Eroi, con i ritratti dei 332 generali che contribuirono alla sconfitta di Napoleone, sotto il comando di Kutuzov (ma lo zar Nicola I amava tanto la tela con la rappresentazione di Napoleone che riceve la petizione di un invalido mentre passa in rassegna i soldati nel cortile del Palazzo delle Tuileries, dipinto da Horace Vernet nel 1838 e acquistato dal sovrano direttamente dall’artista. Probabilmente ammirava in quelle schiere geometricamente disposte una marzialità che non riscontrava nelle proprie truppe…).

Il Palazzo e la Città

La camera da presa entra ed esce dal Museo dell’Ermitage, dal Palazzo d’Inverno (che ne fa parte), sale sui tetti della città dei sognatori, fa intravedere l’infinita Prospettiva Nevskij, ci apre le case museo di Dostoevskij (che tanto amava la “Madonna Sistina” di Raffaello), di Anna Achmatova, di Nabokov, l’ufficio di Lenin.

Si sofferma sulle statue di Pushkin e di Gogol… Spezzoni di documentari d’epoca e dei film di Sergej Ėjzenštejn rievocano i momenti più tragici della storia di San Pietroburgo – Pietrogrado – Leningrado, compresi i 900 giorni dell’assedio della città.

Al racconto di Servillo s’intrecciano gli interventi, tra gli altri, dello scrittore e storico della cultura russa Orlando Figes e del regista Aleksandr Sokurov. Naturalmente non poteva mancare Michail Borisovic Piotrovskij, Direttore Generale del Museo Statale Ermitage, archeologo, orientalista e linguista. Anche suo padre, Boris Borisovich Piotrovskij, ricoprì per anni la carica di Direttore dell’Ermitage. Come archeologo compì importanti scavi in siti riferibili alla civiltà degli Sciti (con una “i”).

E poi c’è il direttore della National Gallery di Londra, Gabriele Finaldi, già vicedirettore per le collezioni del Museo del Prado. Ma si parla anche di legami con la Francia e con l’Italia, in particolare con le Gallerie d’Italia. In una scena si riconoscono il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, e il responsabile del Coordinamento della sede museale di Milano, Giovanni Morale.

Correggio, Ritratto di giovane donna, Museo dell'Ermitage

PS: dal 24 ottobre 2019 all’8 marzo 2020 ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia sarà esposto il “Ritratto di giovane donna” del Correggio, prestato dal Museo dell’Ermitage.

Saul Stucchi

Didascalie:

  • Toni Servillo in una sala del Museo dell’Ermitage
  • Galleria dei Canova, Palazzo d’Inverno
    © San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage
  • Correggio (Antonio Allegri)
    Ritratto di giovane donna, 1520 ca.
    Olio su tela, 103 x 87,5 cm
    San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage

Ermitage. Il potere dell’arte

21, 22 e 23 ottobre 2019

L’elenco delle sale è sul sito di Nexo Digital www.nexodigital.it

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