Lo spettacolo prende il via con rumori di spari, boati di bombe in lontananza e grida. Finzione e realtà si accavallano e si confondono. Ieri e oggi. Ieri è oggi. Al Piccolo Teatro Grassi di Milano giovedì 24 febbraio andava in scena la prima di “Eichmann. Dove inizia la notte” di Stefano Massini, per la regia di Mauro Avogadro, che verrà replicato fino a domenica 6 marzo.
Tutti i nostri schermi, da tasca o da soggiorno, mostravano le fiamme e le colonne di fumo alzarsi dalle città dell’Ucraina. Lo zar di tutte le Russie ha annunciato che vuole denazificare il vicino di casa. E come, se non con una guerra? Lo spettacolo di Massini intende invece indagare come si arriva al momento più tragico e spietato della nazificazione di un intero continente. Cosa serve? Essenzialmente due cose: una struttura e una persona che si occupi della sua organizzazione. Il Terzo Reich trovò in Adolf Eichmann il solerte organizzatore della Soluzione Finale, lo sterminio di tutti gli ebrei d’Europa. Impresa tutt’altro che semplice ma che arrivò vicinissimo alla sua piena realizzazione.

Massini mette in scena Eichmann – ne veste i panni Paolo Pierobon – e la scrittrice Hannah Arendt, autrice del celeberrimo e fondamentale “La banalità del male” – impersonata da Ottavia Piccolo. Il processo dell’ufficiale nazista a Gerusalemme, dove vi era stato portato in seguito al “prelevamento” – rapimento – in Argentina (ricordo di aver visto alcuni documenti falsi realizzati dal Mossad per quell’operazione, esposti nella mostra “Fake?” al Tel Aviv Museum of Art), diventa un confronto diretto tra il gerarca e l’intellettuale, tra l’accusato e l’accusatrice, tra il carnefice e la vittima. Quest’ultima contrapposizione, in realtà, è più ambigua e sfumata.
La banalità del male
Ma facciamo un passo indietro. Ai due estremi del palcoscenico sono posizionati due appendiabiti: quello a sinistra porta un’uniforme da SS, quello a destra vestiti su cui è stata cucita la stella gialla (i costumi sono di Giovanna Buzzi, mentre le scene sono realizzate da Marco Rossi, illuminate dalle luci disegnate da Michelangelo Vitullo).
È la rappresentazione simbolica della distanza che separa i due poli. Ma nello svolgimento della pièce i personaggi copriranno tutto lo spazio del palcoscenico, avvicinandosi e respingendosi di volta in volta, senza mai trovare un equilibrio stabile.

“Dove comincia e perché comincia il male?”: questo cerca di capire lei da lui. Le interessa sapere chi era lui prima di diventare “Eichmann”. Un burocrate roso dall’ambizione che ha fatto quello che ha fatto per arrivare a Berlino, dove suo padre non aveva mai pernottato perché non poteva permettersi il costo degli alberghi. Tutto per una promozione. Eccola, la banalità del male. Non soltanto di Eichmann, sia chiaro. Ciascuno dei collusi con il regime nazista ebbe la propria responsabilità.
Tempi bui
Lui relativizza e non nasconde l’orgoglio di aver gestito la macchina organizzativa così bene da meritarsi gli elogi del Führer in persona, lei tenta di riportarlo alla realtà, analizzando la natura del potere che è il piacere di entrare nella vita altrui senza bussare né chiedere permesso.
Consentitemi come chiusura una piccola considerazione personale. Se il processo ad Eichmann a Gerusalemme si fosse svolto così, ahimè, viene da pensare che l’imputato avrebbe avuto qualche chance di evitare l’impiccagione. Non tanto per l’interpretazione che mi è parsa un po’ tiepida di Ottavia Piccolo (più incisivo nel suo ruolo mi è sembrato Pierobon), quanto per la forza (ovvero la debolezza) delle argomentazioni che Massini affida alla Arendt.
Meglio forse lasciare la parola a quest’ultima.
In quell’epoca oltremodo buia, dentro e fuori della Germania, fu in realtà particolarmente forte la tentazione, di fronte a una realtà apparentemente insopportabile, di abbandonare il mondo e il suo spazio pubblico per un’esistenza interiore, o semplicemente di ignorarli a vantaggio di un mondo immaginario “come dovrebbe essere” o “come era stato una volta”.
Il brano è preso da “L’umanità in tempi bui”, ripubblicato da Raffaello Cortina Editore nel 2019. Mala tempora currunt sed peiora parantur.
Saul Stucchi
Foto di Tommaso Le Pera
Eichmann. Dove inizia la notte
di Stefano Massiniregia Mauro Avogadro
con Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon
scene Marco Rossi
costumi Giovanna Buzzi
musiche Gioacchino Balistreri
luci Michelangelo Vitullo
produzione Teatro Stabile di Bolzano / Teatro Stabile del Veneto
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Piccolo Teatro GrassiVia Rovello 2, Milano
Quando
Dal 24 febbraio al 6 marzo 2022Orari e prezzi
Orari: martedì, giovedì e sabato 19.30mercoledì e venerdì 20.30
domenica 16.00
Lunedì riposo
Durata: 85 minuti senza intervallo
Biglietti: intero platea 33 €; intero balconata 26 €