Fino al prossimo 22 aprile si può visitare al Tel Aviv Museum of Art la mostra intitolata “Fake?”, allestita nel padiglione intitolato a Sam e Ayala Zacks dell’edificio principale del museo della città israeliana. Curata da Doron J. Lurie, noto anche in Italia, soprattutto per le mostre sulla dinastia Brueghel, l’esposizione è un interessante viaggio nel mondo del falso, la cui geografia ha confini molto incerti.
I musei di ogni paese hanno ospitato reperti che studiosi o comuni visitatori hanno smascherato come falsi. E chissà quante opere e manufatti, più o meno antichi, ancora restano da smascherare! Nelle teche del percorso espositivo vengono presentati orologi, borse “firmate”, pacchetti di sigarette e bottiglie di liquori: tutto materiale rigorosamente “taroccato”. Ci sono anche banconote falsificate dall’Egitto, confiscate dall’esercito israeliano durante la campagna del Sinai del 1956.
E non si pensi che la falsificazione sia un portato della civiltà contemporanea, reso possibile dalle nuove tecnologie. Il falso è infatti vecchio come il mondo. Il problema resta sempre lo stesso: come distinguerlo dal vero?
Il falso Vermeer
Una sezione, intitolata la “Vendetta del falsario”, è dedicata al clamoroso caso di Han van Meegeren. Qui ci sono riproduzioni fotografiche di opere d’arte da lui imitate, come la “Donna in blu che legge una lettera” di Vermeer, e un’immagine che ritrae i direttori del Museo mentre esaminano il dipinto, prima di decidersi a comprarlo.
Sono esposti inoltre la “Cena in Emmaus”, realizzato nel 1936-7, prestato dal Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam e un disegno fatto dall’artista per spiegare alla corte come avesse dipinto il quadro sopra un’opera precedente, una tela di scarso valore del XVIII secolo. C’è anche un autoritratto di van Meegeren, datato al 1923, arrivato da una collezione privata dei Paesi Bassi.
Il falsario riuscì a ingannare molti storici dell’arte. Deve aver agito su di loro la brama di scoprire un “nuovo” Vermeer, pittore di cui al mondo restano soltanto 36 opere autentiche.
Nel 1938 venne organizzata una mostra attorno alla nuova scoperta che ricevette recensioni entusiastiche dalla stampa proprio per il “Vermeer” di van Meegeren. Meno di dieci anni dopo, nel 1947, il pittore era a processo: così ce lo mostra un video trasmesso su uno schermo. In mezzo, naturalmente, la seconda guerra mondiale, con il corollario di furti d’arte e il successivo, ma incompleto, recupero.
Operazione Eichmann
Ad altro tipo di falsificazione rimanda la teca con il materiale relativo a una delle operazioni più eclatanti del Mossad, ovvero il rapimento di Adolf Eichmann in Argentina. La carta d’identità del finto ingegnere della compagnia aerea El Al usata come copertura contiene un errore che poteva costare caro ai servizi segreti israeliani: reca infatti l’informazione “nato ad Afula nel 1910”, mentre la città venne fondata soltanto 15 anni dopo. Ma nessuno se ne accorse.
Eichmann fu “prelevato” a una finta fermata dell’autobus, anch’essa in mostra, e portato in aereo in Senegal e da lì in Israele. Sottoposto a processo a Gerusalemme (il resoconto è diventato un classico della letteratura del Novecento, “La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme” di Hannah Arendt che vi assistette come inviata del New Yorker), fu condannato a morte per impiccagione.
In mostra c’è tanto alto ancora, come false opere di Modigliani e di Rodin accanto ad altre autentiche, un “Ritratto di Cuthberg Scott, vescovo di Chester” di anonimo, realizzato attorno alla metà del Cinquecento: nel XIX secolo è stato modificato in un ritratto di Enrico VIII, nello stile di Hans Holbein il Giovane, per accrescerne il valore, una copia dei “Cinque bagnanti” di Cézanne dipinta da Egisto Fabbri che collezionava Cézanne autentici…
E poi falsi reperti archeologici, tra cui alcune monete della rivolta giudaica del 66-70 d.C., quella che portò alla distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme. Molto interessante la storia di Moses Wilhelm Shapira, trovato morto in un piccolo hotel di Rotterdam nel marzo del 1884. Falsario di reperti archeologici a Gerusalemme, ebbe l’ardire di creare un’intera cultura, a cui diede il nome di Moabetica (si merita dunque un approfondimento…).
Damnatio memoriae
Una sezione è dedicata ai falsi in fotografia. Lo storico incontro tra Theodor Herzl, il padre del Sionismo, e il Kaiser Guglielmo II avvenne davvero, ma la foto che lo ha immortalato è un fotomontaggio di due diverse immagini. E la celeberrima foto del “Miliziano colpito a morte” di Robert Capa, scattata il 5 settembre 1936, è vera, impostata o addirittura falsa?
Non aveva scrupoli Stalin che ordinava fotoritocchi ogni volta che epurava qualcuno. Così lo vediamo insieme a tre compagni, poi con due, poi con uno e infine da solo: damnatio memoriae in salsa russa!
Non vanno dimenticate le copie realizzate per motivi di studio. Nel 1932 venne fondato il Tel Aviv Museum of Art nella casa di Meir Dizengoff, il primo sindaco della città. Ospitava numerose copie di opere d’arte per finalità dimostrative, una scelta che fu molto criticata da Chagall. Delle repliche di sculture rimane soltanto quella del “David” di Bernini: è esposta in mostra. La copia, naturalmente, non l’originale, rimasto nella Galleria Borghese di Roma!
Saul Stucchi
Didascalie:
- Una sala della mostra
- Han van Meegeren
Cena in Emmaus, 1937 (alla maniera di Vermeer)
Olio su tela
Prestito del Museum Boijmans van Beuningen, Rotterdam - Falsificazione dei “Cinque bagnanti” di Paul Cézanne
Olio su tela
Tel Aviv Museum of Art
Fake?
Tel Aviv Museum of Art
Fino al 22 aprile 2017