Non so a voi, ma a me ultimamente è capitato – per una lunga serie di circostanze tutt’altro che fortuite – di ammirare diverse opere di Peter Paul Rubens.
Il pittore fiammingo è uno dei protagonisti assoluti della bella mostra che ha appena aperto i battenti al Palazzo Ducale di Venezia, intitolata “Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe” (a breve potrete leggerne la recensione qui su ALIBI Online).
Al Museo di Castelvecchio di Verona ho invece rivisto con piacere la “Dama delle licnidi”, una delle diciassette opere trafugate nel 2015 e ritrovate l’anno successivo in Ucraina.
E in occasione della gita Mantova per assistere all’incontro con Maryanne Wolf e Alberto Manguel al Festivaletteratura ho fatto in tempo a visitare Palazzo Ducale, dove è esposto il grande dipinto della “Trinità adorata dalla famiglia Gonzaga” (letteralmente fatto a pezzi e poi in qualche modo ricomposto).
La Madonna della cesta

Non vedo quindi l’ora di fare un salto a Firenze per osservare da vicino la “Madonna della cesta” di Rubens, tornata nella Sala di Giove della Galleria Palatina di Palazzo Pitti dopo tre anni di restauro ad opera degli specialisti dell’Opificio delle Pietre dure (Francesca Ciani Passeri e Patrizia Riitano con Andrea Santacesaria).
La tela aveva bisogno di questa lunga “operazione” perché nel tempo aveva accumulato interventi pesanti e poco rispettosi che avevano compromesso la profondità e la ricchezza cromatica del pennello di Rubens.
Cecilia Frosinini, che si è occupata della supervisione del restauro dell’opera, ha detto:
“Adesso nella Madonna della cesta è di nuovo possibile ammirare i dettagli degli incarnati e delle capigliature, che rimandano ad una verità tutta fiamminga della resa naturalistica dei personaggi e che avvicinano i protagonisti sacri alla ritrattistica domestica tanto cara a Rubens.
Altro elemento di grande rilievo, dopo la pulitura, risulta poi essere il bel tappeto che di nuovo indirizza verso le ricchezze materiche dei brani quasi da natura morta ante litteram, che l’artista introduce nelle sue opere per alludere allo status sociale dei committenti”.
Saul Stucchi
Palazzo Pitti – Le Gallerie degli Uffizi
Firenze
Orari: da martedì a domenica 08.15-18.50. Lunedì chiuso
Biglietti: intero 20 €; ridotto 2 €