Siccome siamo in campo cinematografico, cito Massimo Troisi: “Scusate il ritardo”. Da un po’ di tempo non parlo di film, ma ho avuto i miei buoni motivi. Tralasciamo le ciance e tuffiamoci allora in una pellicola un po’ particolare: “Dans la ville blanche” di Alain Tanner (1982).
Particolare, per diverse ragioni. In primo luogo, perché è parlata in quattro lingue: inglese, tedesco, portoghese e francese; in italiano esistono solo versioni doppiate parzialmente. Poi, perché la storia si presenta duplice: la cinepresa del regista, ma anche la piccola Super 8 del protagonista; la donna di Lisbona contrapposta alla moglie in Svizzera.
E, per ultimo, la città bianca (ovviamente Lisbona), che ruba la scena alle vicende personali del personaggio interpretato da Bruno Ganz.

Un marinaio in crisi
Mi sembra necessario raccontare un minimo di trama. A Lisbona sbarca, apparentemente con nessuna intenzione di tornare in mare, Paul, marinaio in crisi esistenziale. Vuole trascorrere del tempo, senza preoccuparsi di niente. Conosce, frequenta e ama una cameriera dell’albergo in cui risiede, ma la storia ha un epilogo imprevisto. Lascia quindi – in treno – la città bianca, in direzione della Francia.
…Dell’errore eterno nel viaggio eterno
dal Faust di Fernando Pessoa
tutto quanto puoi sapere nell’anima che osa,
è sempre nome, sempre linguaggio,
il velo e il mantello di un’altra cosa…
Una storia apparentemente banale, simile a tante altre, non fosse per la capacità del regista/sceneggiatore Tanner di creare intorno a Ganz un’atmosfera affascinante e struggente che rimane la caratteristica fondamentale del film.
Si avvicina, la pellicola, ad un’opera impressionista, nella quale Paul (il marinaio) cerca di scoprire, attraverso il suo particolare mondo interiore, una città “diversa”: tantissime le sequenze delle stradine in salita e in discesa ove passano i tram, i suoni e i rumori dei mercati, le voci che arrivano dall’interno delle case, ma anche la visione del mare, delle abitazioni semplici, delle facciate, degli angoli, illuminati dal riverbero della luce dell’Atlantico.
Lisbona, la città bianca
Lisbona è la vera protagonista: alle mute immagini del Super 8 di Paul, si associano le riprese del regista, con l’avvolgente sax di Jean-Luc Barbier (musicista jazz svizzero), un suono perfetto per esprimere la saudade che avvolge la città.
Tra l’altro (siamo nel 1982) la città bianca che incontra Paul sta mutando radicalmente il suo volto.
Il regista Tanner aveva accettato la proposta del produttore portoghese Paulo Branco di girare un film a Lisbona per raccontare il cambiamento della città dopo la rivoluzione pacifica del 1974, “La rivoluzione dei garofani”: per realizzare questo viaggio, aveva creato il personaggio di Paul, impersonato da Bruno Ganz, attore versatile, capace di una interpretazione intuitiva e carismatica.
Poco per volta, nell’evoluzione della storia, si assiste a una progressiva identificazione tra lo stato d’animo di Paul e il tempo sospeso che suggerisce la bellezza decadente di Lisbona.
Tuttavia, nonostante la relazione con Rosa, il marinaio rimane un’anima vagabonda e solitaria, che affonda lentamente in una condizione sospesa, in un vuoto esistenziale.
- Paul: “Ese reloj va al revés”
- Rosa: “No. Va bien. El mundo es el que va al revés”
- Paul: “Interesante. Si todos los relojes fueran al revés, el mundo iría
como debe ir”.
Traduzione
- Paul: “Quell’orologio va al contrario”
- Rosa: “No. Va bene. È il mondo che va al contrario”.
- Paul: “Interessante. Se tutti gli orologi andassero al contrario, il mondo andrebbe come deve andare”.
La carriera di Alain Tanner
Qualche notizia, per finire, su Alain Tanner. Nasce a Ginevra nel 1929, figlio di un pittore e di un’attrice. Al collegio Calvino (sempre di Ginevra) studia economia e insieme con Claude Goretta, fonda un cineclub. Dopo diversi viaggi per il mondo e vari lavori, arriva a Londra nel 1955, all’epoca del “Free Cinema” e qui conosce gli artisti del nuovo panorama cinematografico inglese.
Da un primo cortometraggio, girato insieme con Goretta (“Nice Time”, 1957), parte la sua produzione filmica, prima con documentari per la BBC, quindi per la Svizzera romanda e per la Francia. Tornato in patria, è tra i fondatori del “Groupe 5”, quello che è stato definito il nuovo cinema svizzero.
Nel 1969 gira il suo primo lungometraggio a soggetto: “Charles mort ou vif” e da qui prende avvio la sua carriera. Tra le sue opere, ricordo almeno “La salamandre” (1971), che lo fece conoscere al grande pubblico e “Jonas qui aura 25 ans dans l’an 2000” (1976).
Note e curiosità
Per la serie “sempre sul pezzo”, nella mostra di Venezia testé conclusa (la settantasettesima), il giorno 21 agosto, “Dans la ville blanche” – appena restaurato – è stato proiettato tra i “Classici fuori mostra”.
Solo per chi fosse molto pignolo e per chi ha avuto modo di apprezzare il fascino di Lisbona, posso aggiungere che il film è stato girato quasi interamente ad Alfama, uno dei quartieri più antichi della città.
Citazione finale d’obbligo per Bruno Ganz. Nato a Zurigo nel 1941, morto a Wadenswill nel 2019. Nella sua carriera è stato molto amato dal pubblico, ma anche apprezzato dalla critica. È stato un grandissimo attore teatrale, oltre che di cinema.
Tante le parti da lui interpretate: ricordo qui almeno quella di uno dei due angeli (lui era Damiel) de “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders; poi, il ruolo di Hitler nel film “La caduta” di Oliver Hirschbiegel e quello di Ferruccio Girasole in “Pane e tulipani” di Silvio Soldini.
L S D
Dans la ville blanche
Regia: Alain Tanner
Sceneggiatura: Alain Tanner
Interpreti: Bruno Ganz, Teresa Madruga, Julia Vonderlinn, José Carvalho