Torniamo al cinema inglese con “Naked” di Mike Leigh (1993). Continua la serie dei reietti. Ma, quello che fa la differenza, rispetto ai film di cui ho parlato in precedenza (“Daunbailò”, “Il grande Lebowski”, “Animal House”, “Clerks”), è l’universo umano che circonda Johnny (il protagonista). Non si parla più soltanto di “un” disadattato che si muove in un mondo che non lo capisce, ma è l’intero mondo che appare disadattato.

La storia di Johnny
Volendo vederlo in una chiave diversa, Johnny non è neppure un personaggio troppo strano: è un border line, ma con una visione filosofica e un cinismo degni di miglior causa; lasciano invece un’impressione peggiore quelli che incontra durante la notte: le ragazze e tutti i vari tipi di fauna umana. Sono, chi più chi meno, impantanati in un gioco che non presenta nessuna speranza, nessuna via d’uscita. Siamo nel 1993 e ci viene presentata una generazione già moribonda.
È necessario, però, puntualizzare che l’universo in cui si muove Mike Leigh non è esattamente quello delle classi medie o agiate, con i loro presunti problemi. Lui parla fondamentalmente della piccola borghesia o della working class delle periferie, quella che fatica ad arrivare alla fine del mese.
La storia è semplice. Johnny arriva a Londra da Manchester e trova ospitalità in casa di una sua ex. Quando poi esce a vagabondare per la città, incontra diversi personaggi tutti accomunati da un senso di frustrazione, di emarginazione, dalla mancanza di un minimo di ideale di vita. La stessa Londra si accorda a questa disperata umanità, mostrando di sé un volto livido e desolato.
Grande maestria dimostra, però, Mike Leigh nel mitigare il profondo pessimismo con una tagliente ironia.
…e se Dio ci avesse messo qui per il suo divertimento?”
Johnny rappresenta un nuovo tipo di “giovane arrabbiato” che riporta alla memoria John Osborne (“Ricorda con rabbia”) e gli “Young angry men”, i giovani drammaturghi inglesi attivi tra gli anni Cinquanta ed gli anni Sessanta del novecento. Tuttavia, se allora il movimento di ribellione nasceva per le vicende della politica interna inglese (il declino della potenza britannica), nell’opera che stiamo analizzando, il senso della rivolta nasce dal rifiuto di una società che si avvia verso una fine prossima ventura.
Tutti (soprav)vivono riempiendo le loro giornate con vuoti rituali, con quella normalità – che Johnny definisce da “personcine felici” – utile a mascherare l’assoluta incapacità nello stabilire veri rapporti con gli altri.
Mike Leigh
Mike Leigh è del 1943. Nasce in una piccola località industriale vicino a Manchester. Trasferitosi a Londra, studia disegno, pittura, scenografia, recitazione e lavora con diverse compagnie teatrali. Nel 1971 realizza il suo primo lungometraggio (“Bleak Moments”: in italiano “Momenti tristi”). Torna al cinema solo alla fine degli anni Ottanta e da quel momento realizza opere molto interessanti.
Insieme con Ken Loach, diventa un punto di riferimento per il cosiddetto “realismo inglese”, un movimento assai critico verso la società britannica (e non), che nasce dall’analisi delle condizioni di vita delle classi più emarginate, le persone “invisibili”, quelle persone comuni che possiamo incontrare in ogni momento della nostra giornata.
A vario titolo possiamo far rientrare nella stessa voglia di protesta, anche i primi lungometraggi di Stephen Frears, di Mike Newell, di Neil Jordan e altri.
Rispetto a Ken Loach, regista molto più impegnato e politicamente sempre molto schierato, Leigh ha un atteggiamento differente. Racconta le sue storie in modo più dimesso, e, anche se rivela aspetti amari e tristi dell’esistenza, lo fa con un tono quasi sorridente, con la compassione di chi conosce bene quei problemi.
Note
“Naked” è stato presentato in concorso al 46° festival di Cannes e Mike Leigh ha vinto il premio per la migliore regia e il protagonista (Johnny: David Thewlis), il premio per la migliore interpretazione maschile.
E, a proposito di Cannes, nel 1996, con “Segreti e bugie” il regista inglese ha conquistato meritatamente la Palma d’Oro. Nel 2004 a Venezia ha vinto il Leone d’Oro per “Il segreto di Vera Drake”.
Riprendo in fine il discorso sui giovani arrabbiati degli anni Sessanta. Dal teatro al cinema, il passo è breve. Così, tra il 1955 e il 1963, si affaccia alla ribalta del grande schermo una nuova generazione di registi (tra i quali Tony Richardson, Karel Reisz, Lindsey Anderson), sicuramente influenzati dal movimento culturale di cui sopra e pervasi da un nuovo atteggiamento nei confronti delle classi lavoratrici.
Il discorso è lungo e complesso. A me basta accennare come, tra questa prima New Wave (in cui si evidenziavano già i germi di una profonda trasformazione della società inglese) fino ad arrivare al nostro Leigh, corre un filo (rosso) che dalle isole britanniche arriva a porre in discussione l’intero odierno sistema capitalistico.
L S D
Nell’immagine un fotogramma del film
Naked
Regia: Mike Leigh
Interpreti: David Thewlis, Lesley Sharp, Katrin Cartlidge, Greg Cruttwell