“L’ALIBI della domenica” è dedicato al Mar Mediterraneo. E a tanto altro…
Sotto l’aspetto culturale quella che si chiude oggi è stata per me una settimana molto intensa. Ho iniziato ad ascoltare l’audiolibro de Il nome della rosa di Umberto Eco, letto da Tommaso Ragno: un’ora al giorno, non di più. Non soltanto ho già letto il libro – quand’ero ragazzino, qualche anno dopo la pubblicazione (1980) – ma ho visto il film di Jean-Jacques Annaud (1986) e l’adattamento teatrale di Stefano Massini (“Il nome della rosa al Teatro Franco Parenti di Milano”). Quindi non è per la suspence che mi duole interrompere l’ascolto quando scocca l’ora. Molto è merito dalla calda voce di Ragno, ma la magia sta soprattutto nell’atmosfera che ha saputo creare Eco, mescolando storia e religione, filosofia e ironia, letteratura ed enigmistica.

Procede la lettura de I fratelli Karamazov di Dostoevskij, nella nuova traduzione di Claudia Zonghetti per Einaudi, al ritmo di dieci pagine al giorno (impiegherò dunque 100 giorni per completare l’opera). Ho finito oggi il V capitolo del III libro della Prima Parte. Mi sono già appuntato il compito di approfondire la complessa struttura del romanzo, la sua architettura. Nelle pagine di oggi Dmitrij ha aperto al fratello Alëša il suo cuore diviso tra Katerina Ivanovna e Grušen’ka. Anche in questo caso so già come andrà a finire ma, signori miei, che maestria nel gestire tante storie l’una incastrata nelle altre come matrioske e nello scandagliare l’animo umano!
Ritorno a teatro
Ho poi ripreso ad andare a teatro. Su ALIBI potete leggere le recensioni di “Moby Dick alla prova” di Elio De Capitani (da Orson Welles) in scena al Teatro Elfo Puccini e di “Pour un oui ou pour un non” di Pier Luigi Pizzi (da Nathalie Sarraute) con Umberto Orsini e Franco Branciaroli, in cartellone al Piccolo Teatro Grassi, sempre a Milano. Entrambi gli spettacoli meritano i calorosi applausi che ho sentito al termine delle rispettive recite.

La vera sorpresa è stata però il concerto a cui ho assistito ieri sera alla Palazzina Liberty di Milano, intitolata a Dario Fo e Franca Rame (rendo grazie all’autore del trafiletto pubblicato sul Corriere della Sera. E poi dicono che i giornali non servono più a niente!). Mi vergogno a dire che non c’ero mai stato prima, dunque vi lascio immaginare lo stupore nell’ammirare la grande sala centrale con le postazioni dei musicisti e i tavolini per il pubblico a fare da corona.

Davvero bella la cornice. Ma l’esecuzione dell’Orchestra da camera Milano Classica, diretta da Ernesto Casareto, è stata anche meglio. Davvero ha condotto gli spettatori / ascoltatori in “un viaggio attraverso le musiche del Mediterraneo”, come prometteva il sottotitolo della serata “Storie di un mare chiuso”.
L’unica mia perplessità – lo confesso – sta nella scelta dell’aggettivo per definire quello che per secoli è stato il “Mare Nostrum”. Pur quasi sigillato in una circonferenza poco meno che completa dalle sue coste, il Mediterraneo è sempre stato tutto tranne che “chiuso”. È anzi il mare “aperto” per eccellenza. E le tragedie che negli ultimi anni ne stanno arrossando le acque sono un insulto alla sua millenaria storia di civiltà (al plurale), oltre che un delitto di cui siamo corresponsabili.
Il programma
Questo è stato il programma del concerto:
- Mikis Theodorakis
Sirtaki da “Zorba il Greco”
arrangiamento Melos Factory - Nikos Skalkottas
Cinque danze greche per orchestra d’archi - Mikis Theodorakis
Adagio per flauto, archi e percussioni - Giovanni Sollima
Federico II da “Viaggio in Italia” - Enzo Romano
Fantasia sui temi di “Mediterraneo” per archi, flauto e percussioni
prima esecuzione assoluta - Ottorino Respighi
Antiche danze ed arie per liuto, terza suite (secoli XVI-XVII), P 172
Italiana
Arie di corte
Siciliana
Passacaglia - Tradizionali salentine
Lu rusciu te lu mare/Pizzica Indiavolata
Avevo deciso di andare al concerto per riascoltare il celeberrimo sirtaki di Theodorakis, al quale Marco Grassano sta dedicando qui su ALIBI il reportage “Ritorno a Chanià”. Lo scorso settembre era stata invece la scrittrice Elena Rausa a raccontare le esequie del Maestro, nella testimonianza “Autopsia del saluto a Theodorakis, ultimo eroe”.
L’esecuzione del sirtaki è stata da brividi, ma tutto il resto del concerto dell’Orchestra da camera Milano Classica non è stato da meno, fino all’apoteosi del bis della pizzica salentina, con il pubblico che batteva le mani a tempo. Non posso che ringraziare.
A pranzo, poco fa, ho celebrato la Grecia con un bicchierino di ouzo regalatomi la scorsa estate da un albergatore della penisola del Mani. Adesso esco. Fingerò di smaltire qualche caloria passeggiando mentre “Adso nello scriptorium riflette sulla storia del suo ordine e sul destino dei libri”.
Saul Stucchi
Milano Classica
Palazzina Liberty
Largo Marinai d’Italia 1
Milano
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