Ieri sera, martedì 11 gennaio, nella Sala Shakespeare del Teatro Elfo Puccini di Milano è andato in scena – in prima nazionale – lo spettacolo “Moby Dick alla prova”, le cui repliche si protrarranno fino a domenica 6 febbraio. Dedicato alla memoria di Gigi Dall’Aglio, abbiamo dovuto attendere a lungo questo spettacolo di Elio De Capitani: per ovvi motivi che ancora influenzano la nostra vita quotidiana.
L’attesa è stata però ampiamente ripagata e i calorosi applausi della prima testimoniano l’ottima accoglienza del pubblico di questo che possiamo considerare un doppio esperimento. Come infatti Orson Welles, autore del testo, ha lavorato sul capolavoro di Melville, così De Capitani ha fatto sull’opera di Welles, utilizzando la traduzione della poetessa Cristina Viti di Moby Dick – Rehearsed (letteralmente “provato, ripassato”).

Non ha avuto timore nell’affrontare i due giganti e si è gettato anima e corpo nella sfida. Del resto, che altro avrebbe potuto fare? È proprio la sfida il tema della caccia al capodoglio bianco. Sfida soprattutto a se stessi. Attorno al regista – protagonista si muove una ciurma di interpreti ben calati nelle parti: più d’una per ciascuno. Come De Capitani è di volta in volta Achab e Lear o il capocomico o ancora Padre Mapple, così Angelo Di Genio è Ishmael e un attore giovane, mentre Giulia Viana (a lei vanno i miei applausi più intensi) è all’inizio una giovane attrice, poi Cordelia e infine un magistrale Pip (oh povero, piccolo Pip!).
Teatro di parola
Deve infatti sapere il lettore – e tanto più lo spettatore – che gli attori in scena interpretano dei colleghi alle prese con un doppio incarico (e che carico!): Re Lear di Shakespeare e Moby Dick di Melville, appunto. Ma si può mettere in scena un romanzo di alcune centinaia di pagine ambientato nelle acque di sterminati oceani? Beh, risponde Welles sulla scorta di Shakespeare: non è più difficile che rappresentare battaglie in terra straniera. È sufficiente che il pubblico supplisca con la fantasia a quanto la compagnia non può realizzare con i propri mezzi. Il riferimento è ovviamente al celebre invito del coro nel prologo dell’Enrico V.

In realtà l’allestimento di De Capitani su questo aspetto guadagna molti punti. È vero che la balena non c’è, come nel testo di Welles, ma la sua presenza si fa via via più incombente e minacciosa, grazie a sapienti trucchi scenici, complici le luci disegnate da Michele Ceglia e il suono curato da Gianfranco Turco, a cui si aggiungono gli splendidi costumi di Ferdinando Bruni e le speciali maschere realizzate da Marco Bonadei.
Leggevo in un’intervista di Anna Bandettini a De Capitani, pubblicata su La Repubblica qualche giorno fa, che le maschere sono ispirate alle “protesi” che realizzava per i feriti francesi della Prima guerra mondiale la scultrice Anna Coleman Ladd. Curiosamente lo stesso giorno (sabato 8 gennaio) nelle pagine catalane del giornale El País (è l’edizione che leggo perché ci scrive il mio giornalista spagnolo preferito, se ve lo state chiedendo) Carles Geli recensiva la mostra La maschera non mente mai attualmente in corso al CCCB, il Centre de Cultura Contemporània de Barcelona. Nella foto che illustrava l’articolo compariva proprio la scultrice all’opera sul volto di un mutilato.
Non posso poi tralasciare l’apporto che danno allo spettacolo le musiche dal vivo di Mario Arcari e le parti cantate: la direzione del coro è di Francesca Breschi.
Umanità contro
Da metà della prima parte ci si imbarca sul Pequod, mollando gli ormeggi del palcoscenico su cui gli attori stanno provando. La caccia a Moby Dick avrà momenti di stanca, pause di riflessione e picchi di tensione. La ciurma darà sempre il meglio, agli ordini di Achab o tentando di resistervi, come il saggio ma pusillanime Starbuck, lo stesso Bonadei inventore delle speciali maschere.

Se la colpa del disastro ricade in gran parte sulle spalle del capitano, un Re Lear che non ha saputo o voluto cambiare idea, non è del tutto innocente nemmeno il primo ufficiale. Avrebbe dovuto fare di più per salvare se stesso e tutti gli altri. A ben vedere è il messaggio dell’installazione Umanità contro del MUSE – Museo delle Scienze di Trento, allestita nel foyer del teatro. Se non vogliamo che cali un sipario di morte sul grande teatro del pianeta, dobbiamo tutti fare la nostra parte.
Saul Stucchi
Foto di Marcella Foccardi
La foto dell’installazione del MUSE è di Saul Stucchi
Moby Dick alla prova
di Orson Wellesadattato – prevalentemente in versi sciolti – dal romanzo di Herman Melville
traduzione Cristina Viti
uno spettacolo di Elio De Capitani
costumi Ferdinando Bruni
musiche dal vivo Mario Arcari, direzione del coro Francesca Breschi
maschere Marco Bonadei
luci Michele Ceglia
suono Gianfranco Turco
con Elio De Capitani e Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Enzo Curcurù, Alessandro Lussiana, Massimo Somaglino, Michele Costabile, Giulia Viana, Vincenzo Zampa, Mario Arcari
una coproduzione Teatro dell’Elfo e Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Teatro Elfo Puccinicorso Buenos Aires 33, Milano
Quando
Dall’11 gennaio al 6 febbraio 2022Orari e prezzi
Orari: da martedì a sabato 20.30Domenica 16.00
Lunedì riposo
Durata: 2 ore e 20 minuti con intervallo
Biglietti: intero 33 €; ridotti 17,50 / 16,50 €/p>