Come mi aveva anticipato al telefono un paio di giorni prima, Nello Forti Grazzini arriva in bicicletta all’Osteria dell’Acquabella di Milano. Aveva voluto sincerarsi che l’appuntamento fissato per il primo d’aprile non fosse uno scherzo. Da parte mia, invece, prima dell’incontro avevo fatto una piccola ricerca su internet, durante la quale mi ero imbattuto nel gruppo di ex studenti che su Facebook hanno dato vita a Nellocrazia: da visitare per farsi un’idea del lato più goliardico di questo professore di liceo grande esperto di arazzi. Legata la bici al palo di un cartello stradale, lo conduco al tavolo che ci è stato riservato, spiegandogli che non sono mai stato prima in quel locale, ma che mi è stato caldamente consigliato da una conoscenza comune. Dopo i primissimi convenevoli, decidiamo di passare all’informale “tu”, ma ancora Nello non appare completamente a suo agio. L’iniziale titubanza è senza dubbio dovuta alla reciproca mancanza di informazioni più dettagliate e quindi impieghiamo i primi minuti a prendere le rispettive misure: del resto il nostro è una specie di “appuntamento al buio” (e mai avrei pensato che la mia “prima volta” sarebbe stata con un appassionato conoscitore di arazzi). Provvedo a spiegargli modalità e finalità dell’intervista almuerzo e gli chiedo il permesso di scattare qualche foto. Per non complicare la situazione, mi limito a pochi clic, dimenticandomi peraltro di impostare la funzione macro, motivo per cui le immagini risulteranno non perfettamente a fuoco.
Passando in rassegna il menu il mio ospite dice di non voler mangiare troppo pesante, ma poi non esita a seguire la mia scelta di provare il risotto alla milanese con l’ossobuco, non esattamente una portata leggera. “Il piatto principe della cucina milanese” esclama il cameriere che si meraviglia per la nostra scelta di bere solo acqua: “va’ che vi fa male!”, ci avverte sorridendo. Quando arrivano i piatti, Nello chiede un attimo di pausa per dedicarsi al pranzo. È lui stesso a interromperla per riprendere il filo del discorso. Gli ho chiesto infatti qual è stato il suo approccio al mondo degli arazzi e mi sorprende rispondendo che è stato del tutto casuale, dovuto a motivi di studio: la sua tesi di laurea verteva infatti sull’iconografia dei mesi e prendeva in esame il ciclo degli arazzi dei mesi al Castello Sforzesco, realizzati su cartone del Bramantino.
Non c’è stato un momento preciso in cui abbia scelto di dedicarsi agli arazzi, ma di arazzo in arazzo, ha finito per farlo e non pare essersene pentito. Conferma anzi che questi manufatti gli piacciono molto e spiega che è un settore in cui c’è ancora molto da fare, perché la bibliografia rimane piuttosto scarsa e molte opere sono praticamente inedite. Gli domando il motivo per cui il grande pubblico non conosce quest’arte “minore” (ma ho cura di non offenderlo con questa definizione) e questa volta la risposta si fa più articolata. Dipende da una tradizione culturale, mi dice: i grandi nomi della storia dell’arte non si sono minimamente occupati di arazzi. Si tratta così di un’espressione artistica ignota che ogni volta va “riproposta”. L’altra difficoltà è che il momento più importante di quest’arte si concentra in un periodo tutto sommato limitato che va dal 1350 al 1750 circa. Dopo questa data può essere considerata un’arte morta, come quella dedicata alla fattura delle armature. È un mondo collaterale che viene “riscoperto” ogni dieci anni, perché mancano un interesse continuo da parte dell’editoria e una scuola di specializzazione.
Un’ulteriore concausa è il persistere della concezione romantica per cui l’arte è opera di un singolo e non di una bottega. Per questo ancora molti studiosi danno più importanza al cartone che non all’arazzo e cercano la “firma” più del marchio dell’atelier. L’arazzo è ancora considerato come “filtro” che impedisce di arrivare alla “vera” opera dell’artista. Si vede che il misconoscimento gli dispiace, ma il gustoso piatto che abbiamo davanti a noi contribuisce a conservargli il buon umore: facciamo onore alla classica abbinata risotto-ossobuco con l’immancabile “scarpetta”.
Per quanto riguarda l’esposizione mantovana dedicata agli arazzi dei Gonzaga, Nello ci tiene a chiarire che la curatela della mostra è di Guy Delmarcel, con il quale ha collaborato insieme a Stefano L’Occaso e Lucia Meoni. A sua volta mi chiede del mio interesse verso gli arazzi e gli racconto della visita a Marsala, molti anni fa, durante la quale scoprii il ciclo con le storie della guerra giudaica. Questo tema diventa il nodo attorno al quale si dipartono alcuni approfondimenti sulla caduta di Costantinopoli e sulla Flagellazione di Piero della Francesca, fino ad arrivare al mercato culturale e alle sue leggi (e deformazioni) e poi ai costi per la realizzazione di una mostra. Nello ricorda intanto la sua collaborazione con le pagine culturali de L’Unità, per la quale recensiva mostre d’arte, finché non prevalse la moda (tuttora in voga, noto io) di scrivere di esposizioni non ancora inaugurate, utilizzando soltanto i comunicati stampa.
A questo punto sentiamo l’esigenza di qualcosa di dolce e ci troviamo d’accordo nel richiedere due mezze porzioni ciascuno della torta morbida alle pere e cioccolato e della “brutta ma buona”, una specialità della casa. Al loro arrivo constatiamo che assomigliano più a fette intere, ma nessuno dei due sembra granché dispiaciuto. Il caffè giunge a chiudere il pranzo, ma non la chiacchierata, che prosegue mentre fuori la pioggia è comparsa giusto il tempo di bagnare la strada (e la bici di Nello) per poi lasciare di nuovo spazio al sole. Siamo rimasti gli ultimi clienti nel locale e quando ci alziamo da tavola noto che il nostro cameriere sta a sua volta mangiando un panino super imbottito. Fuori dall’osteria abbiamo ancora qualche minuto per parlare del presente e del futuro della scuola. Prima di risalire sul suo mezzo ecologico Nello confessa che l’ultima gita in Francia con i suoi studenti gli è piaciuta più per i giri in bicicletta che per la visita ai castelli della Loira. Si vede che non vi ha trovato i suoi tanto amati arazzi.
Saul Stucchi
Osteria dell’Acquabella
via San Rocco 11 (Porta Romana)
Milano
Tel. 02.58309653
www.acquabella.it
Due risotti alla milanese con ossobuco
Due mezze porzioni di torta pere e cioccolato
e torta brutta ma buona
1 litro di acqua naturale
2 caffè
Conto: 54,00 €
Pranzo offerto da ALIBI Online
Didascalia dell’arazzo:
Artista Nord Italia
Annunciazione
Arazzo, 113,7 x 179,4 cm
Chicago, The Art Institute
Postfazione a mo’ di premessa
“ALMUERZO CON…” è un aperto omaggio all’omonima rubrica che appare quotidianamente (tranne la domenica) sull’ultima pagina del quotidiano spagnolo El País. A sua volta quest’ultima è nata su “ispirazione” della rubrica “Lunch with the FT”, pubblicata sull’inserto culturale del Financial Times. Scopo di tutte queste rubriche, compresa la nostra, è quello di conoscere meglio una persona (non necessariamente un personaggio) attraverso un’intervista condotta in modo informale durante un pranzo o una colazione.