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Voi siete qui: Arte » A Milano tutti in fila per il dito del Battista di Leonardo da Vinci

22 Dicembre 2009 Scritto da Saul Stucchi

A Milano tutti in fila per il dito del Battista di Leonardo da Vinci

leonardo_milano_ante Ultimi giorni per ammirare a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, l’enigmatica tavola leonardesca del San Giovanni Battista, in prestito dal museo del Louvre. Si tratta di un ritorno atteso ben settant’anni: data infatti al 1939 l’ultima “visita” dell’opera a Milano, in occasione della mostra su Leonardo e le invenzioni italiane voluta dal regime fascista.

Il freddo e in questi ultimi giorni la neve non hanno scoraggiato i milanesi e i turisti arrivati in città. Armati di pazienza in moltissimi si sono messi in fila in attesa del proprio turno per vedere da vicino il capolavoro che è riduttivo definire misterioso, anche per gli standard del genio vinciano.

Ne raccomanda la visione autottica (il quadro lo “esige” per la sua particolarità cromatica) Mauro Di Vito nel saggio Lo specchio fumoso dell’anima: il San Giovanni Battista di Leonardo tra storia della cultura e iconologia, pubblicato nel bel catalogo edito da Skira per la cura di Valeria Merlini e Daniela Storti.

E proprio il catalogo si rivela la guida ideale per avvicinarsi alla tavola e tentare di comprendere qualcuno degli enigmi che pare voler nascondere. Di Vito, per esempio, si sofferma sui gesti del Battista, analizzando la postura delle mani e del collo, il sorriso e i capelli, senza tralasciare la pelle di animale che riveste la nudità del giovane (Marco Masseti e Cecilia Veracini scrivono della lince, il cui manto maculato costituirebbe la veste indossata dal Battista).
leonardo_giovanni_intero
Gli altri testi che compongono il catalogo ricordano l’esposizione milanese allestita alla Triennale appunto nel 1939; inquadrano l’opera in mostra nel contesto storico e artistico della fine del Quattrocento e dei primi anni del Cinquecento e ne ripercorrono la fortuna letteraria. Il quadro ha avuto molti e celebri estimatori, ma non ha sedotto tutti: a Gadda per esempio non piaceva, come ricorda – en passant – Chiara Valerio nel suo saggio.

Nel 1867 Théophile Gautier lo definiva “un dipinto enigmatico”, aggiungendo: “il San Giovanni sarebbe dunque, con alcuni travestimenti per sviare dal volgare, un secondo ritratto di Monna Lisa, più ideale, più misterioso e ancor più strano che il primo, un ritratto disimpegnato dalla rassomiglianza letterale e giunto all’anima attraverso il velo del corpo”. In uno scambio epistolare con André Gide, Pierre Louÿs lo definiva invece “una Gioconda mistica”.

E lo scrittore tedesco Martin Kaubisch si domandava nel 1937: “è questo Giovanni un santo o un pagano?”, soggiogato anch’egli dallo “sguardo inafferrabile, metà divino, metà ironico” e dal sorriso “pieno di profondo, sapiente amore: perfetto e imperscrutabile”. Quelle avanzate tra le pagine del catalogo dagli studiosi che vi hanno contribuito sono soltanto ipotesi di lettura, interpretazioni che vanno ad aggiungersi – a volte smentendole, altre confermandole – a quelle formulate nei secoli passati.
leonardo_giovanni_dito
Il saggio a firma di Furio Rinaldi riassume le vicende di Milano dopo la fuga di Ludovico il Moro nel 1499, quando i Francesi, capeggiati dal maresciallo Gian Giacomo Trivulzio, invasero il ducato. Il cambio di potere non avrebbe però creato troppi problemi agli artisti che erano stati precedentemente impegnati nella celebrazione dei fasti della corte sforzesca, basti citare il caso del Bramantino, la cui carriera registrò anzi un notevole progresso proprio sotto i nuovi dominatori.

È interessante soffermarsi sulle varie tappe dei passaggi di proprietà della tavola che passò tra le mani, tra gli altri, del re d’Inghilterra Carlo I (non è dato sapere se il sovrano se ne fosse innamorato tanto da perderci la testa; la storia ci dice soltanto che la lasciò sul patibolo al culmine della rivoluzione di Cromwell, a cui invece i carnefici del nuovo re la spiccarono quando era già morto e sepolto da due anni. E queste teste tagliate non fanno che riportarci al soggetto del quadro, il santo predicatore fatto decapitare da Erode Antipa).

Il San Giovanni passò poi nelle mani del Re Sole, non prima di essere stato depositato nella collezione del suo ministro Mazarino in arrivo da quella di Everhard Jabach. Era quest’ultimo un personaggio molto particolare, il cui ruolo risulta centrale nella vicenda del quadro.

Scrive infatti Pietro C. Marani:

dato che la figura di questo collezionista è stata di recente ben scandagliata dagli studiosi e dato che egli appare essere stato assai più di un semplice e facoltoso collezionista e che, anzi, sembra aver fatto delle manipolazioni di opere d’arte il suo campo d’azione preferito, mi chiedo se non sia il caso di valutare la possibilità che alcune delle ridipinture antiche riscontrabili sul San Giovanni di Leonardo non siano imputabili alla sua volontà di rendere più gradevole, o più vendibile, il dipinto.

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Quello che non si può vedere nell’esposizione temporanea a Palazzo Marino né solitamente al Louvre dove il quadro ritornerà a breve, si può invece osservare con tutta comodità sulle belle illustrazioni che arricchiscono il catalogo, come per esempio l’etichetta applicata sul retro del dipinto in occasione della precedente mostra milanese o lo stemma della collezione del già citato Carlo I.

Possiamo inoltre apprendere che Leonardo si è servito di un supporto di legno di noce, come nei casi de La Belle Ferronnière (anch’essa al Louvre) e della Dama con l’ermellino (conservata invece a Cracovia). Infine possiamo immaginare il film che Mario Monicelli trarrebbe dalla vita di Leonardo, basandoci sugli spunti forniti dallo stesso regista.
Saul Stucchi

leonardo_milano_catalogoLeonardo a Milano. San Giovanni Battista
A cura di Valeria Merlini e Daniela Storti
€ 29,00
2009
Skira

Per le immagini:
© 2009 Musée du Louvre / Angèle Dequier

San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci
Esposizione straordinaria
Dal 27 novembre al 27 dicembre 2009
Palazzo Marino, Milano
ingresso libero
Orari: tutti i giorni 11.00-19.30 (ultimo ingresso 19.00); giovedì e sabato 11.00-22.30 (ultimo ingresso 22.00)

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