Si è volato davvero alto lunedì scorso alla Scuola della Cattedrale di Milano. Il penultimo incontro della stagione, che aveva per titolo “Il Vangelo secondo Luca”, è stato l’occasione per presentare al folto pubblico dei presenti l’omonimo volume recentemente pubblicato a cura di Riccardo Maisano, professore di Filologia neotestamentaria all’Università di Napoli “L’Orientale”, per i tipi di Carocci Editore.
Organizzare i testimoni
Armando Torno, organizzatore del ciclo e moderatore della serata, ha sottolineato il ruolo fondamentale della filologia per comprendere i testi che leggiamo, mentre Monsignor Gianantonio Borgonovo, Arciprete del Duomo di Milano, ha parlato della critica testuale come fiore all’occhiello della tradizione cristiana, da secoli impegnata nel tentativo di ricostruire l’ipotetico originale mancante.
Se nel caso di Tacito, di cui possediamo un solo manoscritto antico, si tratta soltanto di leggerlo bene, non essendo possibile fare alcun confronto con altri testimoni, per quanto riguarda il Nuovo Testamento abbiamo invece circa 4.500 testimoni manoscritti. Vanno organizzati in una genealogia suddividendoli in grandi famiglie testuali e studiati con acribia per comprendere quando è iniziato un certo errore.
Le molle di Maisano
Il professor Maisano ha esordito rievocando l’edizione Nestle-Aland, divenuta lo “standard – text”, ovvero il punto di riferimento per eccellenza. Sopra si è costruito un enorme edificio, dalle concordanze, alla sinossi, passando per il dizionario del Nuovo Testamento. Ma si è creato un circolo vizioso: lo standard – text è basato su un gruppo di manoscritti e quando si scopre un nuovo testimone lo si confronta con lo standard – text.
A questo lavoro sul Vangelo secondo Luca Maisano è stato spinto da due molle. La prima è stata la curiositas. Imbattutotosi nel testo inedito approntato da G. D. Kilpatrick negli anni Sessanta, ha deciso di utilizzarlo per spezzare il circolo vizioso dello standard – text. La seconda è stata la lungimiranza dell’editore Carocci che ha riconosciuto in un Vangelo il valore di classico.
Maisano ha tenuto a sottolineare che la valutazione di una lezione deve precedere quella del testimone che la riporta. Questa è la lezione di Kilpatrick che il professore ha fatto propria. Bisogna sempre guardare il valore della singola lezione. Maisano è stato guidato da una considerazione trovata in un passo di Gesualdo Bufalino che citiamo qui sotto:
Varianti: non rifiutarne nessuna, ma recitarsele insieme, raddoppiando il testo e l’estasi di dominarlo. Un testo multiplo è più vero d’ogni perfezione finale.
Luca come autore
Da parte sua Claudio Gianotto, professore di Storia del Cristianesimo e delle Chiese all’Università di Torino, si è soffermato sulle particolarità del Vangelo di Luca, precisando che personalmente preferisce usare il termine “canonizzati” rispetto al tradizionale “canonici”, perché, ha spiegato, questi quattro vangeli non sono nati “canonici”, ma gli si è riconosciuto questo valore soltanto in seguito.
In primo luogo Luca è l’unico evangelista a raccontare cosa è avvenuto dopo la resurrezione di Cristo. Lo fa negli “Atti degli Apostoli”. Poi in alcuni passi usa la prima persona plurale e non la terza. Nel prologo si presenta e menziona il dedicatario Teofilo, di cui non sappiamo purtroppo nulla. Ha anche notato che l’episodio dell’Ascensione è raccontato due volte da Luca, prima nel Vangelo e poi negli Atti.
Noi cattolici, ha detto Gianotto, siamo abituati a una lettura “parcellizzata” dei Vangeli. “Li abbiamo mai letti dall’inizio alla fine come un’opera letteraria?”, ha chiesto, ricordando l’importanza di leggere un’opera per intero per comprendere com’è organizzata e come si sviluppa la sua trama.
La datazione dei Vangeli
Luca ha molto materiale che non ha paralleli con gli altri vangeli. Per esempio le celeberrime parabole del Buon Samaritano e del Figliol Prodigo sono una sua “esclusiva”. Nella sua opera si possono notare due tendenze.
La prima è il convergere dell’azione su Gerusalemme nel Vangelo, mentre negli Atti il movimento è centrifugo, da Gerusalemme alla Samaria fino a Roma, centro dell’impero e dunque del mondo. La seconda è l’impegno a smussare gli angoli, salvando posizioni tra loro contrastanti. La sua è una visione irenica, armonizzatrice (a volte si capisce che è un po’ forzata).
Parlando di Luca come autore, Maisano si è soffermato sul suo nome. Probabilmente era un diminutivo di Lucanus. Lo proverebbe un affresco dipinto nelle catacombe di san Gennaro a Napoli che raffigura la diaconessa Cerula con le braccia aperte e due libri con l’indicazione dei nomi dei quattro evangelisti.
Come scrittore Luca si differenzia dagli altri evangelisti perché ha una sua economia interna: sa all’inizio cosa scriverà alla fine e, arrivato alla conclusione, si ricorda di quanto ha scritto all’inizio. Aveva una formazione giudaica, non classica. Spia ne sarebbe il fatto che quando vuole alzare il tono si rifà al greco dei Settanta e non ai classici ateniesi. Non mancano in realtà addentellati classici, ma sono comuni alla cultura contemporanea.
Gianotto ha infine accostato lo spinoso tema della datazione dei Vangeli, connesso a quello del rapporto tra Luca e Marcione. È un problema complessissimo, lontano dall’essere risolto. Il professore ha rievocato la teoria della dipendenza di Luca da Marcione, accennando all’ipotesi formulata da uno studioso inglese degli anni Trenta secondo cui accanto al Luca “classico” che leggiamo ci sarebbe stato un Luca “abbreviato” con il quale il Vangelo di Marcione presenta numerose analogie.
Quello di Marco sarebbe il vangelo più antico dei quattro “canonici”, da cui dipenderebbero Luca e Matteo. Ma entrambi contengono materiale non presente in Marco. Da qui l’ipotesi di una terza fonte, da affiancare alla seconda da tempo sostenuta dagli studiosi tedeschi che l’hanno battezzata “fonte Q”.
A tutti gli appassionati di questa tematica consiglio la lettura de “Il Regno” di Emmanuel Carrère che l’affronta non da teologo ma da scrittore. Sono pagine molto intense.
Saul Stucchi
Prossimo appuntamento con la Scuola della Cattedrale
- Lunedì 29 maggio 2017 ore 18:30
Il Signore Del Cielo
Il Dialogo Interculturale del Gesuita Matteo Ricci nella Cina dell’Epoca Ming
con una conferenza in lingua italiana di Anne Cheng
L’evento si terrà presso la Chiesa di San Gottardo in Corte
Informazioni:
Scuola della Cattedrale
Via Carlo Maria Martini 1
Milano
Tel. 02.72080766 – int. 208