Avete presente il famigerato “giovane italiano”, il cui ritratto – impietoso – esce dalle ricerche dei sociologi e dalle analisi degli opinionisti, giusto per diventare argomento polemico di politici in realtà per nulla migliori di lui? Quello che si trascina pigramente tra un non-lavoro e una carriera universitaria fatta di eterni rinvii, con un orizzonte culturale atrofizzato come il suo portafoglio?
Beh, qualche settimana fa in centro a Milano ho avuto il piacere di intervistare il suo esatto opposto, dopo averlo conosciuto all’anteprima per la stampa della mostra sulla dinastia Brueghel alla Villa Olmo di Como. L’intraprendenza è stata il biglietto da visita con cui si è presentato mentre osservavo una delle “sue” opere.
Sì, perché il giovane Massimiliano Caretto (classe 1986) è l’ultimo (per ora) discendente della dinastia torinese che da cento anni si occupa di arte fiamminga in Italia, attraverso l’omonima Galleria (di cui è titolare il padre Luigi) che ha prestato ben nove dei dipinti esposti. Dovevano essere dieci, ma l’ultimo – un paesaggio – è risultato di dimensioni troppo grandi per essere trasportato dalla residenza della collezionista alla prestigiosa sede espositiva in riva al lago.
Ci siamo dati appuntamenti davanti al Duomo e attraversando la piazza per entrare in Galleria per un attimo ho temuto che mi volesse portare nel regno dell’hamburger, ma poi ho capito che la vera meta era il ristorante Savini: Massimiliano dimostrava subito di avere le idee ben chiare, anche sul versante della comunicazione “non verbale” con l’interlocutore con con cui avrebbe condiviso il tavolino e un’ora del suo tempo.
Dopo averci accolto, il cameriere ci ha lasciato qualche minuto per consultare il menu, mentre alle spalle di Massimiliano era un via vai incessante di turisti e di studenti apparentemente sfaccendati (ma i compiti a casa non esistono più?!).
Io ho ordinato un caffè, lui ha scelto una coppa di gelato “solo cioccolato”; alla fine della chiacchierata, per rispondere alla mia curiosità di “mono-gustatore”, mi avrebbe spiegato che da buon torinese è consapevole che il buon cioccolato non è facile da trovare, ma la media qualitativa italiana di questo gusto è comunque soddisfacente: insomma, il cioccolato difficilmente tradisce le aspettative.
Deve essere stato lo stesso con il “marchio” Brueghel, firma di un’intera dinastia di pittori che dal capostipite Pieter il Vecchio fino ai pronipoti ha soddisfatto il gusto dei collezionisti di tutta Europa. E continua a farlo, come dimostra il successo che sta avendo l’esposizione.
Per prima cosa ho chiesto al giovane Caretto come è nata la collaborazione con l’assessore alla cultura della città lariana Sergio Gaddi, per il quale la definizione di “curatore” è sicuramente riduttiva, visto l’impegno profuso prima e dopo l’allestimento della mostra.
I Caretto conoscevano già le mostre organizzate da Gaddi, anche se ancora non conoscevano lui personalmente. La scorsa estate hanno appreso dalle prime rassegne stampa che lui aveva colto tutti in contropiede rivelando con largo anticipo l’idea della prossima mostra che sarebbe stata dedicata appunto ai Brueghel.
“Allora io e il responsabile marketing della Galleria, un venticinquenne come me, – ha chiosato senza alcuna enfasi di compiacimento Massimiliano – ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: un evento del genere non può non vederci coinvolti!”. A questo punto il cameriere ha portato il gelato e il caffè, con un discreto assortimento di biscotti.
I due giovani hanno preso il loro “coraggio da venticinquenni” e hanno telefonato al Comune di Como per proporre le due opere secondo loro più significative a disposizione della Galleria.
Gaddi ha chiesto che gli mostrassero alcune immagini, cosa che hanno fatto, poi si è “preso i suoi tempi”, finché a settembre si è rifatto vivo attraverso la sua collaboratrice per dire: “i quadri sono interessanti: vi ascolto”. Il progetto di collaborazione è partito così e dai due quadri inizialmente proposti sono arrivati appunto a nove, praticamente un decimo dei dipinti in mostra.
Ma la collaborazione è stata anche di tipo scientifico, al fianco di esperti del calibro di Maximiliaan Martens, Jan De Maere e Doron Lurie nella stesura della letteratura a corredo della mostra.
Senza accorgersene Massimiliano tornava più volte dal tu al lei mentre mi raccontava che i quadri prestati dalla Galleria seguiranno la tournée internazionale della mostra, anche se lo spostamento verrà valutato di volta in volta per ciascuno di loro.
Si è poi soffermato a sottolineare la soddisfazione che prova un collezionista privato nel vedere un proprio dipinto esposto in una mostra: un’occasione come questa infatti dà lustro all’opera stessa, anche perché viene pubblicata in un catalogo, in questo caso sotto il patronato di Jan De Maere, vera e propria eminenza grigia del settore.
Eppure mentre all’estero è una pratica molto diffusa, purtroppo in Italia il prestito da parte di privati rimane ancora un’eccezione a riprova del nostro ritardo culturale. Ma da parte sua la Galleria spingerà nei prossimi anni in questa direzione: da una parte per contribuire a fare cultura, perché le istituzioni private, quando possono, devono aiutare, soprattutto in momenti di crisi; dall’altra per trarne giovamento, dando pubblicità e ottenendo una legittimazione culturale delle opere prestate.
Il mercato italiano dell’arte fiamminga è una nicchia ben nutrita che la Galleria Caretto ha creato e alimentato in un secolo. A sedici anni suo nonno rimase orfano ereditando la Galleria e subito decise di puntare sulla pittura fiamminga e olandese perché al tempo nessuno la trattava. Oggi ai clienti affezionati si aggiungono i nuovi che scoprono una grande alternativa alla pittura italiana, “l’altra faccia della medaglia della pittura europea”.
Secondo lui la mostra di Como illustra bene l’arco di tempo e l’entità che ha avuto questa pittura dal ‘400 al ‘600; mentre l’Italia aveva il Rinascimento, nelle Fiandre fiorivano artisti come Bosch e Pieter Bruegel, e nascevano il paesaggio e la natura morta. Dal punto di vista economico la pittura fiamminga è un investimento sicuro e quando le opere vengono pubblicate dà margini di guadagno anche molto buoni. Rispetto agli ultimi anni, poi, c’è un grande ritorno all’arte antica come desiderio di tornare alla sostanza dopo l’esplosione della bolla speculativa sull’arte contemporanea.
Nella coppa il gelato era ormai finito quando Massimiliano è passato a raccontarmi la sua opinione sul fare cultura in Italia, spiegandomi che “creare un grande ventaglio di proposte che vadano dalla pittura antica a quella contemporanea è un bene, perché bisogna diversificare le cose”.
Purtroppo però le risorse sono poche e la paura tanta, così gli organizzatori puntano spesso su temi che ritengono di sicuro successo ma che in realtà non sempre vanno bene, perché il mercato è stato ormai saturato. La diversificazione dell’offerta, invece, può soddisfare il desiderio di nuovo che la gente ha.
E qui mi ha sorpreso citando il monito del Presidente Napolitano secondo cui “l’unica cosa di cui bisogna aver paura è la paura stessa” perché blocca la spinta a fare impresa, che per definizione, invece, implica avere coraggio. Negli ultimi anni, sbagliando, si è puntato su nomi forti (su tutti Caravaggio e Leonardo) per organizzare rassegne che hanno scontentato il pubblico, mentre da quella di Como il visitatore esce con una visione completa di un tema nuovo, la pittura fiamminga del ‘500 e del ‘600, dopo essere stato sollecitato a lasciarsi trasportare da suggestioni su temi come la natura e l’allegoria.
La piacevole chiacchierata si è conclusa con il ritorno sul tema dell’impegno della Galleria nella promozione culturale, perché “a questa chiamata alle armi è giusto che chi può intervenga come può”. Bisogna lasciarsi alle spalle il passatismo del voler restare fermi, immobili, per aggiornarsi e adeguarsi a una visione europea e mondiale. Parole sante di un saggio venticinquenne.
Saul Stucchi
Ristorante Milano Savini
Galleria Vittorio Emanuele II
Via Ugo Foscolo 5
Milano
www.savinimilano.it
La recensione del caffè – gentilmente offerto da Massimiliano – è su Tazzine d’Italia
GALLERIA LUIGI CARETTO
Via Maria Vittoria 10
Torino
Tel. 011.537274
www.galleriacaretto.com