Rimane tempo fino al 13 marzo per visitare al Palazzo Albergati di Bologna la mostra “Giovanni Boldini. Lo sguardo nell’anima”, curata da Tiziano Panconi. È realizzata con il Comitato di studi per i 90 anni dalla morte dell’artista (a presiederlo è Vittorio Sgarbi) e prodotta da Arthemisia con Poema. Qui su ALIBI ne abbiamo già pubblicato un’attenta recensione lo scorso 17 gennaio, a firma di Simone Cozzi: “A Bologna Boldini e la seduzione della Belle Époque”.

In queste righe voglio invece riportare alcune considerazioni personali, sviluppate durante e dopo la visita all’esposizione, sfogliandone il ricco catalogo pubblicato da Skira.
Il percorso espositivo presenta al pubblico oltre novanta opere, suddivise in sette sezioni:
- Il viaggio da Ferrara a Firenze, verso Parigi
- La Maison Goupil
- La fine del rapporto con Berthe, Gabrielle e i caffè chantant
- Il “soffio vitale”, dal ritratto al paesaggio
- Il segno come struttura di uno stile
- Il gusto fin de siècle
- Le nouveau siècle
Avendo visto altre mostre su Boldini in questi ultimi anni, tra cui quella recentissima al MART di Rovereto (“Giovanni Boldini. Il Piacere”, curata dallo stesso Panconi con Beatrice Avanzi), mi sono concentrato sulle opere piuttosto che sull’apparato testuale a corredo. Va anche detto che alcuni passaggi dei testi del curatore non sono di immediata comprensione. Come questo:
Il folklorismo spagnoleggiante di Fortuny aveva del resto influenzato anche quella stagione della pittura del Mezzogiorno d’Italia e così Michetti, nel Corpus Domini, spiegava senza incertezze le sue eloquenti iperboli cromatiche, traslate, anche nei timbri retorici, nel successivo gergo dannunziano. Boldini, dal canto suo, aveva invece in parte disattivato il prototipo fortunyano, mutuandone le accezioni peculiari, specialmente quelle ornative, trascrivendole però in un contesto lessicologico estremamente complesso e vario”.
Ma torniamo ai quadri: dall’Autoritratto giovanile con il basco alla Raffaello al ritratto di Mademoiselle de Nemidoff, prestato da un collezionista privato, scorrono settant’anni di carriera del pittore. Naturalmente protagoniste sono le donne: è grazie ai loro ritratti che Boldini ottenne un incredibile successo in vita e ancora oggi il suo tratto viene universalmente riconosciuto.
Ma ci sono anche Venezia (con quattro opere delle quali a me piace in particolare “Venezia, San Giorgio Maggiore visto dalla città”, dipinta attorno al 1885 a olio su una piccola tavola) e l’Opéra di Parigi, il mondo del teatro e quello della musica (qui spicca “Il pianista Rey Colaço”, realizzato nel 1883 a pastello su cartoncino applicato su tela).

Per comprendere meglio la lunga epoca nella quale lavorò Boldini e le reciproche influenze con i colleghi sono state selezionate alcune opere di altri artisti: da Claude Monet a Federico Zandomeneghi, da Ettore Tito a Vittorio Matteo Corcos. Quando viene suggerito un confronto diretto, Boldini esce praticamente sempre vincitore. Si prendano come esempio “La zolletta di zucchero” di Zandomeneghi VS “Mme de Joss” o “Sul divano” di Corcos VS “Ritratto di Mme Seligman”: in quest’ultimo caso sembra una sfida tra Goya e David La Chapelle… A mio parere personale, dunque assolutamente sindacabile, soltanto il grande ritratto di “Signora con cane” di Cesare Saccaggi riesce a non sfigurare accanto ai lavori di Boldini.

Ciascun visitatore si creerà una propria “collezione privata” (naturalmente virtuale) trascegliendo dalla novantina di opere esposte quelle che preferisce. Le mie dieci sono queste, in ordine cronologico:
- Alle Folies Bergère, 1879-1885
- Ritratto dell’attrice Alice Regnault, 1880 circa
- Venezia, San Giorgio Maggiore visto dalla città, 1885 circa
- Ritratto di signora in bianco con guanti e ventaglio, 1889
- Giovane donna che infila le calze, 1890 circa (acquaforte e puntasecca)
- Ragazza sdraiata con abito scozzese, 1891 circa
- Dragoni a cavallo, 1898
- La tenda rossa, 1904
- Mademoiselle de Nemidoff, 1908
- Nudo di giovane sui cuscini rosa, 1917 circa
Chiudo lasciando la parola a Emilia Cardona, la giornalista che sarebbe poi diventata moglie dell’artista (nel 1929), a dispetto dei cinquantasette anni di differenza:
Boldini fu il pittore del gesto, diremmo del respiro del gesto, di quel fremito che aleggia attorno ad una mano quando si è appena posata e non si è ancora appesantita nella dimenticanza di se stessa. Nei suoi quadri il gesto non è posa è moto, cioè transizione, sì che, pur esprimendo quello che è, esso contiene ancora quello che è stato e già esprime ciò che vuol divenire”.
Ecco, girando per la mostra sembra di udire il fruscio dei vestiti delle donne di Boldini.
Saul Stucchi
Didascalie:
- Giovanni Boldini
Il bar delle Folies Bergère, 1879-1885
Olio su tela, 81×100 cm
Collezione privata. Courtesy Enrico Gallerie d’Arte, Milano - Giovanni Boldini
La tenda rossa, 1904
Olio su tavola, 27×35 cm
Collezione privata - Sul divano di Corcos accanto al Ritratto di Mme Seligman di Boldini
Giovanni Boldini
Lo sguardo nell’anima
Informazioni sulla mostra
Dove
Palazzo AlbergatiVia Saragozza 28, Bologna
Quando
Dal 29 ottobre 2021 al 13 marzo 2022Orari e prezzi
Orari: tutti i giorni 10.00 – 20.00La biglietteria chiude un’ora prima
Biglietti: intero 16 €; ridotto 14 €
Audio-guida inclusa