“Vivere nella tempesta” è il titolo di un bel libro che Nadia Fusini ha dedicato all’ultimo capolavoro di William Shakespeare (e alla sua passione per l’opera). Tutti noi, in realtà, viviamo nella tempesta, anche se a volte venti e onde si placano quel poco che basta a trarci in inganno. Non cantava forse il poeta: “Ne abbiamo attraversate di tempeste / E quante prove antiche e dure”?
Curiosamente questa settimana sul mio orizzonte si trovano a vorticare ben tre Tempeste. Mi è capitata tra le mani per caso – ma il caso, si sa, non esiste – una copia dell’omonimo romanzo di Emilio Tadini, pubblicato da Einaudi quasi trent’anni fa, nel 1993.
Due anni dopo lo metteva in scena Andrée Ruth Shammah al “suo” Teatro Franco Parenti, affidando il ruolo del protagonista a Piero Mazzarella, “Prospero tragico e grottesco, non Duca di Milano ma ex commerciante sfrattato, braccato dalla polizia e barricato nella sua villetta dalle parti di Linate, ‘dopo un naufragio di cui nessuno ha mai parlato, né giornalisti, né storici e neanche l’ultimo dei pettegoli’”. Così leggo sulla locandina dello spettacolo che ho trovato nelle pagine del romanzo, a fare da segnalibro.

Venerdì sera assisterò invece al Teatro alla Scala all’ultima rappresentazione di “The Tempest” di Thomas Adès, per la regia di Robert Lepage. Sono molto curioso.
In mezzo alle due opere si colloca “La tempesta” scespiriana nella traduzione e nell’adattamento di Alessandro Serra, in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano dal 15 al 27 novembre. Serra ne firma non soltanto la regia, ma anche tutto il resto: scene e luci, suoni e costumi. Possiamo dunque dire che sia la “sua” Tempesta. Ma com’è? Non so dirtelo, lettore: sono uscito dalla sala milanese con più domande che risposte. Le posso condensare in questo dubbio: è uno spettacolo unitario?
La prima scena è forse il momento più emozionante – e magico – dell’intera rappresentazione, tanto da meritarsi gli applausi del folto pubblico presente alla prima di martedì. A noi spettatori in sala sembrava di essere finiti sul fondo del mare e non era una sensazione di terrore quella che ci prendeva, bensì di meraviglia, come capita ai bambini in gita all’acquario.

Diversi altri momenti suscitano stupore ed emozionano, anche grazie alla bravura degli interpreti. Voglio menzionare almeno lo spiritello Chiara Michelini che, tra le altre cose nella sua carriera, ha collaborato ai movimenti di scena di spettacoli di Serra come “Macbettu” e “Frame”. Ha ragione Prospero Marco Sgrosso: “Ariel, hai recitato la tua parte alla perfezione!”.
Onirica e magica è “La tempesta” di Serra, dalla scenografia raffinata e fantasiosa, ricca di trovate. Caravaggesche le luci laterali dai forti chiaroscuri. Sarà solo una sensazione personale, ma più di una volta ho creduto di vedervi suggestioni napoletane: dal Cristo velato su cui si alza il sipario al taglio di luce che contraddistingue le opere, appunto, dell’ultimo periodo di Michelangelo Merisi, segnato dal doppio soggiorno partenopeo.
Tante trovate brillati, dicevo. Eppure mi arrovella un eppure: che manchi il collante, che sia sottile fino all’evanescenza (della stessa sostanza dei sogni) il legame che tiene insieme i raffinati “quadri” di questa galleria onirica. Serra sceglie la metateatralità come cornice, ma a me è parsa troppo fragile.
Scrive Serra nel programma di sala:
[…] il potere supremo, pare dirci Shakespeare, è il potere del Teatro. La tempesta è un inno al teatro fatto con il teatro la cui forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati. Qui risiede il suo fascino ancestrale, nel fatto cioè che tutto avviene di fronte ai nostri occhi, che tutto è vero pur essendo così smaccatamente simulato, ma soprattutto che quella forza sovrumana si manifesta solo a condizione che ci sia un pubblico disposto ad ascoltare e a vedere, a immaginare, a condividere il silenzio per creare il rito.
Il rito si è tenuto, ma il fedele che scrive queste righe è uscito dal “tempio” con maggiore inquietudine di quanta ne avesse all’entrata. Pronto ad affrontare un’altra Tempesta.
PS: lunedì 21 novembre, alle ore 18, nel Chiostro Nina Vinchi del Piccolo Teatro Grassi si terrà la presentazione del libro “La tempesta. Dal testo alla scrittura di scena” (Luca Sossella Editore, 2022). Con il regista e autore Alessandro Serra dialogheranno Donata Feroldi, Antonio Moresco e Alessandro Toppi. L’ingresso è gratuito, ma occorre prenotare sul sito del Piccolo Teatro.
Saul Stucchi
Foto di Alessandro Serra
La tempesta
di William Shakespearetraduzione e adattamento Alessandro Serra
con (in ordine alfabetico) Andrea Castellano, Vincenzo Del Prete, Massimiliano Donato, Salvo Drago, Jared McNeill, Chiara Michelini, Maria Irene Minelli, Valerio Pietrovita, Massimiliano Poli, Marco Sgrosso, Marcello Spinetta, Bruno Stori
regia, scene, luci, suoni, costumi Alessandro Serra
collaborazione alle luci Stefano Bardelli
collaborazione ai suoni Alessandro Saviozzi
collaborazione ai costumi Francesca Novati
maschere Tiziano Fario
consulenza linguistica Donata Feroldi
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Piccolo Teatro StrehlerLargo Greppi 1, Milano
Quando
Dal 15 al 27 novembre 2022Orari e prezzi
Orari: martedì, giovedì e sabato 19.30mercoledì e venerdì 20.30
domenica 16.00
lunedì riposo
Durata: 105 minuti senza intervallo
Biglietti: platea intero 33 €; ridotti 21 €
Balconata intero 26 €; ridotti 18 e