Fino al 27 gennaio 2019 si può visitare al Museo di Grenoble la mostra “Servir les Dieux d’Egypte”. Presenta al pubblico qualcosa come 270 pezzi, in gran parte prestati dal Museo del Louvre di Parigi. Ma ci sono anche contributi del British Museum, dell’Ägyptisches Museum di Berlino e del Kunsthistorisches Museum di Vienna, oltre a reperti conservati nello stesso Museo di Grenoble, patria di Jean François Champollion, il decifratore dei geroglifici.

L’arco cronologico preso in esame dalla mostra è quello del Terzo Periodo Intermedio che gli egittologi fanno correre dal 1069 al 664 avanti Cristo circa. Furono 400 anni di storia travagliata, riassunti in un pannello cronologico. Dal punto di vista geografico, invece, l’attenzione si concentra su Tebe e ancora più specificamente sul tempio di Karnak.
Il percorso espositivo
Il percorso espositivo si articola in quattro ampie sezioni. La prima è un’introduzione geografica e storica alla città di Tebe, ma anche alla raccolta egizia di Grenoble che in gran parte proviene da quell’ambito. A quell’epoca la città costituiva una sorta di contropotere religioso a quello laico dei faraoni che risiedevano nel Delta.

La seconda tappa è dedicata alla necropoli tebana, sulla riva occidentale, mentre la terza prende in esame il tempio, maestosa presenza svettante sul lato opposto del Nilo, e il suo numeroso personale religioso. Infine l’ultima sezione è quella più originale: racconta infatti il ruolo delle donne nel complesso templare di Amon. C’erano le Adoratrici e le Cantatrici di Amon…
Il percorso si apre con le pagine del diario di viaggio compiuto dal conte Louis de Saint-Ferriol nel 1841-2. È un manoscritto di oltre 450 pagine illustrato da disegni. Accanto è esposto il catalogo dei reperti portati dall’Egitto dallo stesso conte, vergato dal fotografo ed egittologo Théodule Devéria che poi avrebbe collaborato con Auguste Mariette. Ci sono poi alcune fotografie di Antonio Beato, di cui una immortala le colonne del tempio di Karnak.
Da osservare con attenzione i piccoli scarabei in steatite, di sovrani come Sheshonq I e Psusennes (tra i protagonisti della spettacolare mostra “L’oro dei faraoni” allestita al Grimaldi Forum nel Principato di Monaco (l’ho recensita qui su ALIBI Online, dove ho parlato anche del sontuoso catalogo).
Ushabti e sarcofagi
Numerosi sono gli ushabti disseminati qua e là lungo il percorso, come quelli di Pinedjem II in faience, o quelli di Isetemkhebyt, o ancora gli otto ushabti di Psammetico, figlio di Sebarekhyt: uno appartiene al Museo di Grenoble (dono di Saint-Ferriol), gli altri sette sono del Museo del Louvre, già appartenuti alla collezione di Clot Bey ovvero Antoine Barthélémy Clot, nato a Grenoble (nella ricca pinacoteca del Museo è appeso un suo ritratto, realizzato da Antoine Jean Baron Gros, datato 1833).
Dello stesso personaggio, intendiamo Psammetico, sono presenti anche altri oggetti del corredo funerario, tra cui lo splendido cartonnage, in legno stuccato e dipinto, che misura 189 cm in altezza. La metà inferiore dell’involucro è rivestita da un testo disposto su tre colonne in geroglifici, disegnati con molta cura.

Sarcofagi e cartonnage sono senza dubbio tra i pezzi più interessanti (e ammirati) dell’esposizione. Alla collezione di Grenoble appartiene, per esempio, il fondo di sarcofago di Tanakhtentahat, Signora della Casa e Cantatrice-chemayt di Amon-Ra. Il sarcofago esteriore e l’involucro della mummia sono conservati nella collezione egizia di Charlotte Lichirie del Museo Michael C. Carlos di Atlanta, negli USA.
Sacerdoti e sacerdotesse
Tra i pannelli didattici – che come le didascalie sono soltanto in francese – segnalo gli alberi genealogici, la cui compilazione è resa possibile dalla messe di informazioni che le tombe hanno restituito. C’è per esempio quello della famiglia di Pamy e quello del clan di Nebnetjerou.

Grazie a un altro pannello, invece, è possibile individuare nei geroglifici riportati sugli oggetti dei vari personaggi il grado occupato da ciascuno nella gerarchia del tempio. L’organigramma va dal Profeta di Amon al Sacerdote puro di Amon, passando per il Capo del Tesoro del Complesso di Amon e il Capo degli Scribi del Tempo del Complesso di Amon.
Altri reperti meritano almeno una menzione veloce, come la statua cubo in granodiorite di Padiamenope, segretario del re e profeta di Hathor-Nebethetep, titolare della tomba TT33 nella necropoli di el-Assassif, di fronte a Luxor. Sul lato posteriore è riportato un appello ai passanti che solitamente veniva inciso sulla parte anteriore, in questo caso riservata invece a un appello ai sacerdoti che rimanda a un testo simile risalente all’epoca di Ramses II, ovvero circa sei secoli prima. La statua venne scoperta a Roma, dove nei pressi del Teatro di Marcello nel 1615 venne rinvenuto anche il vaso d’alabastro entrato nella Collezione Borghese e da quella al Louvre con l’acquisizione napoleonica nel 1808.
Un discorso a parte si merita la statuetta lignea di Ahmes Nefertari. Anzi: prossimamente le dedicheremo un intero articolo, tante sono le cose da dire attorno a questo pregevole manufatto. Raffigura la consorte del faraone Ahmose, fondatore della XVIII dinastia, nonché madre di Amenhotep I. Nel vetro della teca che la conserva si vede riflessa la statua della dea Sekhmet, dedicata da Amenhotep III e reimpiegata, quattro secoli più tardi, da Sheshonq I.
Per la ricchezza dei pezzi esposti e la cura dell’allestimento la mostra “Servir les Dieux d’Egypte” vale senza dubbio un viaggio a Grenoble!
Saul Stucchi
Didascalie:
- Una sala della mostra “Servir les Dieux d’Egypte” al Museo di Grenoble
- Simulacres de vase canope au nom de Padiouf, prêtre ouab entrant à Karnak et menuisier du roi dans le domaine d’Amon
© Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais/Christian Décamps - Particolare del sarcofago esterno della principessa Irbastetoudjanefou
- Statuette d’Isis allaitant Horus dédiée pour Aménardis
© Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais/Georges Pon
Servir les Dieux d’Egypte
Fino al 27 gennaio 2017
Museo di Grenoble (Francia)
Informazioni: