Definire la Russia un paese complesso è una banalità che ci possiamo risparmiare: io di scrivere, voi di leggere e tutti di pensare. Non solo quella di oggi naturalmente. Fermiamoci a quella ottocentesca, ritratta nei romanzi e nei testi teatrali. Dopo aver letto, a puntate di dieci pagine quotidiane “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij e “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov, ora sto affrontando allo stesso modo la rilettura de “I demoni”, sempre di Dostoevskij.

Ebbene, assistendo ieri sera alla prima di “Zio Vanja” di Anton Cechov al Teatro Fontana di Milano – dove rimarrà in cartellone fino a domenica 19 giugno – mi si è rafforzata l’impressione che ho ricavato dai titoli sopra menzionati, ovvero quella di un paese di forti contrasti e contraddizioni.
Tra i più evidenti quello tra città e campagna che non a caso compare anche in quest’opera di Cechov, uno dei suoi capolavori. La villa di campagna, nella drammaturgia di Simona Gonella che firma anche la regia dello spettacolo, si riduce a un unico ambiente determinato da una parete di fondo di colore rosso, quattro panche, una poltrona da barbiere e un samovar. Forte anche il contrasto tra realismo e naturalismo, uno dei marchi inconfondibili della letteratura russa.

La scelta di concentrare tutto in quest’unico spazio (disegnato da Federico Biancalani) e di tenere insieme i quattro atti senza soluzione di continuità accresce la sensazione di claustrofobia che vivono i personaggi, ciascuno dei quali ha problemi con la propria vita (e probabilmente con la vita in sé). Paese sterminato là fuori, persone che si sentono in gabbia qui dentro, tanto da darsi sui nervi gli uni con gli altri. Non possono fare a meno di parlarsi e di cercarsi, anche se nessuno riesce a ottenere l’attenzione della persona da cui la vorrebbe.
Rumori e suoni scandiscono la pièce: le zanzare e il temporale che non vuole scoppiare, mentre alcuni brani di musica moderna sottolineano passaggi di forte emotività. Ma sono soprattutto i dialoghi a mettere in scena frustrazioni che si incontrano, si incrociano e si scontrano. Monta la rabbia di Vanja per aver sprecato il tempo, si carica l’indignazione del dottore nel vedere Elena sprecare la vita nell’ombra del professore, si acuisce la disperazione di Sonja, consapevole di essere trasparente davanti agli occhi di costui…

Bravi tutti gli attori, a ciascuno dei quali – almeno per le parti principali – tocca un “assolo” che ne mette in evidenza le doti. Woody Neri è Zio Vanja, Stefano Braschi il vecchio professor Serebrijakov, Stefanie Bruckner la bella Elena con “intarsi” in tedesco, Stefania Medri la buona Sonja (gli aggettivi si riferiscono ovviamente ai personaggi, non agli interpreti), Anna Coppola la vecchia balia che “recita” anche le didascalie nonché Maman, Marco Cacciola il dottor Astrov, mentre Donato Paternoster fa la parte di Telegin, proprietario terriero impoverito, in versione Rain Man.
Questo spettacolo è un’ulteriore prova di quanto la cultura russa abbia dato all’Europa e quanto l’Europa alla cultura russa. Contrasti e contraddizioni compresi, ça va sans dire (come direbbe, appunto in francese, il personaggio di un romanzo russo dell’Ottocento).
Saul Stucchi
Foto di Luca Del Pia
Zio Vanja
di Anton CechovDrammaturgia e regia Simona Gonella
Con Stefano Braschi, Stefanie Bruckner, Stefania Medri, Anna Coppola, Woody Neri, Marco Cacciola, Donato Paternoster
Spazio scenico Federico Biancalani
Disegno luci Rossano Siragusano
Costumi Anna Maria Gallo
Ambienti sonori Donato Paternoster
Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Teatro Metastasio di Prato
Con il contributo di NEXT-Laboratorio delle Idee
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Teatro FontanaVia Gian Antonio Boltraffio 21, Milano
Quando
Dal 9 al 19 giugno 2022Orari e prezzi
Orari: da martedì a sabato 20.30Domenica 17.00
lunedì riposo
Biglietti: intero 21 €; ridotti 17/15/14/10 €
Prevendita e prenotazione 1 €