“Now is the winter of our discontent…” Lontano nel tempo, ma non solo, è l’ottobre del 2011, quando vidi a Napoli Kevin Spacey dare una magistrale prova di recitazione nel “Riccardo III” di Shakespeare, nell’allestimento diretto da Sam Mendes.
Quant’acqua è passata sotto i ponti, su entrambe le sponde dell’oceano! L’inverno del nostro malcontento, invece che trasformarsi in radiosa estate, pare prolungarsi all’infinito, scolorendo in un grigiume dalle sfumature tutt’altro che intriganti.
Come uscirne? Prova a suonare la carica Corrado d’Elia che porta in scena dal 20 febbraio al 4 marzo al Teatro Litta di Milano la sua personale versione del “Riccardo III”, anticipata nelle settimane scorse da una campagna di raccolta fondi, simpaticamente chiamata di crown-funding, con aperta allusione alla corona tanto bramata dal duca di Gloucester.
Al termine della prima di ieri sera, però, gli applausi mi sono sembrati un poco timidi, forse per una forma di contrappasso per il volume decisamente troppo alto a cui è stata sparata la musica durante tutta la rappresentazione.
D’Elia non è nuovo a scelte audaci di questo tipo. Ricordo il suo “Amleto” con luci stroboscopiche e musica da rave party, il “Macbeth – Inferno” accompagnato da sonorità dark, l’Otello che correva via veloce – ma intenso – tra flash luminosi e schizzi d’acqua.
In questo “Riccardo III” torna quello schema di quadri veloci, ma la struttura finisce qui per essere ripetitiva, considerato il numero elevato dei rapidissimi cambi. I ruoli sono frammentati in clip di pochi secondi che se da una parte hanno il “merito” di snellire l’ampia trama scespiriana rendendola più appetibile per i gusti dello spettatore contemporaneo (uno “Shakespeare” da 4 ore è ormai improponibile, pare che pensino tutti…), dall’altra riducono le possibilità di esprimersi degli attori, confinati in micro-scene.
In pratica solo il Buckingham di Gianni Quillico riesce a ritagliarsi sufficiente spazio per bilanciare, in qualche momento dello spettacolo, la presenza – assenza di Riccardo – Corrado che strepita “Io sono un genio, un genio!” nel microfono fuoriscena, con un tono di voce che ricorda l’intrattenitore dell’autoscontro al Luna Park: “Giù il gettone: si riparte!”.
Degli altri ci si ricorderà a fine spettacolo solo quasi per le pose assunte, come la Lady Anna (Chiara Salvucci) che si tocca meccanicamente il viso con una mano e il sanguinario Tyrrell (Marco Brambilla) che si aggiusta i guanti pronto a commettere un altro delitto…
E il sangue versato regala crediti all’ambizioso duca che procede di livello in livello verso la corona d’Inghilterra. Questo “Riccardo III” è concepito infatti come macabro videogioco la cui posta in gioco è il trono. Se il palcoscenico è lo schermo del gioco, Riccardo che è il giocatore ne è fuori (e anche noi spettatori che dunque siamo in qualche modo accomunati al player senza scrupoli…).
Ma come in tutti i giochi, bisogna saper dosare bene le proprie forze e muovere con preveggenza le pedine: le mosse avventate e i sacrifici dei pezzi più utili si dimostrano sempre deleteri. E, inevitabile come la morte, arriva il game over.
Saul Stucchi
Dal 20 febbraio al 4 marzo 2018
Riccardo III
- di William Shakespeare
- adattamento e regia di Corrado d’Elia
- assistente alla regia Luca Ligato
- con Andrea Bonati, Raffaella Boscolo, Marco Brambilla, Giovanni Carretti, Paolo Cosenza, Corrado d’Elia, Gianni Quillico, Chiara Salvucci, Antonio Valentino
- ideazione scenica e grafica Chiara Salvucci
- costumi Rossana Parise
- responsabile di produzione Beatrice Nannetti Pozzi
- tecnica e disegno luci Marco Meola
- tecnico audio Edoardo Ridolfi
- produzione Compagnia Corrado d’Elia
Orari: da martedì a sabato 20:30; domenica 16:30
Durata: 1 ora e 30 minuti
Biglietti: intero 24 €; ridotti 16 / 12 €
Teatro Litta
Corso Magenta 24
Milano