Dopo una lunga pausa, riprendo con le mie notarelle. Per una volta, ho mancato l’appuntamento con il compleanno (31 maggio) del buon Eastwood: 89 anni, e scusate se è poco.

Comunque, “Mystic River” (2003) che pure è un piccolo capolavoro, è un pretesto per raccontare la straordinaria (dal punto di vista cinematografico) vita dell’attore/ regista americano.
“Ya, kid. I got sunshine in a bag.”
(“Certo,ragazzo. Ho un raggio di sole nella borsa.”)
[battuta di Clint Eastwood ne “Il buono, il brutto, il cattivo”]
La carriera
Il sole sembra proprio averlo accompagnato nella sua carriera. Come attore o regista ha partecipato a oltre 60 film. Ma è anche produttore e autore di colonne sonore. Ha ottenuto diversi premi, tra cui 5 Oscar (due come miglior regista); a Venezia, nel 2000, è stato insignito del Leone d’Oro alla carriera.
Debutta sul grande schermo nel 1955, partecipando in ruoli secondari a numerose pellicole. Raggiunge la popolarità dopo aver interpretato come protagonista la cosiddetta Trilogia del dollaro di Sergio Leone (“Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto, il cattivo”); il successo viene poi confermato in patria dalla saga dell’ispettore Callaghan.
Inizialmente viene tacciato di scarse possibilità espressive, ma, nel corso degli anni, ha maturato uno stile di recitazione sobrio ed intenso che si è affinato ulteriormente dagli anni Settanta, dismettendo i panni di eroe duro e solitario, per personaggi più complessi e non di rado tormentati. Raggiunge la piena maturità artistica, quando, passato dietro la macchina da presa, affronta grossi temi come la riflessione sul tragico e sulla responsabilità umana, l’importanza delle relazioni d’amore e di amicizia, la formazione dello spirito americano, le radici della violenza, il rapporto tra le generazioni e altri ancora.
Quello che mi preme rilevare è la corrispondenza tra il ruolo misurato della sua recitazione come attore e la moderazione con la quale costruisce i suoi film come regista. Senza mai indulgere ad effetti gratuiti, senza mai eccedere nei momenti patetici, riesce a raccontare le sue storie con equilibrio e sobrietà anche quando apporta innovazioni nell’uso del montaggio o nella costruzione narrativa.
Della sua vita personale, tralasciando il gossip o le vicende familiari (c’è stato perfino chi l’ha tacciato di essere figlio illegittimo di Stan Laurel), voglio soltanto ricordare la sua attiva partecipazione alla cosa pubblica. Le sue posizioni politiche sono assimilabili a quelle dell’area libertaria del partito repubblicano. Ciononostante, ha sostenuto Arnold Schwarzenegger in entrambe le campagne elettorali governative della California (nel 2003 e nel 2006). Nelle ultime elezioni presidenziali ha preferito non dare il suo appoggio a nessuno dei due candidati (Donald Trump e Hillary Clinton), considerandoli una versione moderna di Gianni e Pinotto.
Eastwood è stato eletto sindaco indipendente di Carmel-by-th-Sea, in California nell’aprile del 1986 (con il 72% delle preferenze). Ha mantenuto l’incarico fino al gennaio del 1988, prima di declinare l’offerta di ricandidarsi nuovamente.
Un piccolo capolavoro
“Mystic River”, dunque. In questo film è presente tutto quanto ho elencato nelle righe precedenti. Potrebbe sembrare un thriller come tanti altri, ma – pur rimanendo ancorato al genere – va molto più in profondità, toccando tematiche importanti e mandando in frantumi, una volta di più, l’illusione del sogno americano.
La storia è tratta da un romanzo di Dennis Lehane (“La morte non dimentica”), ma la sceneggiatura di Brian Helgeland e l’abilità registica di Clint, l’hanno trasformata in una moderna “tragedia americana”.
Helgeland lavora molto sui dialoghi e sulle ellissi, mentre Eastwood racconta per metonimia, vale a dire in modo che molti sviluppi narrativi siano svelati in modo indiretto, per esempio con sequenze che non ci sono, ma che lo spettatore può tranquillamente immaginare e ricostruire. Con uno stile rigoroso e disciplinato, asciugando i toni e smorzando la retorica, il nostro Clint confeziona un film limpido e pulito, in cui ogni inquadratura è costruita nei minimi dettagli e ogni scelta autoriale ha un suo preciso significato. Il risultato è una pellicola in cui i confini fra il male e il bene si fanno sempre più labili e incerti e non esiste differenza fra giustizia e vendetta.
Per tutta la durata di “Mystic River” aleggia un’atmosfera cupa e pessimista che andrà a concludersi con il più amaro degli epiloghi, in un finale straziante e privo di catarsi.
Il film è stato girato in soli 39 giorni. Con un budget di 30 milioni di euro, al termine delle proiezioni in sala, incassò 156 milioni e mezzo.
Note e curiosità
La leggenda vuole che il mitico poncho indossato da Clint nelle trilogia di Sergio Leone non sia stato mai lavato fino alla fine della lavorazione del terzo film.
Clint Eastwood è il titolo di una canzone della band britannica virtuale “Gorillaz” del 2001. Il brano prende il nome dall’attore a causa della sua somiglianza con il tema musicale de “Il buono, il brutto, il cattivo” e per alcuni riferimenti nel testo ai film interpretati da Eastwood. La canzone è un mix di elettronica, dub, hip hop e rock ed i versi sono rappati da Del tha Funkee Homosapien. “Clint Eastwood” ha raggiunto la posizione n.4 nella UK Singles Chart e ha venduto 480.000 copie nel solo Regno Unito.
Clint soffre di sordità e porta un apparecchio per l’udito, del quale preferisce privarsi quando si presenta in pubblico.
A Carmel gestisce un albergo chiamato Mission Ranch, nel quale viene servita la birra “Pale Rider Ale” (chiamata così dal film omonimo: in Italia “Il cavaliere pallido”). Il ricavato della vendita di questa birra è devoluto in opere di beneficienza.
L S D