Alle Gallerie d’Italia di Milano si apre oggi, mercoledì 25 maggio, la mostra “I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori”. Curata da Salvatore Settis e Carlo Gasparri, presenta al pubblico 96 pezzi di straordinario valore, cinque in più rispetto all’esposizione romana allestita nella nuova sede dei Musei Capitolini a Villa Caffarelli, tra la fine del 2020 e il febbraio di quest’anno.
Ci sarà tempo fino al 18 settembre 2022 per visitare la mostra milanese, ma il consiglio che mi sento di darvi fin da ora è di approfittare subito di questa occasione imperdibile per ammirare opere di eccezionale livello, disposte in un allestimento che ne esalta la qualità. Vi verrà senz’altro voglia di tornarci più di una volta!

Basta da sola la sala centrale a far rimanere a bocca aperta. Ospita in una disposizione ovale ventidue ritratti: la serie si apre con un cosiddetto “Silla” (o Pseudo-Albino) della fine del I sec. d.C., per chiudersi con un ritratto femminile su busto moderno, detto “Elena Fausta” (da intendersi probabilmente come Elena, la madre del primo imperatore cristiano), datato alla seconda metà del IV sec.
Tra i due estremi sono facilmente identificabili – almeno da chi ha una qualche familiarità con l’arte romana – i ritratti dei tre imperatori Flavi (Vespasiano, Tito e Domiziano) e quelli, affiancati, di Adriano e del suo amasio Antinoo: quello dell’imperatore datato al 130 d.C., quello del giovane opera invece di uno scultore del XVIII secolo. I busti fanno da corona (e che corona!) a due altre opere, altrettanto significative: un sarcofago a lenòs con due coniugi e corteo di accompagnamento a un magistrato (proveniente da scavi sulla via Ardeatina) e una statua in bronzo di Germanico, il padre di Caligola.

Tutti questi tesori appartengono all’eccezionale Collezione Torlonia. A fondare il museo fu nel 1875 il principe Alessandro Torlonia. Dieci anni dopo, nel catalogo del museo, curato da Carlo Ludovico Visconti, erano descritti oltre seicento pezzi. Ancora oggi la collezione è la più importante e prestigiosa raccolta privata di statuaria classica. La mostra milanese sarà la prima tappa di un tour mondiale che poi si concluderà con l’individuazione di una sede permanente per il nuovo Museo Torlonia.
Una selezione
Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni, suggellate da un epilogo, dedicato alla storia del restauro delle opere.
- Evocazione del Museo Torlonia
- Scavi Torlonia (secolo XIX)
- Villa Albani e lo Studio Cavaceppi (secolo XVIII)
- La Collezione di Antichità di Vincenzo Giustiniani (secolo XVII)
- Le Collezioni di Antichità dei secoli XV-XVI

Nel giro di ieri, per l’anteprima dedicata alla stampa, mi sono soffermato in particolare su alcuni capolavori. Ve li segnalo qui sotto, anticipandovi che tornerò a occuparmi della mostra con una recensione più approfondita (per la quale è strumento utilissimo il volume edito da Electa, a firma degli stessi curatori, con le schede delle singole opere).
- Ritratto maschile su busto moderno, detto Vecchio da Otricoli, circa 50 a.C. Una vera “icona” della mostra, la “fotografia” di come erano i Romani “di una volta”, agli sgoccioli della gloriosa Res Publica.
- Ritratto di fanciulla da Vulci, in marmo bianco (50-40 a.C. circa). È un’altra “icona” dell’esposizione. Richiama alla mente i più delicati ritratti femminili dello scultore trecentesco Tino di Camaino.
- Sarcofago a colonne con Fatiche di Ercole e coperchio con coppia di defunti distesa, in marmo asiatico (circa 170 d.C.)
- Cratere con simposio bacchico, detto Tazza Cesi o Vaso Torlonia, in marmo pentelico, della fine del II sec. a.C., inizi del I secolo a.C.
- Nilo Barberini-Albani. Fu rinvenuto in località Acquatraversa (non lontano da Ponte Milvio) nel 1633. Abbellì prima Villa Barberini a Castelgandolfo e poi Villa Albani. In marmo bigio morato, è datato al 70-100 d.C.
- Nella sezione V c’è un’altra personificazione del fiume egiziano: il Nilo Cesarini, di poco posteriore, in basanite per i frammenti del corpo e la testa moderna, mentre le integrazioni sono in bardiglio.
- Statua di caprone dalla Collezione Giustiniani. La realizzazione della testa dell’animale è attribuita al sommo Bernini, mentre il corpo è datato alla fine del primo secolo d.C.
- Rilievo votivo attico, dai pressi della Tomba di Cecilia Metella sulla Via Appia. A prima vista questo frammento dice poco al visitatore. Il suo valore viene dall’essere appartenuto alla collezione di antichità di Erode Attico, uomo di lettere e politico greco del II sec. d.C. (ricchissimo). Questo pezzo è passato dalla sua raccolta a quella dei Torlonia, dopo un oblio lungo oltre un millennio.
- Accanto è esposto un bassorilievo con veduta del Portus Augusti, in marmo pentelico. Ci sono ancora tracce dell’antica policromia. La vivace scena che vi è raffigurata va perlustrata centimetro per centimetro per goderne ogni singolo dettaglio.
- Sarcofago del centurione Lucius Pullius Peregrinus, realizzato attorno alla metà del III secolo d.C., rinvenuto tra la Via Appia e la Via Latina. Si noti che il volto della moglie ha i tratti soltanto abbozzati.
Chiudo con un ultimo consiglio. Portatevi un maglioncino: l’aria condizionata va alla grande…
Saul Stucchi
Foto di Duilio Piaggesi © Fondazione Torlonia e Gallerie d’Italia
I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori
Informazioni sulla mostraDove
Gallerie d’ItaliaPiazza della Scala 6, Milano
Quando
Dal 25 maggio al 18 settembre 2022Orari e prezzi
Orari: da martedì a domenica 9.30 – 19.30giovedì 9.30 – 22.30
lunedì chiuso
Biglietti: intero 10 €; ridotto 8 €