“L’ALIBI della domenica” – a firma di Simone Cozzi – questa settimana è dedicato alla mostra sulla Collezione Thomas Walther a Torino.
“Non colui che ignora l’alfabeto, ma colui che ignora la fotografia sarà l’analfabeta del futuro”.
Questo aforisma di László Moholy-Nagy, esponente ungherese del Bauhaus successivamente innamoratosi della fotografia, risuona come un buon viatico per chi, recatosi presso il Centro italiano per la fotografia “Camera” di Torino, visitasse la splendida e ricchissima Collezione Thomas Walther, frutto dell’interazione fra la stessa “Camera”, la prestigiosa “Galérie Nationale Jeu de Paume” di Parigi, e il “MASI” di Lugano.

Per chi, come il sottoscritto, ne è appassionato, questa collezione è un’esaltante immersione nella storia della fotografia: più di duecento opere che spaziano lungo i primi quattro decenni del XX secolo, documentando la vitalità culturale di quel periodo, e il fiorire di correnti artistiche che non toccavano solo la pittura ma sconfinavano nella fotografia, troppo spesso considerata una forma d’arte minore.
Atmosfera onirica
Si accede alla mostra percorrendo un lungo corridoio dove un lungo pannello introduttivo documenta su due livelli gli eventi storico-politici e i fatti culturali (correnti artistiche, nascite di riviste e quotidiani, pubblicazioni di romanzi) che animarono quell’ampia porzione del secolo breve.
La timeline evidenzia in modo sconcertante la dissonanza fra ciò che di violento e nefasto accadeva a livello politico e sociale (un’unica grande guerra mondiale che iniziò nel 1914 per concludersi nel 1945, interrotta da un apparente ed illusorio periodo di pace punteggiato però da rivoluzioni, da crisi economiche, dall’ascesa dei totalitarismi, dagli stermini di massa nazisti e sovietici, dalla recrudescenza del colonialismo, dal riarmo), mentre nella quotidianità dei singoli paesi gli individui davano vita a un rigoglio di creatività e di bellezza (a tal proposito mi sento di suggerire, in parallelo a questa esposizione, una visita al Museo del Novecento di Milano).
Superato il corridoio ci si cala in un’atmosfera onirica, favorita dalle luci soffuse e dalle pareti tinteggiate con colori neutri, dove l’ombra prevale, e si viaggia con lentezza nel tempo, un tempo tanto terribile eppure così vivo, vitale e affascinante che riporta alle atmosfere di Metropolis di Fritz Lang, ma anche di Tempi moderni di Charlie Chaplin.
Thomas Walther
Nominare tutti gli artisti esposti, sarebbe attività meramente compilativa e tassonomica, di fatto inutile. Però non si può non ingolosire il lettore anticipando che sono esposte opere di Henri Cartier-Bresson, Man Ray, Maurice Tabard, Giulio Bragaglia, Alfred Stieglitz.
Non solo: la raccolta che, nel corso di quasi trent’anni (1970-1997) il collezionista svizzero Thomas Walther ha composto con un lavoro tanto meticoloso da indurre il MoMa di New York ad acquisirla nel 2001, mostra la straordinaria partecipazione delle donne nello sviluppo dell’arte fotografica di questa ampia porzione di novecento. Ed ecco quindi lo sguardo sull’attualità di artiste come Berenice Abbott, Marianne Breslauer, Claude Cahun, Lore Feininger, Florence Henri, Lotte Jocobi, Tina Modotti, Germaine Krull, Lucia Moholy, Leni Riefenstahl.

Un pannello della mostra (divisa in sei sezioni) cita proprio Lucia Moholy: “Le fotografie sono le nostre vite, come le nostre vite sono nelle fotografie”.
Quindi, attraverso l’obiettivo di questi meravigliosi artisti il visitatore può calarsi nella quotidianità della prima metà del Novecento, traendone una sensazione percettiva assolutamente realistica.
Queste opere documentano l’essenza della modernità di quel periodo fervido.
E lo fanno in un duplice modo.
In prima battuta raccontando la collocazione dell’individuo nel processo di modernizzazione della società, evidente negli edifici, nelle automobili, negli aeroplani, nell’abbigliamento, nei locali, nella vita sociale, nelle fabbriche. E qui è inevitabile sottolineare come, nonostante le ombre lugubri di morte che calavano sul mondo, in questo stesso mondo fluiva uno spirito vitale che guardava al futuro. Niente, come la fotografia, avrebbe potuto coglierne l’essenza.
Evoluzione tecnologica
In secondo luogo, la modernità salta all’occhio per l’evoluzione dello strumento fotografico e per la modalità di stampa delle fotografie. Abbandonati i vecchi trabiccoli a soffietto, abbandonate le lastre fotografiche che davano alle immagini un aspetto pittorialista, gli apparecchi sono ora compatti, comodi da portarsi addosso, e creano un linguaggio che permette di descrivere la realtà con precisione e vividezza. Inoltre, la facilità di stampa favorisce la diffusione dell’immagine, facendo assurgere la fotografia a mezzo di narrazione di un’epoca e dell’individuo calato in essa.
Il già citato Moholy-Nagy, a tal proposito afferma nel 1925 che, sebbene la fotografia sia stata inventata da almeno un secolo, è in quegli anni che (insieme al cinema) le sue immense opportunità estetiche vengono svelate perché, essendo libera da qualsiasi legame con le discipline artistiche classiche e sorretta da una cultura tecnologia puntata al futuro, è lo strumento moderno con il più alto potenziale di trasformazione rispetto alle abitudini visive.
E non è un caso che il social network più diffuso fra le generazioni che guardano al futuro sia proprio Instagram: nato come luogo di confronto e di aggregazione per gli appassionati di fotografia, è poi diventato la casa di millennials e degli appartenenti alla Z Generation, attratti dall’efficacia e dall’immediatezza espressiva che un’immagine può offrire.
Perché la fotografia è (come recita una didascalia letta alla mostra) l’arte di raccontare grandi storie senza bisogno di parole.
Simone Cozzi
Didascalie:
- László Moholy-Nagy Lucia Moholy
Untitled (Portrait of László Moholy-Nagy), 1925
Gelatin silver print, 9.3 x 6.3 cm The Museum of Modern Art, New York Thomas Walther Collection. The Family of Man Fund © 2021 Artists Rights Society (ARS), New York / VG Bild-Kunst, Bonn Digital Image © 2021 The Museum of Modern Art, New York - Max Burchartz
Lotte (Eye), 1928
Gelatin silver print, 30.2 × 40 cm The Museum of Modern Art, New York Thomas Walther Collection. Acquired through the generosity of Peter Norton © Max Burchartz, by SIAE 2021 © 2021 Max Burchartz / Artists Rights Society (ARS), New York / VG Bild-Kunst, Germany Digital Image © 2021 The Museum of Modern Art, New York
Capolavori della fotografia moderna 1900-1940
La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York
Informazioni sulla mostra
Dove
CAMERA – Centro Italiano per la FotografiaVia delle Rosine 18, Torino
Quando
Dal 3 marzo al 26 giugno 2022Orari e prezzi
Orari: tutti i giorni tranne il martedì 11.00 – 19.00Martedì chiuso
Biglietti: intero 10 €; ridotto 6 €