Domenica 27 settembre si aprirà al Museo d’Arte di Mendrisio (nel Canton Ticino) la mostra “André Derain. Sperimentatore controcorrente”. Ci sarà poi tempo fino al 31 gennaio 2021 per visitarla, ma consiglio di andarci presto per avere poi – eventualmente – l’agio di poterci tornare. Sono tante, infatti, le opere esposte lungo il percorso: oltre centocinquanta tra dipinti (70), bozzetti per costumi e progetti per scene teatrali, sculture e alcune ceramiche, ma anche fotografie e documenti.

Le opere provengono da alcuni importanti musei francesi, come il Centre Pompidou, il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e il Musée d’Art Moderne di Troyes, ma soprattutto da collezioni private.
Oltre all’elogio per la qualità del lavoro realizzato, ai curatori Simone Soldini, Barbara Paltenghi Malacrida e Francesco Poli va riconosciuto il merito di essere riusciti a confermare la mostra che rischiava di venir cancellata a causa della pandemia. Invece ne è stata soltanto rimandata l’apertura, prevista originariamente per lo scorso marzo.
La visita avviene in tutta sicurezza grazie al rispetto delle disposizioni messe a punto dall’Associazione dei Musei Svizzeri e dalla Città di Mendrisio.
Alla riscoperta di Derain
Considerato uno dei tre pilastri dell’arte novecentesca con Henri Matisse e Pablo Picasso, André Derain era finito nell’ombra per una sorta di damnatio memoriae che lo colpì dopo la Seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto gli venne rinfacciata la partecipazione a un viaggio ufficiale a Berlino insieme ad altri artisti, organizzato dallo scultore Arno Breker. Derain aveva cercato il modo di rientrare in possesso dei suoi beni confiscati dai nazisti. La sua fu una mossa incauta, ma l’artista non nutrì mai convinzioni totalitarie né antisemite.
All’involontario eclissamento contribuirono anche le sue scelte nel campo dell’arte, come il “ritorno all’ordine” che finì con lo scontentare tutti i colleghi. Se gli avanguardisti lo rimproveravano per quello che consideravano un tradimento, i classicisti lo accusavano di proporre un ordine macchiato di elementi “disturbanti”.

A metà degli anni Novanta una grande retrospettiva a Parigi ha riacceso i riflettori su Derain che oggi torna in primo piano per il suo ruolo di coscienza critica e perturbatore dei luoghi comuni del Novecento. “Che ingenuità o debolezza parlare di inquietudine della pittura moderna! La divina inquietudine è compagna di ogni progresso” recita una delle sue citazioni sparse lungo il percorso della mostra.
Derain amava la vita, il lusso e le donne, ma aveva anche un lato malinconico. Nel saggio a catalogo Michel Charzat rievoca appunto la personalità “faustiana” dell’artista, insieme “saturnino e dionisiaco”, “solare e crepuscolare”. “Creatura solare e magnifica, Derain diventa patetico e crepuscolare durante gli accessi di violenza o di scoramento che lo colgono e che rivelano il suo incurabile malessere esistenziale”.
Il percorso espositivo
Il percorso espositivo si declina in sezioni tematiche che hanno una sorta di cappello introduttivo in quella dedicata al periodo dell’avanguardia (1900-1915).
- i paesaggi (1919-1936)
- i nudi
- le nature morte (1921-1938)
- i ritratti (1920-1937)
- i paesaggi (1934-1950)
- i ritratti (1935-1954)
- le scene mitologiche e allegoriche (1938-1950)
- le nature morte (1938-1951)
- sculture e ceramiche
- bozzetti per le arti sceniche
- illustrazioni
A inaugurare il percorso campeggia la gigantografia di un ritratto fotografico dell’artista realizzato da Rogi André (al secolo Rozsa Klein) nel 1928. Derain si impone all’attenzione dell’osservatore, non solo per la sua massiccia figura, ma anche per lo sguardo magnetico. Sarebbe in ottima compagnia con Dumas padre e il monsieur Bertin di Ingres.
Altre riproduzioni fotografiche ne ripercorrono l’intensa vita. In una lo vediamo al volante di una delle sue amate Bugatti. Una passione che gli sarà fatale: è proprio scendendo da una vettura che viene investito nel luglio del 1954. Morirà l’8 settembre per le ferite riportate.
Allo stesso modo della gigantografia si staglia questa citazione di Alberto Giacometti: “Derain è il pittore che mi appassiona di più, colui che più mi ha dato e insegnato dopo Cézanne; per me è il più coraggioso”.
Artista versatile ed eterogeneo
Derain fu anche un grande collezionista, soprattutto dell’Ottocento francese, ma anche in questa passione dimostrò tutta la sua versatilità. In mostra è esposto una pittura su legno riferibile ai cosiddetti “ritratti del Fayum”, datata ai primi secoli dell’era volgare. Faceva parte della sua collezione.

Passando di sala in sala, ma anche di opera in opera, viene da chiedersi se nella “sfortuna” di Derain non abbia in qualche modo giocato un ruolo la sua stessa eterogeneità. “L’Estaque” del 1906 è appeso a pochi centimetri di distanza da “La maison au bord de la route”. Sono entrambi dipinti a olio su tela, ma sembrano realizzati da due artisti differenti.
Anche osservando le nature morte degli anni Quaranta si ha l’impressione che non siano della stessa mano. In tutte le opere però si sente palpitare la sua inesauribile energia: che sia il piatto in ceramica raffigurato con una “Couple enlacé” o la scultura in bronzo de “La femme assise”, la grande tela de “La Clairière, ou le déjeuner sur l’herbe” o il disegno a matita su carta di “Tête de jeune fille”.
I ritratti
Per loro natura i ritratti sono opere enigmatiche: nascondono sempre più di quanto non rivelino. Quelli di Derain non fanno eccezione, anzi potrebbero essere scelti per illustrare questa regola che vale tanto più per l’“Autoportrait à la pipe” (1951-1954). Un altro “Autoportrait à la pipe”, questa volta disegnato a sanguigna e pastello su carta (1910) è esposto nella prima sezione, dove domina su tutti il ritratto del pittore spagnolo Francisco Iturrino, prestato dal Centre Pompidou.

La sala che ospita i ritratti femminili degli anni Venti e Trenta è una delle più belle dell’intero percorso espositivo. Su una parete si ammirano “Portrait de femme au collier de corail”, “Portrait d’Annie”, “Portrait de Germaine Carco” e il ritratto di Geneviève da bambina. E poi ci sono il “Portrait de femme” prestato dal Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e “Geneviève à la pomme” che si merita la copertina del catalogo.
Durante la presentazione alla stampa la curatrice Barbara Paltenghi Malacrida si è soffermata sull’importanza della musica e del teatro nell’opera di Derain (e viceversa). Appassionato di musica e musicista (suonava la tromba e il clavicembalo), è stato senza dubbio uno dei più importanti artisti prestati alle arti sceniche.
Derain confessava di avere un’ossessione per il teatro e s’impegnò con tutto se stesso nei progetti in cui venne coinvolto, alcuni dei quali però non videro mai la luce. Si occupava letteralmente di tutto, come dimostrano i frammenti di tessuto incollati su un paio di bozzetti di costume presenti in mostra.

Diverse teche accolgono alcuni suoi scatti fotografici, volutamente fuori fuoco. E poi ci sono illustrazioni, come quelle per il “Pantagruel” di Rabelais, la “Salomé” di Oscar Wilde e l’“Eliogabalo” di Antonin Artaud (quest’ultimo l’ho letto pochi giorni fa nell’edizione Adelphi con traduzione di Albino Galvano, purtroppo priva delle illustrazioni di Derain).
A corredo della mostra è stato organizzato un calendario di eventi che si aprirà giovedì 8 ottobre con la conferenza di Simone Soldini intitolata “Derain e Giacometti. Storia di un’amicizia”. Il 21 ottobre sarà invece il turno di Elena Pontiggia che terrà una conferenza dal titolo “Notre frère aîné. Derain e l’Italia”.
In una data non ancora fissata Geneviève Taillade, pronipote dell’artista, leggerà brani delle lettere scritte da Derain alla moglie quando era mobilitato durante la Prima guerra mondiale.
Saul Stucchi
Didascalie:
- André Derain
L’Estaque (1906)
Olio su tela, 38 x 55 cm
Musée des beaux-arts, La Chaux-de-Fonds, Collection René et Madeleine Junod, inv. 1303.06 © 2020, ProLitteris, Zurich - André Derain
La Clairière, ou le déjeuner sur l’herbe (1938)
Olio su tela, 138 x 250 cm
Association des Amis du Petit Palais, Ginevra © 2020, ProLitteris, Zurich - André Derain
Femme au long cou (post 1938)
Bronzo, 32 x 19.5 x 4 cm
Collezione privata, Montagnola © 2020, ProLitteris, Zurich - André Derain
Portrait de femme (1926-1928)
Olio su tela, 58 x 42 cm
Musee d’Art Moderne de la Ville de Paris – Inv. AMVP 1913
© 2020, ProLitteris, Zurich - André Derain
Bozzetto per “Il ratto del serraglio” (1951)
Gouache, 31.8 x 25.2 cm
Chancellerie des Universités – Bibliothèque littéraire Jacques Doucet, Paris
© 2020, ProLitteris, Zurich
André Derain
Sperimentatore controcorrente
Informazioni sulla mostra
Dove
Museo d’ArtePiazzetta dei Serviti 1, Mendrisio (Svizzera)
Quando
Dal 27 settembre 2020 al 31 gennaio 2021Orari e prezzi
Orari: da martedì a venerdì 10.00 – 12.00; 14.00 – 17.00Sabato e domenica 10.00 – 18.00
Lunedì chiuso (tranne festivi)
Biglietti: intero 12 CHF; ridotto 10 CHF