Recensione dello spettacolo “Fake” di Valeria Cavalli e Filippo Renda interpretato da Irene Serini e dallo stesso Renda (che ne è anche il regista). In scena al Teatro Litta di Milano.
Tutto è reale, nulla è vero. Negli interstizi di questa affermazione “Fake” esplora con voluta sgradevolezza la natura umana condizionata e deformata dall’invasione nel proprio presente dei media-verità, siano essi i social network o la televisione del dolore. Ciò che ne risulta è una situazione meta-orwelliana: se in “1984” il “grande fratello” era uno strumento di controllo, nel 2019 esso è un tribunale morale dove l’individuo viene rozzamente indagato e sommariamente giudicato, fino al patibolo virtuale, ma non meno lapidario, definito dall’aggressione dei cosiddetti haters.

Ciò che rende particolare “Fake” è che è basato su un fatto realmente accaduto. Una donna tedesca pubblicò su Facebook un post in cui affermava di aver vinto 40 milioni di euro e di non aver incassato il premio. Quel post suscitò migliaia di commenti estremamente violenti.
Sul palco viene quindi ricreata la soffocante situazione di uno dei tanti programmi che la tv del dolore ci propina ogni giorno, e qui Filippo Renda è bravissimo ad interpretare il ruolo del giornalista ipocrita e moralista che, con modi fintamente amichevoli e suadenti, esplora cinicamente la fragile personalità di Simona, la donna autrice del clamoroso post ben resa da Irene Serini: una disadattata sociale, una perdente incapace (forse) di comprendere le conseguenze di questa esternazione.
Nello studio televisivo viene dunque celebrato un processo vero e proprio, dove la privacy di Simona è ripetutamente violata, attraverso la messa in onda di video artatamente strazianti, di fotografie e, addirittura, mediante la lettura di alcune pagine del suo diario di ragazzina.
L’effetto è volutamente urtante e genera nello spettatore un senso di soffocamento a causa dell’immedesimazione nella protagonista femminile, braccata senza pietà dal conduttore dello show.
Dove stia la verità non è dato saperlo, e lo spettacolo ha un finale aperto: infatti l’intervista non riesce a dissolvere tutti i dubbi sulla veridicità dell’affermazione della donna, costretta a camminare su una sottile linea che separa mitomania e incoscienza, necessità di visibilità e invasione della privacy.
Come si dice: non importa se la tua vita è interessante, l’importante è che tu sia bravo a raccontarla. E questa è esattamente la regola fondante del nuovo ordine creato e regolato dal mondo dei social network e, ahimè, degli stessi media dell’informazione: ogni fatto diviene reale per la semplice ragione di essere stato diffuso in rete.
A conclusione dello spettacolo è stato chiesto al pubblico di esprimere il proprio parere su ciò a cui ha assistito. Depositando un gettone in una delle due urne contrassegnate dalle etichette “vero” o “falso”, ciascuno ha potuto giudicare se Simona ha raccontato la verità o se si tratta di un fake, ricevendo in cambio il link dove verificare la realtà degli eventi.
Chi scrive si è astenuto dal consultare il link. Infatti ciò che è realmente avvenuto, nel tempo in cui viviamo, non è così importante. Tutto è “Fake”, anche la verità.
Simone Cozzi
Fake
Dal 26 novembre al 1° dicembre (tranne venerdì 29 novembre)
Orari: da martedì a giovedì 20:30
Sabato 20:30
Domenica 16:30
Biglietti: intero 25 €; ridotti 20 / 15 / 10 €
MTM Teatro Litta
Corso Magenta 24
Milano
Informazioni:
www.mtmteatro.it