Il dialogo tra cliente e tassista è un sotto-genere del giornalismo e della letteratura. Ma anche del cinema, a pensarci bene: Alberto Sordi è il primo nome che mi viene in mente di una lista che immagino piuttosto lunga.
Vuole invece essere breve questo resoconto personale della prima gita in gondola a Venezia. Si tratta di una seconda prima volta: ieri ho raccontato l’esperienza della scoperta di Torcello. Ancora più imperdonabile l’attesa di mezzo secolo prima di regalarsi l’emozione di un giro in gondola: il classico dei classici, l’imprescindibile must della Laguna.

Anche a Venezia circolano i taxi (pure se sui generis), ma è con i gondolieri che si instaura quel rapporto ricco di incognite che solitamente si stabilisce tra cliente e tassista. Il dialogo che intercorre può essere l’apoteosi del luogo comune, il manifesto del cerchiobottismo, il decalogo del patrio vivi e lascia vivere (tengo famiglia).
Se però si è fortunati, può anche capitare di scambiare sincere considerazioni sull’attualità (senza tralasciare i grandi quesiti della vita) e ottenere preziose informazioni. Basta trovare la persona giusta, entrare in sintonia e dar poco peso alle querimonie contro Napoleone, reo di aver rubato mezza Venezia per arricchire il Louvre (Gioconda compresa!).
Io, per esempio, oggi ho scoperto:
- Il segreto della resistenza dei pali di legno su cui è costruita Venezia.
- L’etimologia (da intendersi qui come paretimologia) del nome Venezia riportata da Giulio Lorenzetti in un suo libro di quasi un secolo fa (Venezia e il suo estuario, 1926).
- Tempistiche e costi dell’attivazione del MOSE.
- Origini di Marco Polo e ubicazione della sua casa.
- Particolarità della chiesa di Santa Maria dei Miracoli.
- Il tradimento del doge Marin Falier, ripagato con un velo nero nella galleria dei ritratti della Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale.
Nella prossima gita in gondola chissà quante altre cose imparerò. Magari che è stato Napoleone a introdurre una tassa di soggiorno maggiore di quella che si paga a Parigi (del resto il biglietto d’ingresso a Palazzo Ducale è più caro di quello del Louvre…).
Saul Stucchi