Sono stati presentati a San Biagio della Cima (IM) e Acquasanta (GE) i volumi “Incendio nel bosco” di Marco Candida e “L’Appennino piemontese” di Rocco Morandi. Qui sotto Marco Grassano recensisce il romanzo “Incendio nel bosco”. In un prossimo articolo parlerà invece de “L’Appennino piemontese”.
Domenica 2 febbraio a San Biagio della Cima (IM), e la successiva domenica 9 febbraio ad Acquasanta (GE), sono stati presentati, “in tandem”, due titoli apparsi recentemente nella bella collana “Appenninica” (diretta da Marino Magliani e Paolo Ciampi) dell’editoriale Tarka.
Il primo dei due libri è un romanzo: “Incendio nel bosco”, del tortonese Marco Candida, scrittore con alle spalle una produzione narrativa già ragguardevole. Va da sé che l’argomento, considerato quel che sta accadendo in Australia e in Amazzonia o quel che si è verificato in Portogallo un paio di anni fa, può vantare un’attualità davvero “scottante”.
L’incipit della narrazione coincide infatti con lo scoppiare di un incendio:
Viene alla luce su un letto di ramoscelli ai piedi di un abete rosso, rosa infuocata, petali mossi da un venticello quasi dolce, intimo, frangente di un panno che sventola e sventola. In questo momento seminale il fuoco è focolare. Sprigiona calore materno, primigenio, incantevole allo sguardo. Scontorna le cose intorno sì che a guardarle sembrano immagini di un sogno e viene da dubitare della loro consistenza stessa…”.
La maestria di un classicista
Fin da queste prime righe, si coglie la maestria ritmico-fonica del linguaggio, sulla scorta di una tradizione risalente a Pascoli (che corre nel piano / con tremula rapidità) – e, attraverso di lui, classicista di mestiere, ad autori latini quali Virgilio o Catullo (tunditur unda) -, a Foscolo (ch’or con dimesse frondi va fremendo) o a Leopardi (sì ch’a mirarla intenerisce ‘l core).
Proseguendo nella lettura, si scoprono una ricchezza lessicale e una precisione tecnica – insolite in letteratura, e degne semmai di un ingegner Carlo Emilio Gadda: vedi, per esempio, il racconto gaddiano “Teatro” – che si concretizzano in espressioni quali: piroscissione, pirolisi, ossido carbonioso, diossido di carbonio, comburente, acido acetico, acido formico, acido propionico, alcoli, floema, periderma, microsporofilli, foglie decidue, foglia obovata, appendici periboccali, cefalopode, e via citando.
Senza rivelare o anticipare nulla della vicenda narrata, debbo però notare quanto sapiente, accorta (callida, direbbe Orazio) sia la costruzione narrativa: avvince il lettore in una serie di immagini e di peripezie che si concatenano a perdifiato, e lo lascia andare, esausto per tanta pirotecnia (è il caso di dirlo…) di accadimenti, solo nella baia, ormai quasi tranquilla, delle ultimissime pagine, in cui il battito cardiaco può ritrovare il suo ritmo consueto.
Nel nome dei Padri
Non rare, e di altissimo livello, le citazioni: Baudelaire (in due diverse versioni: quella di Luciana Frezza e quella, in endecasillabi sciolti, di Luigi De Nardis), Montale, Leopardi, William Blake, Pascoli, Rimbaud…
La vera chiave di lettura dell’intero libro è però da ricercarsi, a mio avviso, nella Bibbia, chiamata espressamente in causa a tre pagine dalla fine: “Ogni tanto leggo la Bibbia. Non che ci capisca molto. Però, a me piace farmi un’idea delle cose.” dice uno dei personaggi.
Ed ecco che, grazie a questo suggerimento, possiamo reinterpretare il tutto, a posteriori, come una vicenda di sapore veterotestamentario: c’è un giardino, un paradiso terrestre (in greco, “paradiso” valeva appunto “giardino”), un Eden che qualcuno ha appositamente creato, per finalità proprie; due esseri umani – un uomo e una donna – vi si aggirano; viene operata, da parte loro, una trasgressione alle regole stabilite dal creatore, il quale li tiene d’occhio, anche da lontano, e li scopre; vi è quindi la punizione indirizzata a questa umanità ribelle, effettuata tramite un diluvio non di acqua ma di fuoco (anche se, a un certo punto, l’acqua vi si riversa davvero); viene infine offerta la possibilità di un perdono…
Un romanzo, insomma, che vale davvero la pena di leggere, e che non posso far altro che raccomandare.
Marco Grassano
Didascalie:
- San Biagio della Cima visto dall’alto
- La copertina del romanzo
- Il tavolo della presentazione: Marino Magliani, Marco Grassano, Corrado Ramella
Marco Candida
Incendio nel bosco
Tarka
2019, 160 pagine
14,50 €