Venerdì 13 gennaio, alla libreria del Punto Touring in Corso Italia a Milano, per il ciclo “Compagni di viaggio” è stato presentato il carnet de voyage di Stefano Faravelli, “Verde stupore. Madagascar. Carnet della foresta pluviale” (EDT).
A dialogare con l’autore gli amici Claudio Visentin e Andrea Bocconi, entrambi appassionati viaggiatori. Ma ha ancora senso viaggiare in questo “piccolo circo in perenne movimento” fatto di voli low cost presi a caso nel weekend, tenendo come unica bussola l’offerta più conveniente? La massima libertà di superficie, esordisce Visentin, si traduce in superficialità. Faravelli, invece, viaggia in profondità.
Stefano, come al solito, parte alto (per poi salire, è chiaro), citando l’amato (e controverso) Ernst Jünger, entomologo oltre che scrittore. Quelle che l’artista torinese ha inseguito in Madagascar sono state “cacce sottili”, alla maniera di Jünger. Anche se, confessa Faravelli, del Madagascar non ha visto nulla, se non un “francobollo di terra”, pochi chilometri quadrati attorno a un accampamento tendato nel cuore di una riserva naturale accessibile soltanto agli studiosi.
“Faravelli torna indietro di duecento anni” dice Visentin, “a prima della fotografia”, impegnandosi in un contatto profondo con gli esseri che incontra, che siano uomini, animali o piante. Stefano si sofferma sul tema a lui caro della mimesi. Il cacciatore si fa in qualche modo simile alla preda, così Stefano si è quasi trasformato in uroplatus per dipingere questo geco dalla coda a forma di foglia.
E poi mostra una riproduzione di un taccuino di William Turner (The “Wilson” Sketchbook) per dimostrare che l’artista usa il proprio taccuino con la massima libertà e così deve fare il lettore. In sintesi: il disegno del camaleonte presente in “Verde stupore” non è pubblicato al contrario!
A pagina 78, invece, è riprodotto un disegno realizzato da Stefano all’età di cinque anni. “La foresta già abitava in me”, riconosce, addentrandosi nell’analisi della persistenza della foresta nel suo immaginario, ma non solo: cita “Prima di Adamo” di Jack London e i sogni di Martin Buber.
Nel titolo “Verde stupore” l’accento cade su “stupore”, origine della filosofia, secondo Platone. Lo stupore è un’esperienza particolarmente potente e il viaggiatore contemporaneo deve tornare a sperimentarla.
La foresta è un testo sacro, a cui Faravelli si è avvicinato come esegeta. Da parte sua Bocconi ha definito Faravelli “un uomo antico” che si prende il proprio tempo. E il suo consiglio è proprio questo: prendersi il tempo giusto per gustarsi con calma il carnet, leggendone magari una o due pagine al giorno, soffermandosi sui disegni con l’attenzione che meritano. Anche questa lettura, in fondo, è una caccia sottile….
Faravelli confessa di temere più di tutto l’usura: del mondo, delle immagini, dei sentimenti. “Ma come uscirne?”, domanda Visentin. “Con lo stupore”, risponde Faravelli, ritrovando lo sguardo di Dio sulle cose, superando la frammentazione dovuta al continuo sbattere delle palpebre. E ricorda un apologo dello scrittore Chaim Potok, in cui un maestro spiega all’allievo che il mondo è bello nonostante quelle che a noi sembrano imperfezioni. Esse, appunto, sono nel nostro occhio.
L’incontro si è chiuso con il richiamo amoroso dell’indri imitato da Faravelli. Che vi siete persi!
Saul Stucchi
Foto di Simone Renoldi (http://simonspassion4travel.blogspot.it)
COMPAGNI DI VIAGGIO:
incontri con gli autori al Punto Touring di Milano
Corso Italia 10
Milano
Venerdì 13 gennaio 2017 ore 18:30
Stefano Faravelli, Claudio Visentin e Andrea Bocconi presentano:
- Stefano Faravelli
Verde stupore. Madagascar. Carnet della foresta pluviale
EDT
2016, 110 pagine, 32 €