L’editoriale “L’ALIBI della domenica” è dedicato all’intensa settimana culturale del direttore di ALIBI Online.
Per chi scrive queste righe quella che si chiude oggi è stata una settimana molto intensa dal punto di vista culturale. Si è aperta lunedì sera con la Scuola della Cattedrale di Milano per un incontro sulla figura dell’Anticristo (come vedete, un inizio col botto!).

Erano ospiti di monsignor Borgonovo e di Armando Torno i professori Paolo Chiesa e Piero Boitani, invitati a presentare il terzo volume della trilogia che la Fondazione Lorenzo Valla dedica al “più grande mito dell’Occidente antico e medievale”. Come i due precedenti volumi, “L’Anticristo. La scienza della fine” è curato da Gian Luca Potestà e Marco Rizzi. Il video dell’incontro è disponibile sul sito della Scuola della Cattedrale.
Il genio e l’idiota
Dal Duomo all’Ambrosiana il passo è breve. L’ho compiuto martedì quando sono entrato in Pinacoteca per visitare la mostra “Leonardo da Vinci e Guido da Vigevano. Anatomia in figure” (che recensirò nei prossimi giorni), ma ne ho approfittato per riguardare l’esposizione “Leonardo da Vinci e il suo lascito. Gli artisti e le tecniche”.
Mi sono però dimenticato di verificare quale fosse l’ottavo foglio del Codice Atlantico esposto di cui non avevo preso nota nella precedente visita. In compenso sono sceso, dopo molti anni, nella cripta.
Una discesa ben più profonda è quella a cui invita lo spettacolo “L’idiota” che Alberto Oliva e Mino Manni hanno tratto dalle ultime pagine dell’omonimo romanzo di Dostoevskij. Oggi (domenica 23 febbraio) è l’ultimo giorno per vederlo in scena al Teatro Out Off di Milano. Scava negli abissi dell’animo umano, indagando sulle pulsioni di amore e morte.
Tra l’Ambrosiana e il Teatro Out Off ho fatto in tempo a fare una breve sosta nella chiesa di San Giorgio al Palazzo per ammirare la Cappella della Passione dipinta da Bernardino Luini. Quando il Piccolo Principe Myškin Giuseppe Attanasio teneva tra le mani la riproduzione del quadro “Il corpo di Cristo morto nella tomba” dipinto da Hans Holbein il Giovane io ripensavo al “Compianto sul Cristo morto” del pittore lombardo.
Gita a Torino
La trasferta a Torino di mercoledì è stata divisa a metà tra la Galleria Sabauda e il Museo Egizio. Alla prima ho avuto la conferma di quanto immaginavo: la tavola con “Le stimmate di San Francesco” di Jan van Eyck è attualmente esposta alla grande mostra “Van Eyck. An optical revolution” al Museo di Belle Arti di Ghent o Gand che dir si voglia, nelle Fiandre. Mi sono consolato con altri capolavori, come la tavoletta de “L’incoronazione della Vergine” del fiorentino Bernardo Daddi e il “Ritratto di vecchio dormiente” di Rembrandt.
Al Museo Egizio, invece, mi sono concentrato sulle statue dei sacerdoti. La statua di Aanen, secondo sacerdote di Amon, è a parer mio uno dei pezzi più belli dell’intera collezione torinese. Realizzata in granodiorite sotto il regno di Amenhotep III (XVIII dinastia), reca una preziosa iscrizione che ci racconta la storia del personaggio raffigurato. Questo sacerdote era anche un astronomo – “uno che conosce la processione del cielo” – e aveva il compito di disporre le offerte per gli dei nella loro collocazione designata. Era infatti “uno che mette le cose al loro posto”.
Dal Vaticano alla Mongolia
Giovedì ho visitato in anteprima la mostra “Gauguin, Matisse, Chagall. La Passione nell’arte francese dai Musei Vaticani” al Museo Diocesano di Milano, presentata dalla direttrice Nadia Righi e da Micol Forti, curatrici dell’esposizione e dalla direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta. Tra le tante belle opere mi sono soffermato soprattutto su un pannello ligneo di Gauguin dal titolo “Matteo 5-8” che fa riferimento al “Discorso della Montagna” del Vangelo di Matteo (ne ho parlato anche nella recensione dello spettacolo “L’idiota”).
Di pomeriggio sono tornato all’Università Statale dove non rimettevo piede da quasi due decenni. L’occasione me l’ha data la presentazione de “La macchia mongolica” (libro, film e album musicale) di Massimo Zamboni con sua figlia Caterina. A organizzare l’evento erano gli studenti dell’associazione UDU Unione degli Universitari. È stata un’esperienza particolare sedermi in un’aula della “mia” università dopo così tanto tempo per ascoltare di viaggi in una terra tanto remota, mentre fuori i ragazzi ripassavano gli appunti prima dell’esame di diritto penale!
Sfogliando un quotidiano a pranzo ho scoperto che quella sera stessa ci sarebbe stata la presentazione della mostra “Sul farsi del mondo” alla Galleria Consadori di via Brera con acquerelli di Tullio Pericoli, che illustrano l’omonimo libro di Walter Banjamin per le edizioni Henry Beyle. Avendo tempo prima di teatro, ci sono andato. Ho avuto così il privilegio di farmi autografare dall’artista marchigiano – con tanto di disegno! – la copia che ho acquistato.
Infine ho assistito all’“Antigone” di Sofocle al Teatro Carcano, ma non prima di aver scambiato due chiacchiere con l’attore Sebastiano Lo Monaco (che di lì a mezz’ora avrebbe interpretato il tirannico re di Tebe, Creonte) nel bar accanto al teatro. Quell’inaspettato incontro mi ha fatto ricordare una curiosa telefonata ricevuta giusto dieci anni fa. Ma la racconterò un’altra volta. Forse.
Saul Stucchi