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Voi siete qui: Arte » Pedro Cano illustra a Treviso i suoi nove Mediterranei

28 Gennaio 2013 Scritto da Saul Stucchi

Pedro Cano illustra a Treviso i suoi nove Mediterranei

Terza tappa del tour della mostra di Pedro Cano dedicata al Mediterrano: dopo Cartagena e Roma (nella splendida cornice dei Mercati di Traiano), l’esposizione approda alla Fondazione Benetton a Palazzo Bomben a Treviso, dove rimarrà fino al prossimo 3 marzo. Lo scorso 25 gennaio abbiamo avuto il piacere di visitarla in anteprima con il direttore Marco Tamaro e un gruppo di giornalisti a cui il pittore di Murcia ha fatto da guida.
Cano_Treviso_0
Nel suo breve intervento introduttivo il direttore ha spiegato il motivo della scelta di ospitare le opere di Cano alla Fondazione, i cui spazi espositivi solitamente sono dedicati alla diffusione dei risultati delle ricerche della Fondazione stessa, soprattutto nel campo del paesaggio. Gli acquerelli di Cano, ha detto Tamaro, “sono un modo per leggere il mondo (…) e ci hanno affascinato fin da subito, così come ci ha affascinato – visto il nostro modo di lavorare – questo sguardo intorno al Mediterraneo senza peraltro mostrare molto l’acqua”.
Cano_Treviso_1

Cano ha rievocato il suo rapporto molto stretto con il mare: da bambino, negli anni Quaranta del secolo scorso, ebbe il privilegio di andarci spesso perché figlio di un pescatore. Quando arrivò a Roma nel 1969 poté ampliare la sua visione del Mediterraneo, visitando la Grecia, la Turchia, la Libia, la Siria. E comprese che nessun altro posto così geograficamente limitato può vantare una tale ricchezza di tesori, della natura e della cultura. Il Mediterraneo per lui rappresenta la perfetta antitesi della globalizzazione per la sua eccezionale sovrapposizione e compresenza di lingue, religioni e culture diverse (ma anche modi di cucinare, di costruire, di affrontare la vita…).

Per molto tempo ha trascorso un terzo dell’anno in Italia, un altro in Spagna e il restante in viaggio, sempre portando con sé un taccuino di disegno. Da tempo voleva dedicarsi al Mediterraneo ma temeva il rischio del banale e del già visto: come dipingere, per esempio, Venezia dopo Turner? A uscire dall’imbarazzo l’hanno aiutato due libri, L’altra Venezia di Matvejevic e Fondamenta degli incurabili di Brodskij, che gli hanno permesso di vedere la città lagunare con altri occhi.

Cano_Treviso_2
Accompagnandoci per le sale si è soffermato davanti a ciascuna delle opere del suo periplo in nove tappe. Ha raccontato che sull’isola greca di Patmos gli sembra di essere immerso nell’eternità perché lì percepisce la circolarità del tempo (che ha voluto rappresentare nelle corone di fiori e frutti, tipiche dell’isola), mentre Napoli – la città più spagnola d’Italia, dove andava quando aveva nostalgia di casa – l’ha voluta rappresentare attraverso i novanta numeri della Smorfia, “una specie di enciclopedia naturale”.
Alla domanda di una collega su quale scorcio di Treviso sceglierebbe come tema di una sua opera, Cano ha risposto che la città è sorprendente, per il gran numero di torri (molte smozzate, come quella in cui lui vive sul Lago di Bracciano) e per la presenza discreta ma fondamentale dell’acqua: “non vi rendete conto di vivere in una città meravigliosa!”; “la cosa che più mi impressiona è la relazione con l’acqua, non in maniera grandiosa, ma quotidiana e domestica”; “più mi muovo, più la amo”, ha detto di Treviso. Come dargli torto? Anche in riva al Botteniga si respira aria di Mediterraneo.
Saul Stucchi

IX Mediterranei

Personale del pittore spagnolo Pedro Cano
Dal 26 gennaio al 3 marzo 2013
Fondazione Benetton Studi Ricerche
via Cornarotta 7-9

Treviso


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