Si potrà visitare fino al 24 aprile la mostra fotografica Lee Miller: A Woman’s War all’Imperial War Museum di Londra. Ma chi era Lee Miller? “Oggi è ricordata come una donna a suo agio da entrambe le parti della fotocamera”, dice il pannello introduttivo, a mo’ di presentazione.
Da musa a fotoreporter
Nel 1927 iniziò la carriera come modella di Vogue, per poi diventarne una dei principali fotografi. Notevole fu la sua influenza sugli artisti del Surrealismo prebellico, prima come musa e poi, appunto, come fotografa. Ma il suo contributo più importante è stato quello che diede come fotoreporter durante la seconda guerra mondiale. Fu infatti una delle quattro fotogiornaliste accreditate come corrispondenti di guerra dalle forze armate americane.
La vediamo all’inizio del percorso espositivo ritratta da Picasso: Lee Miller à l’Arlésienne, Mougins 1937, in cui si nota il contrasto tra i colori vivi del suo carattere estroverso e l’oscurità della sua parte più intima. Di fronte c’è l’opera di Roland Penrose intitolata Night and Day. È un ritratto in tre elementi; il quarto, l’acqua, è drenato via da degli imbuti. La Miller e Penrose erano sposati ad altri coniugi, ma divennero subito amanti.
Voglio avere la combinazione utopica di sicurezza e libertà
scriveva in una lettera al primo marito nel novembre del 1938. Lui era Aziz Eloui Bey, un ricco uomo d’affari egiziano. L’unione le portò poca gioia, ma le consentì di viaggiare in Egitto e in Medio Oriente (quando viaggiare era ancora “posh”). In una foto vediamo immortalati Mary Anita Loos e Robin Fedden mentre fanno sci sulle dune di sabbia del deserto.
Le donne in guerra
Ma la vita della Miller non era affatto tutta rosa e fiori. O almeno non lo era sempre stata. Fu violentata a sette anni da un amico di famiglia e il padre cominciò a fotografarla nuda pochi mesi dopo lo stupro. Rapporto un po’ morboso, non credete?
La seconda guerra mondiale fu l’evento che cambiò la sua carriera, insieme alla vita sua e di milioni di altre persone. In quegli anni le donne in Gran Bretagna furono sottoposte a regimi di vita regolati ed esposte a maggiori pericoli e violenze, ma poterono anche emanciparsi: le necessità belliche infatti crearono nuovi ruoli per le donne al di fuori della casa.
Per esempio al ministero dell’informazione (da intendersi anche come propaganda) faceva comodo avere tra le sue file una fotoreporter di guerra donna.
Nei primi mesi di guerra la popolazione venne invitata a mantenere gli stessi standard di vita di prima, per dare supporto all’industria della moda. Contro la tendenza hollywoodiana, il ministero britannico voleva donne coi capelli corti per ragioni di sicurezza quando lavoravano nelle fabbriche impegnate nello sforzo bellico. E Vogue ne assecondò i dettami. Ma anche il fitness era importante per la patria! Ed ecco un apposito servizio illustrativo… I servizi fotografici della Miller valgono più di tante pagine dei manuali di storia. Da notare che più la guerra si protraeva, più la sua fotografia si faceva sperimentale.
Al centro di questa sala è esposto il calco del busto della Miller, opera di Paul Hamann (noto soprattutto per le sue “maschere della vita”). Rifugiatosi in Inghilterra dopo essere stato denunciato come artista degenere in Germania, Paul fu internato come nemico sull’Isola di Man.
Formidabili quegli anni
Il percorso prosegue soffermandosi sulla vita delle donne durante la guerra: studentesse, operaie, segretarie, volontarie nei corpi di difesa, ma c’è anche la duchessa Mary Dunn.
Inevitabile soffermarsi sul ritratto allo specchio della collega Martha Gellhorn, giornalista americana e corrispondente di guerra, unica reporter donna a partecipare allo sbarco in Normandia. Sullo specchio campeggia la foto di quello che allora era suo marito: proprio lui, Ernest Hemingway (immortalato, ovviamente, mentre beve). Il matrimonio naufragò nel 1944 perché lui era geloso e competitivo.
In una teca è esposta la lettera del 17 agosto 1942 in cui Condé Nast, proprietario di Vogue, si congratulò con Lee Miller per le foto degli ultimi mesi. La sua fotografia era molto migliorata, a suo dire, nonostante problemi e ristrettezze derivati dalla guerra.
E poi ci sono l’equipaggiamento fotografico, tra cui una Rolleiflex Automat; la sua uniforme da ufficiale corrispondente di guerra USA e il suo pass.
Ed ecco la foto di “copertina” della mostra, quella che ritrae il tenente Anna Leska, una delle tre donne polacche che servirono nell’ATA, Air Transport Auxiliary, alla guida di un aereo Spitfire nel 1942.
Nel bagno di Hitler
Le donne sono le protagoniste della mostra, non soltanto Lee. La fotogiornalista Margaret Bourke-White documentò l’attacco aereo tedesco su Mosca nel luglio del 1941 e la sua determinazione influenzò la Miller.
Sono tantissime le foto esposte (alcune bloccate dalla censura) e le didascalie sono esaurienti: ci vuole dunque molto tempo a disposizione per visitare bene la mostra.
Di alcune immagini è lei il soggetto, come nei ritratti di David E. Scherman. Il collega, poco cavallerescamente, disse che provò uno shock nel vedere la Miller a Saint-Malo nell’agosto del 1944: l’ex modella di Vogue gli era sembrata un letto disfatto!
In una foto di anonimo vediamo Lee mentre fotografa il generale De Gaulle a una cerimonia, il 25 agosto del ’44. Lì vicino c’è una teca che contiene il suo armamentario, tra cui un tirapugni con inciso il suo nome, che portava con sé per difesa personale mentre attraversava l’Europa devastata dalla guerra.
Le foto celebrative dell’incontro tra USA e URSS a Torgau, il 25 aprile del 1945, sono state scattate giusto la settimana dopo quelle che documentano la morte per suicidio di Regina Lisso, figlia del tesoriere della città di Lipsia.
Il giorno del suicidio di Hitler, invece, Lee Miller si fece un bagno nella sua vasca, poco dopo aver visitato il campo di sterminio di Dachau. Era il 30 aprile del 1945 e la foto che la ritrae, scattata da Scherman, è diventata celeberrima.
L’ultima immagine del percorso è una gigantografia a colori che ci mostra Lee come cuoca (surrealista). Lì accanto c’è un ritratto che le fece il secondo marito, Roland Penrose. Ma non vediamo il suo volto: mentre fa colazione, infatti, è nascosta dal giornale. La guerra aveva separato i due coniugi e li aveva messi in crisi.
Saul Stucchi
Lee Miller: A Woman’s War
Fino al 24 aprile 2016
Imperial War Museum
Londra
Informazioni:
www.iwm.org.uk
Didascalie:
- Lee Miller
Anna Leska, White Waltham air field, England, 1942
© Lee Miller Archives England 2014, All rights reserved - Fire masks, Hampstead, London, 1941
Photograph: The Lee Miller Archives - Lee Miller in Hitler’s bathtub, Munich, Germany, 1945
Photograph: David E Scherman/Lee Miller with David E. Scherman. All rights reserved