Fino al 19 settembre 2021 si potrà visitare al Musée de la Romanité di Nîmes, in Provenza, la mostra “L’Empereur romain, un mortel parmi les dieux”, ovvero “L’Imperatore romano, un mortale tra gli dei”. Abbiamo chiesto al professor Mauro Reali – che l’ha visitata e recensita su “La ricerca” di Loescher – di dirci le sue impressioni.
Il Musée de la Romanité
Il Musée de la Romanité di Nîmes (inaugurato nel 2018) non è certo un edificio che passi inosservato, poiché lo studio architettonico di Elizabeth de Portzamparc – che lo ha progettato – lo ha voluto “in dialogo” con la vicina arena: la struttura in cemento, tiranti d’acciaio, grandi tessere di vetro (circa 7000), conferisce infatti alla costruzione un che di morbidamente cangiante, evocando le pieghe della toga romana.

Esso conserva numerosi reperti, ed è fornito di innovative dotazioni multimediali (molti gli esempi di “realtà aumentata”), raccontandoci la lunga storia di Nemausus, l’antica Nîmes.
Notevoli, tra l’altro, i mosaici esposti (tra tutti quello con l’uccisione di Penteo per mano della madre Agave), come pure la ricostruzione virtuale degli affreschi della domus Villa Roma; molte sono le pregevoli statue marmoree (notevole una del dio Nettuno) e perfetta l’illuminazione delle centinaia di iscrizioni latine visibili.
Il culto imperiale
La mostra “L’Empereur romain, un mortel parmi les dieux” (aperta fino al 19 settembre 2021) ripercorre le origini del culto imperiale, pratica introdotta dal primo imperatore di Roma, Ottaviano Augusto, che governò dal 31 a.C. al 14 d.C.
È curata da Dominique Darde, conservatrice del locale museo, con l’ausilio di accademici del calibro di Michel Christol, Pierre Gros, John Scheid. La prima parte dell’esposizione è decisamente “augustea”, e ci mostra come il princeps non volle mai apparire – perlomeno esplicitamente, in Occidente – come dio vivente, ma come figlio del divino Cesare (lui sì ormai divus), nonché come un intermediario tra gli uomini e gli dèi.
La seconda parte della mostra si concentra quindi sulle diverse forme assunte dal culto imperiale nella Gallia narbonese e sugli edifici a esso dedicati a Vienne, Arles, Béziers e Narbonne.

Le opere più interessanti
Delle 149 opere esposte 30 provengono dal Louvre, istituzione che ha collaborato all’allestimento dell’esposizione, mentre delle 64 appartenenti alle collezioni del Musée de la Romanité, 46 non erano mai state presentate al pubblico.
Tra i pezzi più interessanti, segnalerei un bellissimo un busto velato capite di Augusto pontefice massimo conservato al Louvre (già parte della Collezione Campana) così come il celebre fregio dei suovitaurilia con Tiberio sacrificante.
Nulla eguaglia però, a mio avviso, la raffinatezza di due piccoli busti bronzei di Augusto e Livia, ex voto che denotano una sorta di culto privato dedicato alla coppia regnante da parte di un celta romanizzato, ancora privo di cittadinanza.
Le iscrizioni, come sempre, sono un complemento fondamentale per comprendere i fenomeni politici e sociali di Roma: tra queste segnalo quelle che attestano una sorta di culto della corona civica (attributo del principe) o dei Lares e del Genius Augusti, forme di venerazione “indiretta” della sua persona.
La Gallia Narbonese
L’attuale Provenza, fu provincia romana dal 121 a.C. con il nome di Gallia Narbonensis. Questa regione, così come le restanti Gallie conquistate poi da Cesare, fu una terra fortemente romanizzata, laddove le élites locali – già “ellenizzate” dalla presenza della colonia greca di Marsiglia – si aprirono subito ai mores e alla cultura di Roma.
Di tale romanizzazione fanno fede località ad “alto tasso” di reperti archeologici, come Nîmes – appunto – Arles, Narbonne, St-Remy de Provence, Vaison-la-Romaine o Frejus (e ne cito solo qualcuna).
Anche il culto imperiale – di cui si è detto – ebbe in Gallia una significativa rilevanza, esito di una convergenza di interessi tra le autorità locali – desiderose di mostrare lealismo – e il potere centrale, assetato visibilità e pertanto in cerca di propaganda.
Tornando a Nîmes, non lontano dal museo, vi è un monumento che rappresenta una sorta di “estensione” della mostra di cui abbiamo parlato, e che ben dimostra ciò che ho appena detto: parlo della Maison Carrée, tempio dedicato alla memoria dei nipoti ed eredi designati di Augusto, Gaio e Lucio, morti giovanissimi. Essi non furono “tecnicamente” divinizzati, ma l’associazione del loro nome a una costruzione di tale bellezza, prestigio e venerazione non poteva che ammantare di un’aura celeste tutta la domus regnante.
Dopo la mostra
Mi pare ovvio, da quello che ho detto, che la visita al museo e alla mostra siano altamente consigliabili. E se ho già esposto le ragioni “culturali”, posso aggiungere che un viaggio in Provenza è un’esperienza entusiasmante per molti altri motivi: cibo, vino, paesaggi naturali (la Camargue è a due passi da Nîmes) etc… ma è bene che ora mi fermi, perché – lo so – sono troppo parziale!
Mauro Reali
Dottore di Ricerca in Storia Antica, docente di Lettere nei Licei, ha lungamente collaborato con l’Università degli Studi di Milano; è ora supervisore, insieme con Antonio Sartori, del progetto EDR (Epigraphic Database Roma) per l’antica Comum. È autore di numerose pubblicazioni scolastiche e di oltre settanta studi scientifici: i suoi interessi sono soprattutto l’epigrafia latina, la storia sociale e la tradizione classica. Giornalista pubblicista, è Direttore Responsabile de “La Ricerca” di Loescher editore.
A cura di Saul Stucchi
Foto: © Stéphane Ramillon
L’Empereur romain, un mortel parmi les dieux
L’Imperatore romano, un mortale tra gli dei
Informazioni sulla mostra
Dove
Musée de la Romanité16, Boulevard des Arènes, Nîmes (Francia)
Quando
Dal 13 maggio al 19 settembre 2021Orari e prezzi
Orari: da aprile a ottobre:Tutti i giorni 10.00 – 19.00
Da novembre a marzo:
Tutti i giorni tranne il martedì 10.00 – 18.00
Biglietti: Museo + mostra intero 8 €; ridotti 6/3 €