Fino al 20 aprile si può ammirare alla Royal Academy of Arts di Londra una mostra che si merita la definizione di “strepitosa”. Intitolata Painting the Modern Garden. Monet to Matisse, propone una passeggiata in alcuni dei giardini più belli dipinti dagli artisti della Belle Époque.
L’arco temporale preso in considerazione si estende dal 1860 fino alla fine della prima guerra mondiale. Ad aprire il percorso espositivo sono due opere datate 1864: un Renoir e un Monet. Delacroix (a cui la National Gallery sta dedicando una mostra altrettanto spettacolare, di cui parleremo nei prossimi giorni) era morto da appena un anno quando i due giovani artisti si conobbero e divennero amici, molto prima della nascita dell’Impressionismo.
Artisti giardinieri
La riscoperta del giardino fu una reazione ai disastri della guerra franco-prussiana e alla Comune di Parigi del 1870-1, un ritirarsi nel proprio orticello a contemplare la natura e a sanare le ferite subite nel rincorrere la gloria guerresca.
Monet e Caillebotte si scambiavano lettere sul giardinaggio e il giornalista e critico Octave Mirbeu diceva: “io amo il compost come un altro ama una donna”. Scrittore anarchico, come giardiniere invece amava l’ordine, a giudicare dal suo giardino ben organizzato in Normandia immortalato da Pissarro. Anche quest’ultimo era un giardiniere, ma si concentrava sui prodotti commestibili, gli ortaggi, piuttosto che sui fiori, tanto che gli scrittori contemporanei lo prendevano in giro chiamandolo “ortolano impressionista specializzato in cavoli”.
Ecco Monet immortalato da Renoir mentre dipinge nel suo giardino che sembra quello dei cottage inglesi, senza barriere né aiuole. Accanto è esposta l’opera che probabilmente Monet stava dipingendo mentre l’amico lo ritraeva!
Numerose sono le opere prestate da musei statunitensi e da collezioni private, come il quadro di Monet che ritrae il suo giardino a Vetheuil (nella Val-d’Oise) con i figli Michel e Jean, concesso da un collezionista californiano.
Leggendo i pannelli esplicativi veniamo a sapere che Renoir usava i piccoli giardini che un tempo c’erano a Montmartre come laboratori per esplorare nuove tecniche di pennellata.
Una passione contagiosa
Nella sezione dedicata ai giardini internazionali colpiscono l’attenzione le tele di Sorolla. L’artista spagnolo visitò i giardini moreschi a Valencia, Siviglia, Granada e Barcellona per trarne ispirazioni e pianificò il proprio giardino con la mente di un pittore, selezionando colori, contrasti e visuali. Il risultato gli ispirò una cinquantina di tele.
Ma non soltanto gli artisti hanno diritto di presenza in mostra. Ci sono anche gli esperti del settore, come il giornalista Theodore Robinson, un vero guru dell’epoca che diffondeva le sue idee rivoluzionarie attraverso libri e riviste (una sua foto ritrae Monet con cappello e bastone), o come Gertrude Jekyll che promosse la sintesi tra natura e forma. Un quadretto di William Nicholson datato al 1920 è dedicato agli stivali da giardinaggio di Lady Jekyll: appaiono molto rovinati, con lo scarpone sinistro addirittura aperto sulla punta…
E poi ci sono lettere, documenti, progetti, foto, manuali di giardinaggio, istruzioni e pianticelle in serre, cataloghi… Per gli artisti il giardinaggio era un lavoro serio!
“Mi sento una pianta”
Paradossalmente la sezione sui giardini del silenzio, quelli privi di presenze umane, durante la mia visita era la sala più affollata e rumorosa. Un peccato perché le opere di Santiago Rusiñol meritano di essere ammirate in tranquillità. Personalità malinconica, dipinse spesso giardini abbandonati come espressione della sua tristezza per il declino della Spagna dopo la sconfitta della guerra di Cuba (1898).
Le tele qui esposte rappresentano giardini colti in atmosfere diverse, in momenti del giorno e dell’anno differenti e quindi sotto luci mai identiche.
Proseguendo ci si imbatte in Van Gogh che provava un grande sollievo nel dipingere giardini, ma che ricorreva ai fiori come soggetti anche per motivi pratici, essendo più economici dei modelli in carne ed ossa. E poi in Kandinsky, Matisse, Nolde (un giardiniere particolarmente esperto), Klimt e Klee. Quest’ultimo ha dedicato circa un decimo della sua copiosa produzione alle piante. “Mi sento io stesso una pianta”, scriveva alla fidanzata Lily (nomen omen).
L’ultimo Monet
Oltrepassati i giardini di sogno c’è una sala di lettura in cui vengono proiettati dei video. Alle pareti ci sono gigantografie degli artisti immortalati in giardino: Coillebotte in una serra, Sorolla che dipinge al riparo di un ombrellone, Matisse e la moglie Amélie a passeggio in giardino, Kandinsky con la zappa in mano…
La parte conclusiva è quella più toccante, in un percorso già ricchissimo di emozioni. È dedicata agli ultimi anni di Monet a Giverny. Nel 1911 muore la seconda moglie Alice e inizia a soffrire di problemi alla vista che per tre anni gli impediscono di dipingere. Nel 1914 la sua vista migliora e l’artista può lavorare a tele sul tema del giardino d’acqua, l’unico a cui si interesserà fino alla morte, avvenuta nel 1926.
Durante la prima guerra mondiale Monet non prestò grande attenzione agli sfollati che arrivavano a Giverny. Diceva che il suo dovere patriottico era quello di dipingere. E quello fece.
La sala è semplicemente spettacolare. Alle pareti sono esposti quadri raffiguranti il celeberrimo ponte giapponese, ninfee, salici piangenti, iris e gigli. Esplosioni di colori che molto devono alla lezione di Turner, tanto amato in gioventù e tornato a ispirarlo in vecchiaia.
Saul Stucchi
PAINTING THE MODERN GARDEN
Monet to Matisse
- Fino al 20 aprile 2016
- The Royal Academy of Arts
Londra - Informazioni: www.royalacademy.org.uk/
Didascalie:
- Joaquin Sorolla
Louis Comfort Tiffany, 1911
Olio su tela
In prestito dalla Hispanic Society of America, New York, NY
Photo (c) Courtesy of The Hispanic Society of America, New York - Auguste Renoir
Monet mentre dipinge nel suo giardino ad Argenteuil, 1873
Olio su tela
Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford, CT. Bequest of Anne Parrish Titzell
Photo (c) Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford, CT - Claude Monet
Ninfee, 1914-15
Olio su tela
Portland Art Museum, Oregon. Museum Purchase: Helen Thurston Ayer Fund, 59.16
Photo (c) Portland Art Museum, Portland, Oregon