Lo hanno paragonato a Hunter Thompson ma, formule giornalistiche a parte, che si tratti davvero di una versione gonzo della scrittura scientifica è di certo secondario rispetto non tanto alla godibilità umoristica del lavoro di scienziato di Jesse Bering – che quanto a battute talvolta si fa anche prendere la mano – quanto piuttosto ai meri contenuti che presenta un volume come Le forme del desiderio, ora in libreria per Codice Edizioni dopo l’uscita con il numero di maggio di “Le Scienze”.
È un genere di lettura non diffusissimo in questo paese di morigerati analfabeti scientifici che ogni giorno si mettono in ascolto dell’ultima ovvietà (quando non castroneria) esalata da una fin troppo nota finestra di piazza San Pietro e si tengono ben alla larga da qualsiasi basica conoscenza in materia di evoluzionismo. Da argomenti, peraltro pure divertenti, che hanno da fare con ciò che siamo in quanto specie – sebbene non manchino incursioni nei territori di altre bestioline. Il sottotitolo del libro è Saggi sul sesso e altri tabù. Così, Bering, che ci tiene a dichiararsi ateo e omosessuale, ci cimenta con domande spassose, come quelle sul “design dei genitali maschili”.
Dalla forma del pene (in questo caso un teoria adattiva, mutuata da Gordon Gallup, che la vede come finalizzata a una migliore performance nella competizione fra gli spermatozoi di diversi individui) alla questione del ciondolìo dei testicoli che nel sacchetto scrotale giacciono come in una cella frigorifera pronta ad attivarsi in caso di bisogno.
Una psicologia in chiave evoluzionistica come quella esercitata da Bering fa tabula rasa del lavorio ermeneutico sul simbolico che ha provato a rappresentare “il senso” (ahimé) di una pratica adolescenziale e improbabile come quella dell’autofellatio semplicemente con una domanda retorica: “sapete, forse alle persone piacerebbe leccarsi i genitali solo perché è piacevole”. Inoltre Bering si avventura in zone nelle quali i tabù sono ancora più forti: parafilie di diverso tipo, cannibalismo, zoofilia. Non mancano indagini sui danni neurologici alla base di uno stato di eccitazione sessuale permanente – non parliamo di erotomani ma di poveri cristi (affetti dalla sindrome di Kluber-Bucy o da altre lesioni di particolari aree del cervello), che per esempio si masturbano in pubblico.
A prescindere dalle valutazioni che ognuno può dare sulle ipotesi fatte da Bering su argomenti diversi (la faccenda del libero arbitrio, l’attrazione e l’idealizzazione di certe donne infelici per il mondo gay, l’omofobia come desiderio represso, la particolare aggressività femminile che nelle adolescenti si manifesta meno con la violenza fisica che attraverso il pettegolezzo mirante a colpire la reputazione delle rivali e nelle donne in menopausa diminuirebbe: ne siamo sicuri? etc…) resta comunque la brillantezza di un approccio che per quanto materialistico si dichiari fa attenzione alle ottusità del determinismo, flessibile quanto basta a oscillare con giudizio fra biologia e cultura. Lettura utile e sfiziosa.
Michele Lupo
Jesse Bering
Le forme del desiderio
Codice Edizioni
325 pagine, 17 €