Lui ha viaggiato poco, ma voi preparatevi a fare i bagagli. Le Scuderie del Quirinale a Roma dedicano a Hans Memling una spettacolare mostra monografica che chiuderà i battenti il prossimo 18 gennaio: dunque affrettatevi. E mettete in conto che, una volta usciti dal percorso espositivo, con la meraviglia delle opere ancora negli occhi, sentirete il bisogno di colmare gli inevitabili vuoti lasciati dalla mostra proseguendo l’itinerario che vi condurrà – almeno – per mezza Europa, da Torino a Parigi e Danzica, per approdare infine là dove tutto ha avuto inizio: Bruges. Ma andiamo con ordine.
L’usuale percorso su due piani si apre con due piccoli ritratti che già annunciano da una parte l’abilità tecnica di Memling (troppo severamente definitivo da Panofsky “grande maestro minore”), dall’altra uno dei temi a lui più congeniali, quello appunto del ritratto. Ma avvicinatevi e confrontate le due opere, soffermandovi sullo sfondo dopo aver apprezzato i tratti dei volti. Il ritratto femminile rappresenta una rarità nell’opera di Memling e il fondo scuro pare rivelare una committenza fiamminga, mentre il paesaggio alle spalle dell’uomo con moneta che molti studiosi identificano con Bernardo Bembo, ambasciatore veneziano alla corte di Borgogna e padre dell’umanista Pietro, confermerebbero una committenza italiana. La tavola appartenne, tra gli altri, a Dominique Vivant Denon, “creatore” del Louvre di Napoleone. Memling, di origine tedesca (era nato a Seligenstadt) ma divenuto cittadino di Bruges nel 1465, era molto attento ai gusti dei ricchissimi banchieri e commercianti italiani, in primo luogo toscani, che avevano nella città delle Fiandre la principale base dei loro affari.
Più avanti si viene rapiti dal dialogo tra il Compianto sul Cristo morto di Rogier van der Weyden e la Crocefissione di Memling, il cosiddetto Trittico di Jan Crabbe, per poi cadere nella voragine lasciata dal Giudizio Universale. Danzica infatti non ha voluto prestare il celeberrimo trittico, finito in Polonia come bottino di guerra… Non resta che accontentarsi del sostituto multimediale e leggersi le pagine che vi dedica il ricco catalogo edito da Skira. Bastano le righe introduttive della scheda per appassionarsi alla convulsa storia del capolavoro che ne ha davvero viste di tutti i colori, viaggiando tanto quanto l’Agnello Mistico di van Eyck.
Fu commissionato a Memling da Angelo Tani perché adornasse la propria cappella funebre nella Badia fiesolana, ma nel 1473 la nave borgognona che lo aveva a bordo fu sequestrata per ordine di Paul Benecke perché appartenente all’Inghilterra, con cui la Lega Anseatica era allora in guerra. L’opera venne assegnata ai marinai di Danzica che la posero nella cappella di San Giorgio della Basilica di Santa Maria. Nel 1807 le truppe napoleoniche la portarono al Louvre e nel 1815 prese la via di Berlino, per tornare a Danzica l’anno dopo. Durante il secondo conflitto mondiale fu messo al sicuro in Turingia e nel 1945 trasportato a Leningrado, per tornare in Polonia nel 1956. Da allora viene conservato al Muzeum Narodowe di Danzica. In mostra lo “ricorda” il San Michele Arcangelo di un anonimo Maestro Napoletano che cita apertamente quello dipinto da Memling. Nella sala due teche contengono alcuni documenti sui clienti italiani del pittore, come il frammento dell’inventario dei beni di Folco di Pigello Portinari, conservato a Lille. Purtroppo non è esposta alcuna riproduzione del testo, incomprensibile per chi non abbia dimestichezza con la scrittura dell’epoca.
Lasciandosi alle spalle il vuoto del Giudizio Universale, si approda alla sala più bella dell’intero percorso, quella dedicata ai ritratti virili. In totale ne sono esposti otto, sei di Memling e due dell’anonimo identificato con il soprannome di Maestro della Leggenda di Sant’Orsola. I migliori sono quelli esposti sul lato sinistro, dal ritratto di giovane delle Gallerie dell’Accademia di Venezia a quello di Benedetto Portinari, in prestito dagli Uffizi, passando per il ritratto d’uomo dalla Frick Collection di New York e il Ritratto di ignoto in un paesaggio ancora dagli Uffizi. Dall’altro lato della sala al ritratto di Benedetto corrisponde quello di Ludovico, attribuito al Maestro della Leggenda di sant’Orsola, prestato dal Philadelphia Museum of Art.
Il percorso, suddiviso in sette sezioni, regala ancora molte emozioni, anche se la Galleria Sabauda di Torino si è ripresa la Passione che è stata in mostra per qualche settimana. La pala d’altare di grande formato nota con il nome di Trittico Moreel è uno dei capolavori assoluti di Memling. Nel pannello centrale vi sono raffigurati i santi Cristoforo, Mauro ed Egidio, mentre nelle tavole laterali sono rappresentati i committenti insieme ad altri personaggi. Se volete, mettetevi a contare i figli e le figlie della ricchissima famiglia Moreel… Ma il mio consiglio è di dedicarsi alla ricerca e all’apprezzamento dei dettagli più minuti, senza ovviamente perdere di vista l’insieme dell’opera. Nel Trittico della Resurrezione prestato dal Louvre non fatevi sfuggire il volto del soldato raffigurato di spalle, riflesso nell’armatura del compagno. Questa raffinatezza ricorda il riflesso della martire Orsola nello spettacolare reliquiario a lei dedicato, gelosamente (è il caso di dire) custodito all’Ospedale di San Giovanni, o Hans Memlingmuseum, di Bruges.
Le opere esposte al piano superiore raccontano il rinnovamento dell’immagine devozionale, l’affermazione artistica di Memling e lasciano un po’ di posto a rivali e concorrenti, prima di chiudere su Memling in Italia.
Le tre finalità dichiarate della mostra curata da Till-Holger Borchert (esperto di arte fiamminga dei secoli XIV e XV), ovvero far conoscere Memling al pubblico italiano attraverso un’antologia di una cinquantina di opere, raccontare il suo rapporto con i pittori fiamminghi a lui contemporanei e il rapporto con l’Italia e l’arte italiana (l’influenza fu vicendevole!), si possono dire completamente raggiunte. Ma il sospetto è che l’obiettivo vero fosse quello di provocare nei visitatori una Memling-dipendenza, la cui unica cura è la visione diretta delle opere del Maestro. Dunque, preparatevi a partire.
Saul Stucchi
Didascalie:
Hans Memling
Ritratto d’uomo con una moneta romana
(Bernardo Bembo?)
1473-1474 (?)
Olio su tavola, 31 x 23,2 cm
Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten
Hans Memling
Trittico Pagagnotti (1480 circa)
Madonna in trono col Bambino e due angeli (pannello centrale)
Olio su tavola, 57 x 42 cm
Firenze, Galleria degli Uffizi
Hans Memling
Trittico Moreel
I santi Cristoforo, Egidio e Mauro (recto) San Giovanni Battista e San Giorgio (verso). Datato 1484
Olio su tavola, 141 x 174 cm (pannello centrale);141 x 87 cm (pannello sinistro); 141 x 86,8 cm (pannello destro)
Bruges, Stedelijke Musea, Groeningemuseum
MEMLING. RINASCIMENTO FIAMMINGO
a cura di Till-Holger Borchert
Fino al 18 gennaio 2015
Scuderie del Quirinale
Roma
Orari: dalla domenica al giovedì 10.00 – 20.00; venerdì e sabato 10.00 – 22.30
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura
Aperture e chiusure straordinarie del periodo natalizio
Mercoledì 24 dicembre: 10.00 – 15.00
Giovedì 25 dicembre: 16.00 – 20.00
Venerdì 26 dicembre: 10.00 – 22.30
Mercoledì 31 dicembre: 10.00 – 15.00
Giovedì 1 gennaio: 16.00 – 20.00
Martedì 6 gennaio: 10.00 – 20.00
Biglietti: intero 12 €; ridotti 9,50 / 6 €
Informazioni:
www.scuderiequirinale.it