La coda di visitatori non può essere presa a misura della bellezza di una mostra, tuttavia non va mai sottovalutato il successo di pubblico. Ho avuto esperienza diretta della lunga fila che si forma in attesa di entrare a visitare la prima mostra che un museo d’oltralpe dedica a Beato Angelico e i maestri della luce e sono riuscito a evitarla soltanto arrivando al Jacquemart-André di Parigi tra i primi visitatori della mattina di qualche settimana fa. All’interno del museo, però, il numero di persone è cresciuto in fretta, rendendo difficoltosa la vista delle opere da vicino. Ho poi dovuto abbandonare il progetto di fare una seconda visita dopo il pranzo al ristorante interno (ne ho parlato nella rubrica La Bottega delle Muse su Radio Popolare) perché si era creata una lunga fila davanti alla prima sala. Va subito detto però che gli eventuali inconvenienti, dovuti alla conformazione stessa delle sale nate come camere di una dimora signorile e non per ospitare un museo aperto al pubblico, si affrontano a cuor leggero non appena si riesce a posare lo sguardo sulle opere del pittore toscano, arrivate in prestito non soltanto da alcuni musei italiani (primi tra tutti gli Uffizi e San Marco a Firenze), ma anche da altri prestigiose collezioni internazionali, come il Louvre, il Museo di Belle Arti di Nizza e la Strossmayerova Galerija di Zagabria, oltre che da privati.
La prima sala introduce alla pittura religiosa a Firenze nel XV secolo, soffermandosi sul ruolo di Lorenzo Monaco, maestro di Fra Angelico. La città era un centro commerciale particolarmente florido e ospitava congregazioni religiose molto importanti, tra cui spiccavano quelle dei Francescani e dei Domenicani che grande peso ebbero nello sviluppo dell’arte con le loro commissioni. Un altro aspetto da tenere ben presente, e di cui i curatori danno conto, è l’importanza del libro e dell’arte della miniatura: lo stesso Fra Angelico lavorò come decoratore di codici e antifonari. Fu il Vasari il primo a richiamare l’attenzione sul ruolo di Lorenzo e sull’attività di miniaturista di Fra Angelico. Qui il visitatore può ammirare la Vergine col Bambino in trono del maestro con accanto, in dimensioni più raccolte, la Vergine col Bambino e santi dell’allievo, uno dei gioielli della collezione permanente del Jacquemart-André. Ma ad attirare presto l’attenzione saranno le due versioni della Tebaide, dove il deserto è punteggiato di sassolini e la prospettiva è assente, tanto che le figure dei monaci hanno tutte le stesse dimensioni pur trovandosi a distanze molto diverse le une dalle altre.
La seconda sala illustra il rapporto tra l’Angelico e la sua bottega. Qui si può ammirare la Storia di San Giuliano ospedaliere di Masolino e altri capolavori di dimensioni molto compatte in cui spesso sono raffigurate scene di violenza, come decapitazioni, assassini, ferimenti: è tutto un versamento di sangue, a ricordo del martirio dei santi e a edificazione dei devoti (che invece istigassero all’imitazione del crimine?!). È il caso di ricordare quanto ha scritto Roberto Longhi nella sua Breve ma veridica storia della pittura italiana: “Nel Martirio di San Cosma e San Damiano è il senso masaccesco della plasticità, interpretato da un bambino. Oh quelle valli fatte col dorso dell’indice fra i monti di lievito bruno con i castelletti di sale, lassù, senza strada per salirvi! Quei cipressi piantati a mano nel terreno! Quale gentile decapitazione, in sostanza!”. E più avanti, a proposito delle piccole tavole con Scene dalla vita di san Nicola di Bari (in prestito dalla Pinacoteca Vaticana), ha aggiunto: “la tendenza ad ogni cosa si equilibra per un istante in un sogno dorato di artista fanciullo”.
La forza innovatrice della prospettiva è l’argomento della terza sezione, in cui l’opera protagonista è il S. Giorgio e il drago di Paolo Uccello, mentre le sale quarta e quinta si soffermano sull’influenza dell’Angelico sui cosiddetti “Maestri della luce”, suoi collaboratori e successori, tra i quali si segnala soprattutto Zanobi Strozzi. Il percorso espositivo prosegue con due sale che ospitano tavole con la rappresentazione di Cristo e della Vergine, temi particolarmente cari al frate pittore a cui le fonti riconoscono un’appassionata e intensa fede, per poi concludersi con la sezione dedicata ad alcuni suoi capolavori, come il trittico Ascensione, Giudizio Universale e Pentecoste, arrivato a Parigi dalla Galleria Nazionale di Palazzo Corsini di Roma.
Saul Stucchi
BEATO ANGELICO E I MAESTRI DELLA LUCE
Fino al 16 gennaio 2012
Museo Jacquemart-André
158, boulevard Haussmann
Parigi
www.musee-jacquemart-andre.com
Orari: tutti i giorni 10.00-18.00; apertura notturna lunedì e sabato fino alle 21.30
Biglietto: intero 10 €; ridotto 8,5 €
DIDASCALIE:
Beato Angelico (verso 1400-1455)
Scena dalla vita di san Nicola di Bari: la Nascita, la Vocazione e il Dono alle tre fanciulle povere
Verso 1447-49, tempera e oro su tavola, 35 x 61,5 cm
Pinacoteca Vaticana, Roma – Musei Vaticani, Città del Vaticano
© 2011. Photo Scala, Firenze
Beato Angelico
Tebaide
75 x 208 cm Tempera su tavola
Galleria degli Uffizi, Firenze
© 2011. Photo Scala, Firenze – cortesia del Ministero Beni e Att. Culturali
Paolo Uccello (1397-1475)
La principessa e San Giorgio che uccide il drago
Verso 1440, tempera su tavola, 62,6 x 102 cm
Museo Jacquemart-André – Institut de France, Parigi
© Studio Sébert Photographes
Beato Angelico
Trittico del Giudizio Universale, Ascensione e Pentecoste
Verso 1447-1448, tempera su tavola, 73 x 105 cm
Galleria nazionale di Palazzo Corsini, Roma
© 2011. Photo Scala, Firenze