“Una serata particolare, forse la più divertente del Festival”, ha detto lunedì sera nel Cortile del Municipio di Viganò (LC) Luca Radaelli, direttore artistico de “L’ultima luna d’estate”. Era sul palco per presentare i tre trailer che partecipavano a “Luna crescente”, il concorso per le compagnie e attori under 30 giunto quest’anno alla quarta edizione.
Nei mesi scorsi gli organizzatori hanno visionato decine e decine di video di spettacoli per selezionare i tre finalisti in gara. Molto varia la qualità del materiale giunta, a riprova della “biodiversità della cultura italiana”.

Tra gli scopi del Festival c’è quello di dare possibilità ai giovani per poi inserirli – insieme ai “titolari” già affermati – nel programma della manifestazione. È anche però un’occasione per gli organizzatori stessi di vedere la realtà attraverso gli occhi di artisti che si stanno formando. “L’ultima luna d’estate” – ha proseguito Radaelli – è uno spazio proficuo, fertile, capace di dare frutto. Gli spettacoli che hanno vinto “Luna crescente” nelle passate edizioni hanno poi avuto altri riscontri. Il Festival brianzolo, dunque, porta bene.
Il direttore ha poi illustrato il funzionamento della serata. I tre progetti sarebbero stati presentati da un padrino o da una madrina del collettivo e alla fine delle tre recite gli spettatori avrebbero espresso le proprie preferenze inserendo nell’urna un biglietto colorato: bianco, verde o rosso. Senza alcun riferimento politico, ci ha tenuto a spiegare Radaelli. Quelli erano i colori dei bigliettini che avevano in ufficio (da cui, per sbadataggine, pochi giorni fa io mi sono portato a casa un programma con le indicazioni delle sedi SIAE degli spettacoli in calendario…).
L’unica altra volta che mi è capitato di votare a teatro l’ho fatto con un sassolino alle Eumenidi di Eschilo messe in scena da Archivio Zeta al Cimitero Militare Germanico al Passo della Futa…
Spettinati
Il direttore tecnico del Festival, Matteo Binda, ha introdotto Spettinati di e con Federico Cicinelli e Rudy Toffanetti, quest’ultimo sostituito sul palco da Daniele Turconi detto “Toro”.
Sparsi a terra gli oggetti di scena: una bambola gonfiabile (chiamata Priscilla, avremmo scoperto), dinosauri di gomma, un banco di scuola, mentre un televisore mandava spezzoni del cartone animato Dragon Ball.

Spettinati – o almeno “l’assaggio” di 20 minuti che abbiamo visto – mescola ricordi e considerazioni personali sulla vita (“è singolare, ma le cose più brutte della tua vita te le dicono in un corridoio”), sull’amore e sul rapporto con gli altri.
Per la natura del testo mi è sembrato lo spettacolo che tra i tre in gara ha più risentito della formula trailer, risultando il più ostico da seguire durante la rappresentazione.
Suck My Iperuranio
Questa volta madrina è stata la direttrice organizzativa del Festival, Elena Scolari. Ci fosse stato da votare anche sulle presentazioni (l’anteprima di uno spettacolo non è anch’essa spettacolo?), a lei sarebbe andata senza dubbio la palma, tanto precisa, interessante e articolata è stata l’introduzione del trailer di Suck my Iperuranio di e con Giovanni Onorato che, tra le altre cose (ha raccontato Elena), ha studiato danza a Berlino.

Sono seguiti venti minuti di sketch e battute nonsense, di cui molti fulminanti (“un’opera di Giorgio Agamben riletta da Dario Fo, con un’introduzione di Sant’Agostino”), mentre Onorato si muoveva sul palco sul quale c’era soltanto una sedia girevole. Indossava una camicia chiara su un paio di boxer e calze al ginocchio vistosamente bucate. Ma non era l’abbigliamento a far ridere, quanto piuttosto il tono e soprattutto la tempistica delle battute.
Anche in questo caso ci sono di mezzo problemi di cuore. Il personaggio interpretato da Onorato riflette che il contemporaneo ammazza con le opzioni che mette a disposizione. Ricordo di aver letto, anni fa, l’intervista a una donna che si era convertita a una religione – che io non menzionerò per evitare inutili speculazioni – per sfuggire al senso di oppressione e disorientamento che provava davanti al reparto degli yogurt: tra tante decine di opzioni, quali scegliere? Avere una guida che ti dica quel che devi e non devi fare indubbiamente semplifica la vita. Secondo me l’ammazza anche, ma non è questa la sede per approfondire il tema.
Do però ragione al suo personaggio quando dice: “Confusione e disperazione” è il nome di un partito che voterei.
Il Maestro e Margherita
Giusi Vassena, vicepresidente di Teatro Invito, ha presentato Il Maestro e Margherita di Cromo Collettivo, da Poggio Mirteto (Rieti). Loro ci tengono a sottolineare che sono, appunto, un collettivo e che come gruppo lavorano alla drammaturgia. La scenografia non c’è, ha spiegato Giusi. Tutto è affidato a narrazione e recitazione, con la presentazione di punti di vista diversi, uno interno e uno esterno.

Questo era senza dubbio il più classico dei tre spettacoli in gara. Ma non è stata soltanto la mia predilezione per il classico a spingermi a infilare il biglietto rosso nell’urna. Ha contato, naturalmente, la passione per uno dei capolavori assoluti della letteratura novecentesca (letto e riletto e visto a teatro in varie versioni). Ma ancora di più il talento dei due attori, in particolare Nicola D’Emidio che interpretava tutte le parti maschili: da Woland al Maestro, passando per Fagotto e i due intellettuali moscoviti della scena iniziale.
Davvero diabolico, tutto smorfie, mossette e sguardi spiritati, D’Emidio. Chiara Sarcona era invece Margherita e l’infermiera del manicomio. Anche lei abbastanza indemoniata.
Alla fine noi spettatori abbiamo ha votato e Radaelli ha comunicato il verdetto. Il pubblico ha dato la preferenza a Suck my Iperuranio di Giovanni Onorato. L’anno prossimo potremo vedere l’intero spettacolo durante l’edizione 2023 de L’ultima luna d’estate.
Quella di quest’anno – la numero venticinque – proseguirà fino a domenica 4 settembre.
Saul Stucchi
Foto di Maurizio Anderlini
Ultima luna d’estate
XXV edizione
Dal 26 agosto al 4 settembre 2022
Informazioni e programma