Ci vorrebbe un bel dibattito al termine della rappresentazione di “Brevi interviste con uomini schifosi”, lo spettacolo che l’argentino Daniel Veronese ha tratto (e dirige) dall’omonima raccolta di racconti di David Foster Wallace, in scena al Triennale Milano Teatro dal 22 al 24 febbraio per la quinta edizione del festival FOG Triennale Milano Performing Arts.
E in effetti è quello che accadrà stasera, quando i due attori sul palcoscenico, gli ottimi Lino Musella e Paolo Mazzarelli, dialogheranno con la giornalista e critica teatrale Sara Chiappori. Ma in realtà quello a cui penso è piuttosto un dibattito tra gli spettatori, dentro e fuori il teatro. Lo spettacolo, infatti, offre molti spunti di riflessione sul comportamento umano, declinato in due versioni – maschile e femminile – che spesso sembrano inconciliabili.

Pur non facendo altro che parlare, i due personaggi – di volta in volta Musella e Mazzarelli, con gli stessi abiti, si scambiano il ruolo di Lui e di Lei – non riescono a comunicare. Eppure. Eppure quella che sembra essere una costante da che mondo è mondo (e infatti a un certo punto si parlerà di uomini e donne primitivi che allo spettatore parranno nostri contemporanei, anzi: siamo noi), appunto l’incomunicabilità tra uomo e donna, deve in qualche modo e forse solo per miracolo lasciare il posto a un effettivo scambio di opinioni, informazioni e sentimenti. Altrimenti saremmo scomparsi come specie migliaia di anni fa. Pur non essendo fatti gli uni per le altre, continuiamo a frequentarci. Con risultati a volte drammatici, altre tragici, spesso comici.
Gli otto capitoli che Veronese ha trascelto dalla raccolta di Wallace inscenano la dinamica, direi quasi la grammatica, del litigio di coppia. Il silenzio dell’uno viene riempito dalle parole dell’altro personaggio. Al linguaggio parlato si unisce e intreccia quello del corpo. La gestualità dei due attori è curata nelle singole mosse. Ogni movimento di mani, piedi, spalle e testa è come una battuta. Interviene anzi a confermare e corroborare, o invece a sminuire se non a smentire, quanto viene pronunciato. Sublime è la prova di Musella “senza un braccio”.
Se Lui è in piedi, Lei è seduta. Quando sono entrambi seduti, l’attore che interpreta Lei si sistema sulla punta della sedia, mentre Lui occupa tutto lo spazio a sua disposizione. I piedi di Lui hanno la pianta appoggiata a terra, quelli di Lei stanno sulle punte. Confesso che ho osservato in me stesso un cambio di posizione sulla poltrona durante il capitolo più teso, quello sulla violenza. Mi sono accorto di non riuscire a mantenere la posizione rilassata che avevo il minuto prima. La stessa cosa avviene sul palcoscenico. Ogni dialogo è un gioco, un rituale, un round di incontro di pugilato, con il suono del campanello sul tavolo a fare da gong.

Per capire che il pubblico abbia apprezzato lo spettacolo non ho dovuto attendere i calorosissimi applausi alla fine della recita. Diversi cambi di “intervista”, infatti, sono stati salutati da battimani.
Inutile dire che all’uomo spetta la parte del “cattivo” e i ruoli più “loquaci” (perdonatemi se chioso con “stranamente”…). È imbarazzante sentire snocciolare tutto il campionario di luoghi comuni che i maschi mettono sul tavolo durante le loro (le nostre) conversazioni.
Le otto “interviste” sembrano lezioni dal manuale del paraculismo maschile. Quando spieghiamo le cose alle donne, quando ricorriamo alla violenza psicologica, quando alludiamo e quando facciamo battute da trivio (spassosissimo il dialogo – in realtà quasi un monologo di Mazzarelli – sugli uomini che s’impegnano a procurare il piacere alle donne. Sarà vero che “tutti fanno le tacche”?). Del resto ha ragione un Lui: “la dinamica psicologica della gente è affascinante”.
Si ride tantissimo, ma anche ci si ammutolisce e ci si vede riflessi nello specchio che è il palcoscenico. Beh, speriamo di essere un po’ migliori di così, noi maschi.
Percorrendo la stradina che rasenta il Parco Sempione per raggiungere la stazione di Cadorna provavo disagio a immaginare come debba sentirsi una donna quando cammina da sola di notte. Ma proprio sul piazzale c’era una ragazza che sbraitava infuriata, mescolando al natio arabo nostranissimi “vaffa”. Come a ricordarmi che la realtà – per fortuna – è sempre più complessa di come la immaginiamo, che siamo uomini o donne.
Saul Stucchi
Foto di Marco Ghidelli
Brevi interviste con uomini schifosi
di David Foster Wallacetraduzione: Aldo Miguel Grompone e Gaia Silvestrini
regia e drammaturgia: Daniel Veronese
con Lino Musella e Paolo Mazzarelli
disegno luci: Marciano Rizzo
direzione tecnica: Marciano Rizzo e Gianluca Tomasella
fonica, video: Marcello Abucci
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Triennale TeatroViale Alemagna 6, Milano
Quando
Dal 22 al 24 febbraio 2022Orari e prezzi
Orari: 19.30Durata: 80 minuti senza intervallo
Biglietti: intero 22 €; ridotti 16/11 €