Esce oggi, venerdì 22 maggio 2020, l’album d’esordio del pianista e compositore siciliano Vincenzo Parisi, classe 1984 e una laurea in Economia per Arte, Cultura e Comunicazione conseguita all’Università Bocconi di Milano.

Si intitola “Zolfo”, è prodotto da Piano B Agency e distribuito da Pirames International. Contiene otto tracce che sono tutte un programma, a cominciare dal titolo. Li riporto qui sotto perché, forse, incuriosiranno i lettori almeno quanto hanno incuriosito chi scrive queste righe che non hanno altra ambizione se non quella di essere una presentazione. Non mi costa ammettere che la totale incompetenza in campo musicale m’impedisce di scriverne una recensione come l’album meriterebbe.
Per quel che vale, dunque, aggiungo che “Zolfo” mi è piaciuto molto e mi sento di consigliarlo, sollecitando magari altri lettori più competenti di me a condividere le loro considerazioni.
- Il Cristo Nero
- Furnarisca
- Canti del mare
- Ninna nanna
- Mi votu e mi rivotu
- Muqarnas
- Kyrie ekekraxa
- Surfarara
Per queste otto composizioni per pianoforte solo, tutte inedite, il musicista ha tratto ispirazione dagli antichi canti popolari siciliani. Ed essendo l’Isola da sempre un crogiolo di popoli e culture, Parisi ha potuto (e saputo) pescare in una ricchissima biblioteca di suoni.
“Zolfo” è un concept album, ovvero un disco pensato e strutturato come discorso coerente, pur nella varietà dei toni, degli accenti e delle sfumature. Ma è anche un intenso viaggio che coinvolge l’ascoltatore. Viaggio nella storia e nella geografia: da Caltanissetta, dove il Cristo Nero è portato in processione la sera del Venerdì Santo, a Piana degli Albanesi, passando per Trapani e Barrafranca (Enna).

“Zolfo” esce oggi, dicevamo, ma è stato eseguito e registrato dal vivo in una piazza del quartiere Ballarò di Palermo nell’ottobre del 2018 in occasione della manifestazione musicale “Piano City Palermo”. Nella prima traccia si ode un motore in forte accelerazione e poi ci sono gli applausi del pubblico…
A questo proposito spiega lo stesso Parisi: «volevo che la musica si contaminasse con i rumori della città: il suono “sporco” di un live, infatti, è molto coerente con l’immagine della Sicilia che voglio comunicare: non quella edulcorata di un’isola solare e florida, bensì quella di una terra reale e aspra, con le sue criticità, ma non per questo meno intrigante».
Mentre lo ascoltavo le prime volte mi riecheggiavano nella mente alcune pagine di “Ore di Spagna” di Leonardo Sciascia, illustrato dalle fotografie di Ferdinando Scianna, letto in questa quarantena che si allunga nell’allargarsi della sua trama (che intanto va sfilacciandosi…).
Quelle pagine in cui lo scrittore rievoca le sue impressioni di ragazzo – aveva allora sedici anni – accorso alla stazione di Racalmuto per vedere il Duce. Impressioni contrastanti: “di entusiasmo per Mussolini; di pena, di commiserazione, per gli zolfatari che vestiti di pesanti abiti scuri se ne stavano aggrumati sotto il sole, vocianti e sudati, levando alto come un trofeo il grande cristallo di zolfo che avevano portato in dono a Mussolini”.
E “Zolfo” è la voce che chiude l’“Alfabeto pirandelliano” di Sciascia, di cui voglio citare le ultime righe: “Senza l’avventura della zolfara non ci sarebbe stata l’avventura dello scrivere, del raccontare: per Pirandello, Alessio Di Giovanni, Rosso di San Secondo, Nino Savarese, Francesco Lanza. E per noi”.
Zolfo e sofferenza, zolfo e scrittura. Zolfo e musica dalla profondità della terra. Ogni ascoltatore mescolerà la propria sensibilità a quella del compositore siciliano, moltiplicando gli echi musicali e culturali, dai canti bizantini a Rosa Balistreri.
Anche scrivendo questa modesta presentazione ascoltavo “Zolfo” di Vincenzo Parisi. Poi mi sono fermato e ho lasciato parlare la musica.
Saul Stucchi
Copertina dell’album: foto di Zri Mario Conti, design & art work di Ludovica Leonardi
La foto di Vincenzo Parisi è di Manuel Coen
- Vincenzo Parisi
ZOLFO
Prodotto da Piano B Agency
Distribuito da Pirames International
Durata 33’55”