Per una volta consentitemi di prenderla un po’ alla larga. Settimane fa, assistendo a una versione molto particolare del “Macbeth Banquet” di Luca Radaelli mi è venuta in mente una considerazione: il teatro deve essere nato attorno a un fuoco. L’attore e regista raccontava (interpretava) la vicenda di Macbeth mentre cucinava, ma in questa occasione tutti noi spettatori eravamo alla tavola di un vero ristorante (quello di Palazzo Archinti a Mezzago) e non seduti sulle poltroncine di un teatro.
Lo stretto legame tra teatro e focolare mi si è ripresentato alla mente lo scorso dicembre, mentre assistevo allo spettacolo “Terra di Rosa”. Anche in questa occasione non ero in un teatro: ero seduto sul divano di una casa privata, in Brianza. Lo dico di passaggio: che si faccia tanto (bel) teatro fuori dalle sale canoniche è, mi pare, un segno della crisi e insieme della vitalità del teatro stesso…
Terra di Rosa
Mesi prima avevo letto sul quotidiano spagnolo El País di un’attrice che nel suo appartamento madrileno tiene periodicamente uno spettacolo sulla vita di Anna Magnani: lei si chiama Arantxa de Juan, lo spettacolo “Magnani aperta”. Non sono riuscito a vederlo nelle mie ultime toccate e fughe nella capitale iberica, ma avevo vicino a casa qualcosa di molto simile senza neppure saperlo. Finché non ho visto una locandina dal fruttivendolo! Così ho conosciuto DelleAli Teatro e mi sono ritrovato nell’appartamento di una signora di Ornago ad ascoltare le vicende di Rosa Balistreri rievocate da Tiziana Francesca Vaccaro (che è anche autrice del testo de “Terra di Rosa”).
Quella terra era fisicamente presente, ammonticchiata sul pavimento della cucina, il cui spazio costituiva quella sera il palcoscenico dello spettacolo. Mi sembrava di sentire i brividi di mia moglie, seduta accanto a me, nel vedere tutta quella terra…per terra! Ma la sua mania per la pulizia ha lasciato presto il posto al coinvolgimento e poi all’emozione, fino a sciogliersi nel pianto.
Impossibile, del resto, trattenersi, tanti sono stati i soprusi e le angherie sopportati da Rosa e tali la bravura e la sensibilità della Vaccaro nel rievocarli davanti a noi spettatori. Dalla Brianza siamo volati indietro nel tempo e lontani nello spazio, fino alla Sicilia in cui Rosa “nica nica” (piccola piccola) giocava con i vermi e imparava sulla sua pelle che “la libertà è un osso spolpato”. Ma la fame e le violenze non l’hanno piegata: a salvarla è stato il canto.
Etty – Con le parole che danzano nel cuore
Vicenda umana diversa dalla sua è stata quella di Etty Hillesum, scrittrice olandese morta nel campo di sterminio di Auschwitz. Eppure la sua storia ha qualcosa in comune con quella di Rosa Balistreri: la volontà di non arrendersi alla violenza, di non ripagare il male con il male, di non tacere, di sopravvivere – per quanto possibile – in un mondo di soprusi.
A leggere brani dai suoi diari e dalle lettere Francesca Caratozzolo, autrice dello spettacolo (mai come in questi casi la parola “spettacolo” suona insieme riduttiva e inadatta) “Etty – Con le parole che danzano nel cuore”. L’ho visto qualche sera fa in una (bella) casa di Agrate Brianza grazie alla collaborazione tra delleAli Teatro e “Artisti per casa”. Anche questa volta ho avuto la fortuna di trovare posto sul divano. E anche questa volta mia moglie si è commossa fino alle lacrime.
Tante fiammelle danzavano davanti a Francesca, come a tener vive le parole di Etty scritte nei bigliettini lasciati sotto ciascuna di esse. Quello su cui mi sono soffermato alla fine diceva:
Quante volte ho pregato, neppure un anno fa: Signore, ti prego, rendimi un po’ più semplice. E se quest’anno mi ha portato qualcosa, è stata proprio questa maggiore semplicità interiore. E credo che in futuro riuscirò anche a esprimere le cose difficili di questa vita con parole molto semplici. In futuro.
Non so se Etty sia riuscita a esprimere le cose difficili con parole semplici. Per quanto ci si sforzi, il male sfugge ai nostri tentativi di ingabbiarlo in definizioni e spiegazioni, così come sfugge l’idiozia di chi, nel Giorno della Memoria, se ne esce con espressioni astiose di fastidio e disprezzo.
Scalda il cuore, però, constatare che c’è ancora qualcuno che va in cerca del bello, che apre la sua casa a iniziative come queste, che ha il piacere di condividere la cultura fuori dai suoi “templi” (spesso vuoti). Per ricordare, pensare, gioire e sentire. Naturalmente godendosi un bell’aperitivo!
Saul Stucchi
TERRA DI ROSA
- di e con Tiziana Francesca Vaccaro
- aiuto regia Giovanni Tuzza
- musiche Andrea Balsamo
ETTY – Con le parole che danzano nel cuore
- di e con Francesca Caratozzolo
- Estratti dai diari e dalle lettere di Etty Hillesum
Informazioni:
Teatro Delle Ali
Artisti per casa